Ormoni: pro e contro

In Italia le donne sono sempre più diffidenti verso le combinazioni ormonali. Scopri il parere degli esperti su queste terapie



Si affidano agli ormoni sempre meno donne. Nel nostro Paese l’uso della pillola anticoncezionale non supera il 16% mentre la Tos, terapia ormonale sostitutiva, seduce soltanto l’8% delle italiane. Sono gli ultimi dati forniti dalla Sim (Società italiana menopausa) e dalla Sic (Società Italiana della contraccezione), che registrano una sempre maggiore diffidenza delle donne italiane verso le combinazioni ormonali.

Si teme che facciano ingrassare, aumentino cellulite e ritenzione idrica, riducano il desiderio e, a lungo termine, favoriscano malattie gravi. Il fronte delle indecise riguarda soprattutto le donne in menopausa: da una parte vorrebbero prolungare, con la Tos, il soffio di giovinezza regalato dagli ormoni, dall’altra non vogliono correre un maggior rischio di tumori e incidenti cardiovascolari.

Come regolarsi, allora? Con l’aiuto di sei esperti, abbiamo analizzato il rapporto rischi-benefici di queste terapie.


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QUANDO LA “TOS” PUÒ ESSERE UTILE

Premesso che la menopausa non è una malattia ma un fisiologico passaggio legato all’età, la domanda-chiave è: chi deve assumere la Tos? «Chi ha dei sintomi così significativi da intaccare la propria qualità di vita, nelle relazioni sociali, nei rapporti sessuali e nella vita professionale», risponde il dottor Antonio Canino, ginecologo all’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, autore del libro Menopausa: vivere bene il cambiamento (Ed. Giunti 12 €).

«Circa il 20% delle donne manifesta la “menopausa dolce”, senza particolari disturbi. Il restante 80% accusa sintomi quali vampate di calore, sudorazioni notturne, ansia, depressione (con crisi di pianto immotivate), sbalzi d’umore e irritabilità, insonnia, mancanza di energie, difficoltà di memoria e di concentrazione, atrofia vulvovaginale, caduta del desiderio e, nei soggetti predisposti, palpitazioni notturne.

Nel 50% dei casi questo insieme di sintomi è lieve, transitorio e sopportabile. Ma nel restante 30% risulta così pesante da penalizzare la vita quotidiana. C’è, per esempio, chi non dorme bene perché tutte le notti si sveglia in un bagno di sudore ed è costretta a cambiare lenzuola e pigiama tre volte. Il giorno dopo accuserà sonnolenza, stanchezza e da lì a scivolare nella depressione il passo è breve».

In questi casi, la Tos rappresenta la terapia d’elezione per ridurre o eliminare i piccoli-grandi problemi dovuti al drastico calo degli ormonali. Il sonno e l’umore migliorano (la parola estrogeni ha la stessa radice di “estroversa”), le vampate spariscono e si hanno riflessi positivi anche sul desiderio sessuale, la lubrificazione vaginale e la capacità di raggiungere l’orgasmo.

Senza contare i vantaggi a lungo termine, come la prevenzione dell’osteoporosi e delle fratture del femore (lo spauracchio della terza età) poiché gli ormoni hanno un’azione antiage non soltanto sulla pelle e i capelli ma anche sulle ossa che, mantenendo una maggiore densità, risultano meno fragili e vulnerabili.

IN MOLTI CASI VA EVITATA

«Oggi sono disponibili formulazioni in gel, cerotto, ovuli vaginali e compresse», spiega il dottor Canino. «La via di somministrazione preferita, in genere, è quella orale, e di solito viene prescritta la terapia combinata, cioè con estrogeni e progestinici ben bilanciati tra loro.

La terapia a base di soli estrogeni è consigliata solo alle donne a cui è stato asportato l’utero (isterectomia) perché aumenta il rischio di contrarre il cancro all’endometrio ». Controindicazioni assolute alla Tos? La predisposizione familiare o, peggio, genetica al carcinoma mammario.

Entrambe le formule, inoltre, sono controindicate in caso di fibromi o polipi endometriali, a chi soffre di endometriosi e a chi manifesta all’ecografia un ispessimento dell’endometrio non ancora indagato.

«Le donne con questi problemi vivono la menopausa come un evento positivo, perché sia l’endometriosi sia le altre patologie ormono-dipendenti vanno incontro a una naturale regressione. Lo stesso utero si riduce di volume, e sarebbe assurdo “risvegliare” le affezioni divenute finalmente silenti con una nuova stimolazione ormonale», puntualizza Canino. 

Infine la Tos è sconsigliata a chi ha una forte predisposizione familiare ad eventi trombotici, a chi è obesa o gravemente ipertesa e a chi eccede nel consumo di sigarette. Tutti fattori di rischio cardiovascolare che l’assunzione di ormoni moltiplicherebbe, specie se le cose si sommano

I DATI PIÙ AGGIORNATI SUL RISCHIO-TUMORI

Il più grande dubbio delle donne in menopausa, indecise sul da farsi, riguarda la possibilità che la Tos spiani la strada ai tumori. «Si tratta di un tema delicato, oggetto di numerosi studi prospettici e osservazionali», premette la dottoressa Patrizia Vici, oncologa presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma.

