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Vaccino Hpv: le risposte ai dubbi più comuni

Da 10 anni combatte il virus a trasmissione sessuale più diffuso. Eppure la confusione, complici le fake news, rimane alta. Ecco verità e false credenze

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Il vaccino anti Hpv è uno strumento prezioso, perché in grado di prevenire un’infezione virale, quella da Papillomavirus umano, responsabile del tumore del collo dell’utero.

L’Hpv o Papillomavirus umano si trasmette per via sessuale ed è responsabile di un’infezione che la maggior parte delle persone prende almeno una volta nella vita.

Esistono cure solo per le lesioni che eventualmente ne derivano. I ceppi o genotipi di Hpv sono oltre 100: la maggior parte determina un’infezione asintomatica che scompare da sola in 1-2 anni. Alcuni ceppi (come il 6 e l’11), causano condilomi genitali, escrescenze simili a verruche che possono essere curate.

Altri determinano modificazioni cellulari a livello genitale (in particolare al collo dell’utero). Tra questi ve ne sono 14 (sono i numeri 16,18,31,33,35,39,45,51,52,56,58,59,66,68) ad alto rischio: le alterazioni cellulari da essi scatenate possono evolvere prima in lesioni precancerose e, nell’arco di diversi anni, se non curate, in un tumore.

Eppure le vaccinazioni, raccomandate ma non obbligatorie, sono in calo: la copertura nel 2017 è risultata del 64,3% dopo la prima dose, del 49,9% dopo la seconda (contro rispettivamente il 65% e il 53,1% del 2016). «A incidere più fattori: poca percezione del rischio connesso all’infezione, la relativa novità di questo vaccino (disponibile da una decina di anni) e soprattutto le fake news, che ne mettono in dubbio efficacia e sicurezza», spiega il professor Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità.


Con il suo aiuto e quello del dottor Francesco Raspagliesi, direttore del centro Hpv dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, chiariamo i principali dubbi sul vaccino.


Non protegge contro tutti i ceppi virali

Vero I tre vaccini esistenti per l’Hpv sono diretti contro 9 ceppi: il bivalente protegge dal ceppo 16 e dal 18, il quadrivalente anche dal 6 e dall’11, cui si aggiungono, nel 9-valente, il 31, 33, 45, 52, 58. «Si tratta, però, di quelli più ad alto rischio: se escludiamo il 6 e l’11, gli altri sette sono causa, da soli, di circa il 90% dei tumori ano-genitali correlati all’Hpv e di circa l’80% delle lesioni precancerose», dice Raspagliesi. «Hanno un’efficacia protettiva vicina al 100% contro i ceppi cui sono diretti, e forniscono parziale protezione verso altri ceppi di Hpv affini a quelli presenti».


Non serve se si fa il pap test e/o l’Hpv test

Falso Con i programmi di screening periodici si è ridotta molto la mortalità per il tumore del collo dell’utero, grazie alla diagnosi precoce e al trattamento delle lesioni precancerose. «Il vaccino, però, garantisce una prevenzione primaria, risparmiando alla donna anche gli interventi sulle lesioni precancerose e sui condilomi», sottolinea Rezza. Protegge poi anche da altre forme di tumore che, pur meno frequenti, non possono avvalersi dei test di screening, cioè quelle a carico della vulva, della vagina, dell’ano e dell’orofaringe.


È raccomandato anche ai maschi

Vero Dal 2017 la vaccinazione è gratuita (in certe Regioni) e raccomandata anche ai ragazzi di 11 anni compiuti. «Da una parte li protegge dalle conseguenze di una possibile infezione e relative complicazioni, cioè il tumore del pene, dell’ano e dell’orofaringe, anche se meno frequenti di quelle femminili. Dall’altra consente di ridurre la circolazione del virus: molti uomini sono portatori dell’Hpv, pur non manifestando l’infezione, e lo trasmettono alle partner», spiega il dottor Raspagliesi.


Dopo i 12 anni non si può fare e non serve

Falso Il vaccino è offerto attivamente (cioè su chiamata) e gratuitamente nel corso del dodicesimo anno di vita perché questa età, che generalmente precede i primi rapporti sessuali, è quella in cui la sua efficacia è massima, proprio perché si rivolge a chi non ha ancora avuto l’infezione. «Dopo, e in generale se si hanno già avuto rapporti, il vaccino ha una minore efficacia, perché è più alta la possibilità di aver già “incontrato” un ceppo del virus, ma non è inutile, perché proteggerà comunque dagli altri ceppi», spiega Raspagliesi. «Il vaccino resta quindi consigliato nelle donne fino a 45 anni e negli uomini fino a 21 (se etero) o 26 anni (se omosessuali)». Al di fuori della chiamata attiva, però, va richiesto ai Centri vaccinali o in farmacia (su prescrizione medica) ed è generalmente a pagamento (meglio verificare con la Asl, perché in alcune Regioni esiste una vaccinazione di recupero gratuita fino a 25 anni).


