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Analgesici: come usarli bene senza effetti indesiderati

Scopri come usarli bene, per combattere efficacemente il dolore senza rischiare effetti indesiderati

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Mal di testa, dolori mestruali, articolazioni che fanno male: gli analgesici sono spesso una scelta obbligata per cercare di fermare la sofferenza. Non a caso sono proprio alcuni di questi medicinali a guidare la classifica dei farmaci senza obbligo di ricetta più venduti in Italia (trovi l’elenco sul sito del Ministero della Salute).

Il problema è che spesso assumiamo le pillole scacciadolore con troppa leggerezza, senza valutare rischi e benefici. Per fare chiarezza abbiamo intervistato il dottor Luca Pasina, ricercatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.


Quali antidolorifici abbiamo a disposizione?

«Gli antinfiammatori non steroidei (i celebri Fans), a base di molecole come l’acido acetilsalicilico, l’ibuprofene, il naprossene, il diclofenac o il ketoprofene. E poi i farmaci a base di paracetamolo, principio attivo noto soprattutto per essere in grado di abbassare la febbre, ma efficace anche come analgesico».


Si possono usare senza un’indicazione del medico?

«Sì, ma anche se sono in libera vendita, vanno ugualmente utilizzati con prudenza, sapendo che possono avere degli effetti indesiderati soprattutto se si usano in modo scorretto. I Fans, per esempio, oltre a essere aggressivi per le mucose dello stomaco (possono provocare bruciori o addirittura ulcere), possono essere dannosi per i reni. Inoltre, alzano i rischi cardiovascolari, e quindi l’eventualità di incorrere in ictus e infarti: lo conferma il British Medical Journal, che segnala un aumento della probabilità di attacco di cuore compreso fra il 20% e il 50% in chi assume Fans rispetto a chi non li usa. Proprio per questo, vengono sconsigliati agli over 70 o a chi ha già problemi cardiaci o la pressione alta. Più sicuri, invece, gli antidolorifici a base di paracetamolo, ma ugualmente non vanno assunti con leggerezza perché possono essere tossici per il fegato».


Come prenderli in sicurezza?

«Tenendo d’occhio le dosi: se si utilizzano i Fans, occorre attenersi alla posologia del foglietto illustrativo, mentre se ci si affida al paracetamolo, gli adulti non devono consumarne più di 4 grammi al giorno, dosaggio che si riduce a 3, per gli over 65. Attenzione anche alla durata dell’assunzione: quella dei Fans è priva di rischi se non si superano i 2-3 giorni consecutivi, mentre il paracetamolo può essere usato anche per periodi più lunghi, ma a patto di non soffrire di disturbi epatici o di essere abituali consumatori di alcolici e quindi avere un fegato già “sovraccaricato”».


Come orientarsi nella scelta?

«Non esistono antidolorifici specifici e più efficaci per una cefalea, per un dolore articolare o un mal di denti. Secondo Cochrane, un’organizzazione di esperti che raccoglie e valuta criticamente le evidenze scientifiche disponibili sui medicinali, non vi è differenza in termini di azione analgesica tra l’uno o l’altro e la scelta va fatta in base all’entità del dolore: come indicato anche dall’Oms, se è lieve o moderato, meglio orientarsi sul paracetamolo. Se il dolore è intenso, invece, ok ai Fans: questi farmaci bloccano le prostaglandine, sostanze direttamente implicate nei processi infiammatori che alimentano il dolore. Ognuno può essere più o meno sensibile alle diverse molecole ed è nella pratica d’uso (e con il consiglio del medico curante) che si può identificare qual è quella ideale per il proprio organismo».


Se un Fans non funziona va cambiato?

«Prima va utilizzato alla massima dose consigliata e solo allora, se non funziona, è il caso di passare a un altro prodotto e quindi a una molecola diversa. Da evitare invece, mix di pasticche nel corso della stessa giornata perché si rischiano sovradosaggi o di sommare gli effetti collaterali dei diversi principi».


Ci sono ore della giornata in cui un antidolorifico risulta più efficace?

«No: non c’è alcuna relazione tra l’azione di un antidolorifico e i bioritmi dell’organismo e non esiste un orario più favorevole dell’altro per stroncare il dolore. I Fans, però, andrebbero assunti sempre dopo aver mangiato, per ridurrne gli effetti lesivi sulle mucose gastriche. Meglio invece utilizzare il paracetamolo a stomaco vuoto: viene assorbito meglio e entra in azione in tempi più rapidi».


Le formulazioni in compresse hanno un’azione più rapida di quelle in supposte?

«No, attraverso la mucosa rettale, i principi attivi di una supposta vengono immessi nel sangue ed entrano in azione in tempi più o meno sovrapponibili a quelli di una pastiglia».


In caso di dolori localizzati come un mal di schiena, meglio utilizzare Fans in patch?

«I cerotti sono una valida alternativa alle compresse perché, anche se contengono gli stessi tipi di antinfiammatori e hanno un’efficacia sovrapponibile a quella di una pastiglia, la via di assunzione fa la differenza: le molecole curative del patch agiscono localmente ed entrano nel circolo sanguigno in quantità minore. Diminuiscono perciò i rischi di ritrovarsi con bruciori o acidità e sono minori anche quelli di sovraccaricare il fegato. Inoltre, il cerotto rilascia i suoi principi attivi per almeno 12 ore di fila e garantisce un’azione long lasting».


Quando sono più indicati gli antidolorifici in pomata o gel?

«Sempre in caso di dolori localizzati, come quelli articolari, soprattutto quando affliggono gli anziani: la pelle degli over 70 è più sottile e quindi l’assorbimento del principio attivo è totale. Come i patch hanno la stessa efficacia di una compressa, senza però essere aggressivi per le mucose gastriche e con meno rischi per cuore e reni. Se si opta per queste formulazioni è bene consultare il bugiardino: alcuni principi attivi (il ketoprofene, per esempio), con la complicità degli ultravioletti, danno il via ad arrossamento e bolle. Per prevenirli occorre stendere una crema solare ad alta protezione sulla zona in cui si era messa la pomata».


Oppioidi leggeri per i dolori intensi

Se paracetamolo e Fans non funzionano e il dolore è molto intenso, e soprattutto cronico, è possibile metterlo alle corde ricorrendo, come indicato anche dall’Oms, agli oppioidi leggeri, compresse a base di codeina (spesso combinata con il paracetamolo) che vanno prescritte dal medico.

«Questi antidolorifici non sono tossici per i reni, non sovraccaricano il fegato e non aumentano i rischi cardiovascolari, ma possono dare effetti indesiderati come sonnolenza, nausea, stipsi, capogiri o obnubilamento. E poi, come tutti gli oppioidi, possono dare problemi di “dipendenza” perché agiscono sugli stessi recettori delle endorfine, i nostri oppioidi naturali. Oppure, possono causare problemi di astinenza, al momento della sospensione, dopo un’assunzione prolungata. Questi rischi si riducono però notevolmente, se non si superano le dosi consigliate. Nell’utilizzarli è quindi importante attenersi rigorosamente ai giorni di cura e al dosaggio giornaliero indicati dal medico», assicura il dottor Luca Pasina.


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Articolo pubblicato sul n. 22 di Starbene in edicola dal 15/05/2018

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