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Allergie autunnali: come prevenire e curare asma e naso che cola

Anche in questa stagione il sistema immunitario può essere messo a dura prova da fioriture, acari e muffe. I consigli degli esperti per prevenire e curare naso che cola e asma

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Le allergie sono in agguato anche nella brutta stagione e l’autunno non è un periodo franco.

Al contrario: «Ottobre e novembre hanno addirittura un clima che favorisce la diffusione dei pollini di alcune piante», spiega Giorgio Canonica, professore di medicina respiratoria e allergologia alla Humanitas University di Rozzano (Milano), per anni presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic). «A dar loro manforte ci si mettono anche alcuni allergeni che, durante i mesi autunnali, proliferano tra le 4 mura di casa, creando una sorta di mix esplosivo per chi non li tollera».

I sintomi? Raffreddori caratterizzati da naso che cola e starnuti a raffica, congiuntiviti che arrossano e fanno bruciare gli occhi e crisi d’asma che tolgono il fiato.

Per evitare che l’autunno si trasformi in un periodo da bollino rosso per il tuo sistema immunitario, ecco quali sono i potenziali nemici e le strategie migliori da mettere in campo per difenderlo.

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È ANCORA TEMPO DI POLLINI

«Tra le spore autunnali più temibili ci sono quelle dell’ambrosia, pianta infestante diffusa nel nord d’Italia (Lombardia in prima linea), soprattutto nei giardini pubblici e negli spazi incolti. La concentrazione di pollini può raggiungere picchi elevati, nell’ordine di centinaia di granuli per metro cubo d’aria», spiega il dottor Franco Marchetti, allergologo e medico di famiglia. «Sempre nelle aree settentrionali del nostro Paese danno ancora segno della loro fioritura l’assenzio e le graminacee, mentre al centro sud della penisola c’è la parietaria che rappresenta un rischio sino a fine ottobre, perché ha un picco di pollinazione proprio all’inizio d’autunno».

Aggiunge il professor Giorgio Canonica: «Con i cambiamenti climatici degli ultimi anni, però, anche piante che in autunno dovrebbero diventare innocue e silenti possono continuare a dar problemi. Inoltre, l’innalzamento delle temperature si sta trasformando in un alleato della parietaria: uno studio americano, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, ha quantificato che, entro il 2050, la concentrazione dei suoi pollini nell’aria potranno quadruplicare».

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OSPITI INDESIDERATI ANCHE IN CASA

Le cose non migliorano tra le mura domestiche dove, con l’arrivo delle piogge e l’incremento dell’umidità, aumenta la quota delle spore di alcune muffe, come quelle dell’aspergillus o della alternaria. Favorite dalle condizioni climatiche, crescono più del solito, trovando una dimora ideale nei luoghi poco aerati come sottoscala, garage, ripostigli e cantine.

«Un ulteriore pericolo è rappresentato dagli acari, piccoli “ragnetti” invisibili a occhio nudo: il periodo della loro massima concentrazione scatta tra settembre e novembre, mesi durante i quali, con le finestre chiuse per lunghi periodi e l’accensione dei termosifoni, la casa garantisce tasso di umidità e temperature ideali alla loro diffusione», sottolinea l’esperto di medicina respiratoria, il professor Giorgio Canonica. «Vivono perciò a sbafo di chi li ospita involontariamente, scegliendo come tana privilegiata materassi, cuscini, moquette e tappeti, dove sopravvivono circa 30 giorni, durante i quali ognuno di loro libera ben 2000 particelle di escrementi che, una volta inalati, sono potentissimi allergeni».

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METTI IN CAMPO LA PREVENZIONE

Per evitare quindi le crisi allergiche occorre alzare la guardia, applicando prima di tutto alcune misure preventive. «Per esempio, sarebbe meglio non uscire di casa nelle ore più calde e luminose del mattino, quando la concentrazione pollinica è più alta; se lo si fa, bisogna poi avere l’accortezza, una volta rientrati, di cambiarsi d’abito e fare una doccia. In questo modo si impedisce ai pollini che si sono depositati sui vestiti di disperdersi nell’ambiente domestico», suggerisce il dottor Franco Marchetti, allergologo.