«Quello più attendibile, al quale oggi si fa riferimento, si chiama Whi (Women’s Health Iniziative), è iniziato nel 1998, con il primo report nel 2002, ed è in costante aggiornamento. Si basa sull’analisi statistica della comparsa di eventi avversi (tumori ma anche incidenti cardiovascolari e fratture) in 27.347 donne in post-menopausa, appartenenti a diversi Paesi, in terapia con la Tos oppure no.

Rispetto a una colossale ricerca precedente, iniziata in Gran Bretagna alla fine degli anni ’80 e denominata The Million Study per aver reclutato un grandissimo numero di donne (1.084.110), lo studio Whi conferma, anzi anticipa al quarto anno di assunzione la presenza di un rischio aumentato di tumore al seno. La sua incidenza inoltre aumenta progressivamente con la durata della terapia.

Whi ha poi evidenziato che la maggior frequenza di carcinoma mammario persiste anche a dieci anni dalla sospensione della terapia». Tale dato scoraggiante riguarda le donne che assumono la terapia combinata, mentre per quella di soli estrogeni (indicata soltanto a chi ha asportato l’utero) la probabilità di incorrere nel tumore è sovrapponibile a quella delle donne che non fanno uso della Tos. E per quanto riguarda il cancro all’ovaio e all’endometrio?

«I dati emersi confermano che ha un impatto anche sul carcinoma ovarico, che aumenta proporzionalmente alla durata del trattamento», risponde la dottoressa Vici. «Certo, non si tratta di grandi numeri, visto che il tumore all’ovaio ha una diffusione nettamente inferiore di quello al seno, che in Italia annovera ogni anno 50.000 nuovi casi.

Ma è importante sottolineare che anche in questo caso il rischio aumenta. Circa il tumore all’endometrio, invece, si è visto che la terapia estro-progestinica non
incrementa la possibilità di ammalarsi».

Infine, una nota positiva: le evidenze scientifiche rivelano che la terapia sostitutiva potrebbe avere un’azione protettiva nei confronti del cancro al colon. I dati Whi, infatti, riportano una leggera riduzione del rischio, valida solo per la formula combinata e non per la sola terapia estrogenica. Il perché non è ancora chiarito. 

PER L'ACNE SONO UTILI IN POCHI CASI

Molti pensano che le cure ormonali siano la panacea per debellare l’acne. In realtà non è così. «Molte pillole anticoncezionali aggravano fortemente le eruzioni acneiche», avverte il dottor PierLuca Bencini, dermatologo e direttore dell’ Istituto Iclid di Milano. «Sono tutte quelle che hanno per progestinico un derivato del nortestosterone».

Del resto oggi, per curare l’acne nelle ragazze con iperandrogenismo (eccesso di ormoni maschili) non è necessario prescrivere terapie ormonali. Funzionano bene le bustine di mio-inositolo e di chiro-inositolo, due zuccheri che, abbinati all’acido folico e alla lattoferrina, correggono la resistenza  insulinica alla base dell’acne di tipo androgenico.Gli ormoni ormai sono riservati alle donne adulte che cercano anche un contraccettivo.

LE PAURE INFONDATE SULLA PILLOLA CONTRACCETTTIVA

Fanalino di coda dell’Europa, l’Italia ha poca fiducia nella pillola anticoncezionale. Le obiezioni? Ingrassa, fa venire la cellulite, aumenta i trombi, spiana la strada ai tumori. «Paure infondate», afferma la professoressa Franca Fruzzetti, dirigente medico della clinica universitaria ostetricoginecologica dell’ospedale Santa Chiara di Pisa.

«La Revew pubblicata il mese scorso, stilata in base al data-base di tutti i ginecologi inglesi, dimostra in modo incontrovertibile che l’uso prolungato della pillola non aumenta il rischio di tumore al seno. Anzi, ha un effetto protettivo nei confronti di quello all’ovaio e all’endometrio. Il perché è presto detto: messe a riposo, le ovaie non subiscono il fenomeno definito “incessante ovulazione” (infiammazione rottura del follicolo ogni mese), mentre l’endometrio beneficia della dose di ormoni costante, senza pericolosi picchi di estrogeni».

E che dire del rapporto con la bilancia? Le pillole a basso dosaggio (30mcg di etinilestradiolo a confetto) e a bassissimo dosaggio (15 o 20 mcg, le cosiddette “pillole-piuma”) non provocano ritenzione idrica, gonfiore, aumento di peso e tensione al seno. Specie se abbinate al drospirenone, un progestinico di ultima generazione che vanta un’azione antimineralcorticoide, poiché contrasta la ritenzione idrica indotta dagli estrogeni.