Non va fatto il richiamo

Vero «In base ai dati disponibili, la copertura offerta dai vaccini dura oltre 9-10 anni, ma potrebbe essere anche più lunga. Per questo, per ora, non sono previste dosi di richiamo», conferma Rezza. La vaccinazione prevede 2 dosi intramuscolari a distanza di almeno 6 mesi (massimo 13) l’una dall’altra, che diventano 3 dopo i 14 anni.


Si usa da troppo poco tempo per sapere se è davvero sicuro ed efficace

Falso «I vaccini contro l’Hpv sono in uso ormai da più di 10 anni: autorizzati in oltre 100 Paesi, ne sono state somministrate più di 250 milioni di dosi. Altissimi numeri che rafforzano le valutazioni positive, sia in termini di sicurezza sia di efficacia», dice Rezza. Ne sono una riprova anche i dati che arrivano dall’Australia, tra i primi Paesi ad adottare la vaccinazione.


Non si può fare in certi casi

Vero Per precauzione, il vaccino non viene fatto in gravidanza. È controindicato in caso di allergia a uno dei componenti e va rimandato se c’è febbre alta o si segue una terapia cortisonica. Serve poi attenzione in chi ha problemi di coagulazione, perché l’iniezione può provocare sanguinamento locale.


Può scatenare malattie o sindromi

Falso Hanno suscitato clamore le segnalazioni in ragazze vaccinate, di particolari reazioni avverse, come la sindrome dolorosa regionale complessa (o Crps, una forma di dolore cronico) e la sindrome da tachicardia posturale ortostatica (o Pots, caratterizzata da vertigini, nausea, tremori, palpitazioni). «Si tratta di eventi osservati raramente dopo la vaccinazione e che non sono risultati correlati», assicura Rezza. «Gli effetti collaterali legati al vaccino più comuni sono indurimento, rossore e gonfiore nel punto di iniezione, febbre, cefalea e dolore muscolari passeggeri».


Facendo il vaccino prendo il virus

Falso I vaccini contro l’Hpv contengono solo l’involucro del virus privo del Dna virale. Esso stimola la risposta del nostro sistema immunitario, ma impedisce al virus di replicarsi e di causare l’infezione. Di conseguenza è impossibile averla e trasmetterla ad altri.


Favorisce sesso precoce e non protetto

Falso Molte mamme temono ripercussioni sulla vita sessuale dei figli date da una “falsa sicurezza” indotta dalla vaccinazione. Già una ricerca americana di alcuni anni fa pubblicata sulla rivista scientifica Pediatrics sfatava questo rischio rilevando come non ci fosse differenza sostanziale nel numero di malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze indesiderate tra vaccinate e non. «La vaccinazione può essere invece l’occasione per una corretta educazione sessuale: ragazzi e ragazze devono essere informati e sapere che il vaccino non protegge da altre malattie trasmissibili sessualmente per cui la protezione, soprattutto nei rapporti occasionali, resta fondamentale», consiglia Raspagliesi. La vaccinazione non rappresenta, inoltre, un contraccettivo ma anzi è un fattore protettivo della fertilità (l’infezione da Hpv può interferire sulle capacità riproduttive).


Le donne vaccinate devono continuare a sottoporsi agli screening periodici

Vero «Poiché esistono comunque altri ceppi di Hpv dai quali la vaccinazione non protegge, resta fondamentale seguire il programma di screening», spiega Raspagliesi. «Si sta però valutando, nelle donne vaccinate, di modificare i protocolli dilazionando i controlli», aggiunge Rezza. Attualmente per tutte, vaccinate e non, è previsto un pap-test ogni 3 anni, tra i 25 e i 64 anni. Entro il 2020, in tutta Italia e per tutte le donne dopo i 30 anni, il pap-test sarà sostituito dal test Hpv (simile, ma che ricerca specificatamente i virus a rischio tumorale), da fare ogni 5 anni, come già avviene in Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria e Basilicata.


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Articolo pubblicato sul n. 46 di Starbene in edicola dal 30 ottobre 2018



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