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Intolleranze alimentari: che cos’è l’alcat-test

Si chiama alcat-test ed è utilizzato per la diagnosi delle intolleranze alimentari. In che cosa consiste, quali risultati ottieni e quanto costa

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Pancia gonfia e tensione addominale, stanchezza post-prandiale, difficoltà digestive, eruttazione, meteorismo, alternanza di stipsi e diarrea possono dipendere da una o più intolleranze alimentari. 

Per stilare la lista dei cibi “no”, puoi affidarti all’alcat-test (acronimo di Antigen Leucocyte Cellular Antibody Test), utilizzato per la diagnosi delle intolleranze alimentari, approvato dalla Fda e dalla Cee. «L'alcat-test ha al suo attivo diversi studi scientifici eseguiti dal Dipartimento di Gastroenterologia dell’Università di Pavia ed è stato da noi presentato al Congresso Internazionale di Gastroenterologia tenutosi a Lisbona nel 2018», afferma il dottor Giuseppe Di Fede, direttore sanitario di Imbio (Istituto di Medicina Biologica) a Milano.


In che cosa consiste l'alcat-test

«L'alcat-test consiste nel mettere a contatto alcune gocce di gocce di sangue, ottenute da un prelievo venoso, con degli estratti alimentari, per osservare con uno speciale apparecchio chiamato Robocat 2 le reazioni dei neutrofili, cellule del nostro sistema immunitario innato. Se entrando in contatto con alcune proteine alimentari i neutrofili si alterano, liberano delle citochine pro-infiammatorie, molecole destinate a infiammare non solo la mucosa intestinale ma anche quella dell’apparato uro-genitale».

Le reazioni di intolleranza possono essere di diverso grado: lievi, media o grave. In quest’ultimo caso si assiste a una vera e propria “rottura” dei neutrofili (il termine scientifico è degranulazione) che, “aggrediti” dallo sgraditissimo alimento, finiscono per autodistruggersi.


I cibi che più frequentemente risultano mal tollerati

«Tra gli alimenti che risultano spesso mal tollerati, riscontriamo spesso i cibi contenenti nichel, un minerale mal tollerato assorbito dal terreno di coltivazione e costituente stesso di molti alimenti: cioccolato, pomodori, crostacei, funghi, soia, legumi, noci e nocciole. Ma non di rado risultano non tollerati cibi al di sopra di ogni sospetto, come l’umile mela o la pera», spiega il dottor Giuseppe di Fede.


Cosa fare quando si scoprono una o più intolleranze?

«Innanzitutto va precisato che il referto dell’alcat-test non viene consegnato direttamente al paziente, ma va letto e interpretato da un medico specialista», puntualizza Di Fede. «Viene quindi preparato un piano alimentare personalizzato che prevede l’esclusione dalla dieta, per uno o due mesi, degli alimenti incriminati. Poi, vengono reintrodotti gradualmente secondo uno schema “a rotazione” (una settimana si consumano certi cibi, un’altra altri) in modo da rieducare gradualmente l’intestino a raggiungere una soglia di tollerabilità».


Quanto costa il test

Esistono due tipi di Alcat-test: quello che testa 25 alimenti e conservanti alimentari tra i più diffusi, e il panel che ne testa 50, per avere un quadro più completo delle possibili sensibilità individuali. Il primo costa 170 euro, il secondo 230 euro.


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