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Fibromialgia: come curarla con l’osteopatia dolce

L’osteofluidica craniosacrale, una forma dolce di osteopatia, può stimolare le forze di autoguarigione di chi soffre di fibromialgia e agire sciogliendo le tensioni che si cronicizzano nel tempo

Foto: iStock



Chi soffre di fibromialgia spesso si sveglia al mattino con la muscolatura rigida e indolenzita. E si chiede subito: quali scarpe e vestiti indossare per non avvertire fastidi? Come sitemarsi alla scrivania per non sentire dolori?. L'osteofluidica craniosacrale, una forma "dolce" di osteopatia, può venire in aiuto.

Questa disciplina presuppone che i traumi fisici, mentali ed emozionali si riflettono uno nell’altro, in un gioco di specchi che coinvolge contemporanemante corpo, anima e mente. «All’inizio si supplisce allo stress con una sindrome di adattamento che crea una corazza muscolare. Ma a lungo andare questo equilibrio instabile si rompe e compaiono i dolori», spiega Fabio Rizzo, osteopata a Parma, docente dei corsi di formazione in osteofluidica craniosacrale.


Come agisce l'osteopatia dolce

«La nostra salute dipende dalla libera circolazione di tre fluidi: il sangue, la linfa e il liquido cefalo-rachidiano che scorre al di sotto la dura madre, la membrana meningea più interna», spiega l'esperto di osteopatia. «Se questi fluidi subiscono delle restrizioni, compaiono i disturbi».

Facendo scorrere le mani sul corpo, l’osteopata individua i punti di blocco. Poi pone la mani sulla testa per “ascoltare” quello che viene chiamato “movimento respiratorio primario”. Ovvero quella pulsazione di organi, tessuti e cellule che nel feto si manifesta prima del battito cardiaco».

Nei fibromialgici questa motilità interna è bloccata. Per restuire al corpo il suo respiro interiore l'osteopata dà dei leggeri input a livello della zona sacrale. Così si riequilibra dolcemente, grazie a semplici sfioramenti, l’assetto posturale e si stimolano le forze di autoguarigione. «L’osso sacro è come la tastiera di comando, la colonna vertebrale è il cavo di connessione e il cranio, che custodisce il cervello, è lo schermo di un computer», dice l'esperto.

«A fine seduta impongo nuovamente le mani sulla testa per sentire se il messaggio è passato e se, eliminando i rallentamenti nella circolazione di sangue, linfa e liquor, il corpo ha ritrovato il suo movimento respiratorio primario», prosegue il dottor Rizzo. «Solo restituendo ai muscoli e agli organi la loro naturale dinamicità, è possibile sciogliere le tensioni che si cronicizzano nel tempo».


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Articolo pubblicato sul n. 20 di Starbene, in edicola e nella app dal 14 luglio 2020



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