Fibromialgia, come combattere la “malattia invisibile”

Farmaci (quelli giusti), ma anche integratori, attività fisica in acqua, tecniche di manipolazione… Oggi, la lotta alla fibromialgia può contare su tanti strumenti. Scopri quali sono



101076

Invisibile: così veniva definitiva la fibromialgia, il dolore cronico a muscoli, tendini e legamenti che affligge 2 milioni di italiani. Gli esami ematochimici e strumentali, infatti, risultano negativi, gettando chi ne soffre nello sconforto perché, in assenza di “prove di laboratorio”, viene etichettato come malato immaginario o psicosomatico. Ma qualcosa sta cambiando.


La ricerca ha aperto una nuova via

Il merito è di uno studio italiano, coordinato dal professor Claudio Lunardi, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona, e dal professor Antonio Puccetti, docente di reumatologia presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Genova, pubblicato nell’agosto del 2020 sul Journal of Clinical Medicine. «In due anni di lavoro d’équipe è stato mappato il genoma di 50 pazienti fibromialgici, analizzando oltre 500 mila geni», spiega Puccetti.

Il risultato: «Abbiamo identificato una dozzina di alterazioni genetiche correlate alla percezione del dolore, per cui ogni stimolo tattile di per sé neutro (tipo la bretella del reggiseno, la cintura dei pantaloni, la tomaia delle scarpe o un cuscino troppo rigido) viene amplificato un milione di volte e percepito come doloroso. Inoltre, nel 30% dei pazienti arruolati abbiamo riscontrato la presenza di autoanticorpi diretti contro il DNA e alcune proteine cellulari, coinvolte nell’insorgenza di altre malattie autoimmuni come tiroiditi, lupus eritematoso o artrite reumatoide. Ciò conferma che la fibromialgia è una malattia con degli aspetti di tipo autoimmune».

La diagnosi, comunque, resta clinica. Mancando i biomarker del problema, o specifici esami per un’accurata valutazione, il reumatologo si limita a testare i trigger-point, i 18 punti-grilletto che fanno saltare dal dolore appena premuti. Basta che il paziente riferisca male ad almeno 8 di questi, che viene stilata la diagnosi di fibromialgia.


I comuni antinfiammatori non bastano più

Ma la vera svolta dopo lo studio riguarda la terapia. «Il paziente fibromialgico viene curato con farmaci aspecifici: miorilassanti (per decontrarre la muscolatura), antinfiammatori e antidolorifici, neurolettici (che intervengono sulla trasmissione del dolore a livello del sistema nervoso centrale) e antidepressivi, visto che si associano disturbi del sonno, stanchezza cronica, umore in picchiata, difficoltà di memoria e di concentrazione», sottolinea Puccetti.

«La nostra ricerca ha però dimostrato che non bastano i comuni antinfiammatori per lenire dolore, rigidità e contratture. Come per tutte le malattie autoimmuni, occorre prescrivere dei cicli di 3-4 mesi di cortisone, che agisce come potente antinfiammatorio e blando immunosoppressore. Bisogna inoltre valutare tutto il quadro clinico, intervenendo anche su dieta, ginnastica, postura, stile di vita e fisioterapia riabilitativa. Circa il 40% dei pazienti riferisce, infatti, disturbi gastrointestinali (soprattutto colon irritabile) e il 10% di essi risulta intollerante al lattosio e/o al glutine. Infine, il 5% accusa sintomi della sfera urinaria: cistiti per le donne e prostatiti per gli uomini. Ecco perché occorre un inquadramento a tutto tondo, pianificando un iter terapeutico su misura, che schieri in campo anche cure non farmacologiche e si avvalga della consulenza di altri specialisti».


L’aiuto di vitamine, minerali & Co.

Esistono anche integratori naturali che agiscono su dolore e infiammazione, senza effetti collaterali. «Secondo gli studi, le persone affette da fibromialgia hanno bassi livelli di vitamina D, che possiede un’azione immunomodulante», prosegue Puccetti. «È bene, quindi, dosarla nel sangue e prescrivere un’integrazione mirata a raggiungere i livelli ottimali, dai 30 ai 60 ng/ml».

Grandi benefici anche dal magnesio, che distende la muscolatura e presiede al buon equilibrio nervoso. Se ne assumono quotidianamente 200-400 mg per 15 giorni, seguiti da una sospensione per lo stesso periodo per poi riprendere. «È importante intervallare l’assunzione di magnesio perché gli studi dimostrano che, preso in modo continuativo, viene assorbito meno. Utile anche la curcuma, che migliora la flessibilità articolare. Il dosaggio è di 500 mg al giorno per 3 mesi, seguiti da uno stop di 2-3 mesi e un nuovo ciclo».

