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Orticaria e prurito: qual è la terapia giusta

Contro i pomfi e il prurito cronico oggi si può contare su un nuovo medicinale biologico. Molto costoso, è risevato dal Sistema sanitario ai casi più seri

Foto: iStock



Lunghe giornate in spiaggia tra bagni di sole e in mare: il rischio è quello di sviluppare un’orticaria, che d’estate viene favorita da fattori come caldo, sudore e acqua salata.

Cinque milioni di italiani hanno sofferto di questo fastidioso prurito almeno una volta nella vita, ma per 600 mila il problema è diventato cronico e nella metà dei casi non risponde agli antistaminici, la terapia di prima linea.

Ma la novità è che oggi si sono aperte nuove possibilità di cura per le forme più serie e “tenaci”. È quanto è emerso nel corso dell’ultimo congresso nazionale della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), che ha fatto il punto su una malattia molto comune e troppo spesso sottovalutata.

«L’orticaria è caratterizzata dalla comparsa di pomfi sulla pelle, ovvero rilievi arrossati che provocano prurito intenso e scompaiono spontaneamente entro 24 ore», descrive il professor Mario Di Gioacchino, specialista in allergologia e immunologia clinica, presidente Siaaic. «In alcuni soggetti, però, il problema può persistere per oltre sei settimane, talvolta addirittura per anni, alternando periodi di remissione ad altri di riacutizzazione, sempre in maniera improvvisa e imprevedibile. Di solito non si tratta di un disturbo pericoloso, eccetto nel caso in cui coinvolga le mucose e faccia gonfiare in modo anomalo le prime vie respiratorie, determinando possibili crisi di soffocamento. Ma si tratta di un evento raro».


Un disturbo imbarazzante
In tutti gli altri casi, comunque, l’orticaria cronica rende la vita impossibile, perché le ricadute della malattia incidono su rendimento scolastico e lavorativo, relazioni sociali, benessere psicologico. «Il prurito interferisce con il sonno, crea imbarazzo nei luoghi pubblici e ha ripercussioni su tutte le attività quotidiane.

Tra l’altro, si manifesta soprattutto nelle donne, con un’incidenza maggiore fra i 20 e i 40 anni, ovvero nel pieno della vita sociale, affettiva e professionale», riferisce Di Gioacchino. «Senza contare il fatto che la diagnosi è spesso tardiva: i pazienti si sottopongono a numerosi consulti prima di incontrare un dermatologo o allergologo esperto in questa patologia, per cui si determina un continuo stato di ansia e frustrazione». Eppure, agli occhi di un medico esperto, la diagnosi non è complicata: oltre all’anamnesi (la raccolta delle informazioni su frequenza degli episodi, durata dei pomfi, sintomatologia), si sfrutta un esame obiettivo, con cui lo specialista osserva l’estensione, il tipo e la posizione di eventuali pomfi.


Tante le cause
Mentre le forme acute sono spesso provocate da una reazione allergica, per esempio a un alimento, al veleno degli insetti o ai farmaci, in quella cronica non è sempre possibile determinare il fattore scatenante, per cui si parla di orticaria idiopatica (termine usato per definire una patologia dalle cause sconosciute). Spesso entrano in gioco stimoli meccanici e fisici, per esempio sbalzi di temperatura, vibrazioni, pressione, luce solare, forti emozioni o stress, ma nella maggior parte dei casi l’origine è autoimmune: nel sangue dei pazienti sono presenti particolari anticorpi in grado di provocare nelle cellule cutanee (in particolare nei mastociti) la liberazione di istamina, il mediatore chimico coinvolto nella comparsa del prurito. «Non a caso, l’orticaria cronica si associa spesso ad altre malattie autoimmuni, come tiroidite e artropatie», dice l’esperto.


Le terapie di nuova generazione
Purtroppo, molti pazienti (circa la metà) non rispondono agli antistaminici: sono quindi costretti ad aumentare i dosaggi e poi a passare al cortisone, talvolta da assumere in modo cronico, facendo i conti con numerosi effetti collaterali, da un aumento del rischio di osteoporosi ad un maggiore pericolo di diabete e ipertensione.

Ai circa 5-10 mila malati che non riescono comunque a risolvere i sintomi, è riservato un farmaco biologico, l’omalizumab, che va somministrato sottocute una volta al mese e agisce rapidamente, senza particolari effetti collaterali. «Quelli biologici sono farmaci intelligenti, programmati per riconoscere una specifica struttura: in questo caso, l’omalizumab va a bloccare gli anticorpi IgE che in qualche modo sollecitano il rilascio di istamina, fermandone l’azione», dice Di Gioacchino. «Il Sistema sanitario rimborsa il trattamento per un massimo di 11 mesi. Se non è sufficiente occorre acquistare di tasca propria il farmaco, a un costo di circa 500 € al mese».


La prevenzione in estate

Nella stagione calda, i soggetti predisposti a sviluppare orticaria devono mantenere la pelle idratata, fare docce fresche con acqua dolce subito dopo i bagni in mare, ripararsi con cappelli e magliette quando il sole è particolarmente intenso e prestare attenzione alla dieta, seguendo un’alimentazione a basso contenuto di additivi (coloranti o conservanti) e priva di alimenti ad alto contenuto di istamina o che ne provocano la liberazione (formaggi stagionati e fermentati, albume d’uovo, cacao e cioccolato, pesce fresco e conservato, crostacei e frutti di mare).


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Articolo pubblicato sul n. 35 di Starbene in edicola dal 13 agosto 2019


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