«Inoltre, negli ultimi anni si sono affermate le pillole con gli estrogeni naturali, identici a quelli prodotti dall’organismo femminile», prosegue Fruzzetti. «Apportano estradiolo valerato o 17-beta estradiolo alla dose di 2 mg al giorno. Come le pillole a basso e bassissimo dosaggio, quelle che mimano gli ormoni naturali non apportano chili e non favoriscono tumori e trombi».

Controindicazioni? Avere il cancro al seno; presentare una forte amiliarità per gli eventi trombotici; aver superato i 35 anni, fumare molto ed essere obese. Colesterolo e trigliceridi alti, invece, non sono un impedimento all’assunzione della pillola. 

OCCHIO A QUELLA DEI "5 GIORNI"

Boom della pillola dei 5 giorni giorni dopo, usata dalle ventenni per allontanare il rischio di una gravidanza indesiderata. Secondo i dati di Federfarma, sono state vendute 200.507 onfezioni in 10 mesi (da gennaio  a ottobre 2016), in virtù del fatto che non è più necessaria la prescrizione.

C’è da preoccuparsi? «Sì, perché significa che i giovani non pianificano la contraccezione, ma si affidano a soluzioni che andrebbero usate solo in situazioni d’emergenza, come la rottura del preservativo», commenta il dottor Antonio Canino. «Assunto spesso l’ulpistrat acetato (principio attivo della pillola dei 5 giorni) aumenta il rischio di trombosi e di gravidanze extrauterine».


GLI STUDI SUI PERICOLI PER CUORE E CIRCOLAZIONE

Per quanto riguarda la salute di cuore e circolazione il ruolo della Tos è stato addirittura capovolto. «Fino a qualche anno fa si consigliava la terapia ormonale sostitutiva a scopo preventivo per tenere alla larga ictus e infarto del miocardio», spiega il professor Roberto Meazza, direttore del Centro ipertensione del Policlinico di Milano.

«Si riteneva, infatti, che continuando a somministrare estrogeni si proteggesse la donna dal rischio cardiovascolare che, dopo la menopausa, diventa uguale a quello dell’uomo. Da qui, la prescrizione degli ormoni di rimpiazzo in un’ottica di prevenzione, specie per le donne con più casi di trombosi in famiglia.

In realtà oggi sappiamo che le cose stanno diversamente. Dopo 6,8 anni di follow-up si è deciso di escludere dallo studio Whi le donne a rischio, perché si è visto che la Tos aumentava di ben il 40% l’incidenza di ictus cerebrale. Anche gli altri eventi cardiovascolari (infarto del miocardio, trombosi venosa profonda, embolia polmonare) hanno registrato un aumento tra le donne oggetto di studio, ma così modesto da non risultare statisticamente significativo».

La conclusione? Avere dei fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione lieve ben compensata dal farmaco, sovrappeso, dislipedemia o diabete) non rappresenta una controindicazione assoluta alla Tos.

Tutto dipende dal rapporto rischi-benefici. Se una donna ha dei sintomi molto pesanti, può assumerla sotto stretto controllo del ginecologo e del cardiologo. Il quale, dopo un’attenta anamnesi, valuterà se prescriverle in abbinamento l’aspirinetta, in modo da ridurre l’aggregazione piastrinica e tenere alla larga il rischio della formazione di trombi»

VAMPATE E INSONNIA? PROVA CON I FITOESTROGENI

Sono meno potenti degli ormoni di sintesi ma mettono al riparo dal rischio di tumori e malattie cardiovascolari. Sono i fitormoni di origine vegetale, gettonati dalle donne che amano le terapie naturali e guardano con diffidenza il ricorso alla Tos.

«Non hanno un effetto placebo, come sostengono in molti, ma agiscono in maniera dolce per un riequilibrio ormonale secondo natura», spiega il dottor Ascanio Polimeni, specialista in Pnei e direttore dei Centri per la menopausa di Milano e Roma. Ecco quali suggerisce.

1.TRIFOGLIO ROSSO

È una delle fonti più ricche di isoflavoni, sostanze naturali note per la loro azione simil-estrogenica. Basti pensare che la soia ne contiene due, il trifoglio rosso ben quattro. Utile per combattere le vampate di calore, l’insonnia e i cali d’umore, si assume alla dose di 300mg al giorno.

2.PATATA DOLCE

Contiene fitosteroli, sostanze dalla struttura chimica molto simile a quella del progesterone. Può essere assunta, alla dose di 350 mg al giorno, anche in premenopausa per bilanciare l’aumento relativo degli estrogeni (cala prima il progesterone). Presa di sera, concilia il buon riposo

3. FIENO GRECO

Ricco in fitoestrogeni e saponine steroidee, mima l’azione del testoterone, ormone androgeno che regola il desiderio, l’eccitazione sessuale e l’orgasmo. 200 mg al giorno sono, quindi, consigliati a chi, con l’arrivo della menopuasa, non ha più voglia di fare l’amore.

Articolo pubblicato sul n.17 di Starbene in edicola dall'11/04/2017

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