Inoltre, grande sollievo al dolore osteoarticolare proviene dalla Boswellia serrata, i cui principi attivi, gli acidi boswellici, tolgono la rigidità mattutina e allentano le tensioni. Le capsule da 200-400 mg vanno prese a cicli di 30 giorni, con altrettanti di sospensione.


L’acqua come medicina

Massaggi decontratturanti, osteopatia, mindfulness… Tutto torna utile a chi soffre di fibromialgia. Ma ciò che fa bene in assoluto è l’idrokinesiterapia, la riabilitazione in acqua dolce, termale o marina.

«A Riminiterme abbiamo dedicato un programma per i pazienti fibromialgici nella piscina di talassoterapia, con acqua di mare purificata e riscaldata a 34 °C», spiega Angela Suriano, fisioterapista a Rimini. «Grazie alla sua elevata salinità l’acqua marina favorisce il galleggiamento, alleggerisce il corpo e consente di lavorare in una situazione di totale scarico. Il programma prevede 12 sedute, 2 alla settimana per 3 mesi. In genere il paziente arriva con la scheda degli esercizi compilata dal reumatologo, ma stando alla mia esperienza è difficile che riesca a seguirla per filo e per segno. La ginnastica in acqua deve essere adattata alle esigenze del singolo e ai disturbi che riferisce. Gli esercizi, eseguiti lentamente, vanno quindi ritagliati su misura».

I vantaggi: un profondo rilassamento indotto anche dall’acqua di mare riscaldata, diminuzione del dolore e miglioramento della qualità del sonno.


L’ottimo assist delle terapie termali

Da un accordo fra Coter (Consorzio del circuito termale dell’Emilia Romagna) e Amrer (Associazione malati reumatici Emilia Romagna) sono stati creati in 20 stabilimenti termali percorsi dedicati, studiati da un pool di reumatologi e fruibili con il SSN. Basta avere l’impegnativa per 12 sedute di balneoterapia e altrettante di fangoterapia, con diagnosi di artrosi cervicale, lomboartrosi, osteoartrosi, reumatismi articolari o extra-articolari (la fibromialgia non è contemplata).

«I fanghi, ottenuti dalla maturazione dell’argilla in acqua termale salsobromoidica, sono applicati caldi (50 °C) su tutto il corpo o nelle zone sofferenti, come spalle, collo, caviglie, gomiti e ginocchia», racconta il dottor Franco Mauro Lamacchia, specialista in medicina termale e direttore sanitario di Riminiterme. «Vengono stesi sulla pelle, coperti per trattenere il calore e lasciati agire per 20 minuti. Sia la temperatura sia il pool di oligoelementi assorbiti attraverso la cute svolgono un’azione miorilassante, analgesica e antinfiammatoria, attenuando i dolori».

La fangoterapia viene corredata dalla “balneo” in piscina termale o vasca singola, che sfrutta i benefici dell’acqua. Efficaci, oltre a quelli salsobromoiodici, anche bagni e fanghi di origine sulfurea, che sfruttano la capacità dell’idrogeno solforato di spegnere l’infiammazione.

Risultato: migliore qualità della vita e meno farmaci (Info: numero verde Coter, 800.888850).


C'è anche il super integratore

Si chiama Cellfood ed è l’unico integratore presente sul mercato con efficacia dimostrata contro la fibromialgia. Una ricerca del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Milano, pubblicata nel 2011 sul Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics conferma quanto era già stato dimostrato nel 2007 dall’Università di Siena, con un primo studio riportato sulla rivista scientifica Reumatismo (in tutto, oltre 260 pazienti arruolati). Ovvero, che questo mix di ossigeno disciolto, 78 minerali in forma ionica (più assimilabile), 34 enzimi e 17 aminoacidi riduce in maniera importante lo stress ossidativo, migliora la “respirazione cellulare” e di conseguenza il metabolismo energetico a livello dei mitocondri.

Ecco i risultati emersi dai due studi:

30% riduzione del dolore attuale; 40% riduzione del dolore nelle settimane successive a 3 mesi di trattamento; 27% riduzione della difficoltà nelle attività quotidiane; 42% riduzione della stanchezza cronica.



Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Fibromialgia: come curarla con l'osteopatia dolce

Fibromialgia: cause, cure e dieta giusta

Fibromialgia: come curarla con le terme

Storia vera: la fibromialgia mi ha insegnato a rallentare

Fibromialgia: come si combatte con l'ossigeno-ozono terapia