«Se si esce in auto, invece, occorre tenere i finestrini chiusi, specialmente quando si viaggia in campagna, e durante il weekend è meglio preferire le gite al mare, dove il vento allontana i pollini, piuttosto che quelle al lago», conclude il professor Giorgio Canonica.

In casa, invece, mai tenere le finestre perennemente chiuse: «Vanno aperte per arieggiare i locali, meglio se nelle prime ore del mattino, quando la quota di spore nell’aria è minore», consiglia a sua volta il dottor Franco Marchetti. «In bagno e in cucina, che sono gli ambienti più umidi, è consigliabile montare una ventola d’aspirazione che convoglia l’aria domestica all’esterno».

«Attenzione anche al riscaldamento: meglio regolare il termostato sui 19 °C. Così si evita di creare un microclima tropicale caldo umido, ideale per la crescita di muffe e acari», aggiunge l’esperto di medicina respiratoria. «Le pulizie, invece, vanno effettuate evitando di disperdere nell’aria gli allergeni: la polvere, in cui si annidano escrementi di acari, pollini, allergeni di origine animale e muffe, va eliminata con un panno o con un piumino elettrostatico, mentre moquette, divani e materassi vanno puliti ogni 15 giorni con un aspirapolvere dotato di un filtro Hepa (trattiene allergeni con dimensioni inferiori agli 8 micron), o con un aspirapolvere ad acqua».

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IL MOMENTO DELL’ANTISTAMINICO

Se le norme preventive e la bonifica non bastano, le allergie autunnali possono essere affrontate anche con i farmaci.

«Per la rinite leggera, l’ideale sono gli antistaminici: da assumere per bocca (1 compressa al giorno) o sotto forma di spray. Se è importante, invece, bisogna passare alle terapie a spruzzo a base di corticosteroidi (1-2 vaporizzazioni per narice, 1-2 volte al giorno) o in abbinamento con gli antistaminici. Bloccano gocciolamento, starnuti a raffica, ostruzione e prurito nasale», spiega il dottor Franco Marchetti.

«Utile associarli ad 1-2 lavaggi nasali al giorno con una soluzione salina: aiutano ad allontanare i pollini dalle narici, con una semplice azione meccanica», aggiunge il professor Giorgio Canonica. «Per la congiuntivite, invece, bisogna ricorrere a colliri a base di antistaminici o di sodio cromoglicato che riducono bruciore e lacrimazione, senza effetti collaterali, mentre per evitare l’asma consiglio gli spray pressurizzati a base di cortisone e beta 2 stimolanti, da inalare. Per le forme gravi oggi c’è però anche una nuova strategia: sono le terapie biologiche, farmaci da usare per via iniettiva che contengono anticorpi monoclonali anti IgE e anti-interleuchina 5. Agiscono bloccando le sostanze che innescano le crisi di fame d’aria. Vanno prescritti nei centri di allergologia e di pneumologia d’eccellenza e sono a carico del Ssn. Entro un anno arriverà inoltre in commercio un’ulteriore categoria di farmaci biologici a base di anticorpi monoclonali anti-interleuchina 4 e 13. Per chi vuole dire addio per sempre all’allergia, però, c’è l’immunoterapia specifica, o vaccino: consiste nella somministrazione di dosi progressive di acari, pollini o muffe, somministrate per via sottocutanea o sublinguale, da effettuare con un calendario diverso a seconda del tipo di allergene, per almeno 3 anni. Dopo questo periodo, nel 90- 95% dei casi, si ha una desensibilizzazione totale».

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ATTENZIONE AL LETTO

«Per renderlo a prova di acaro, è bene cambiare federa, lenzuola e copripiumini ogni settimana e lavare la biancheria con un programma superiore ai 60 °C. Ogni 15 giorni è inoltre consigliato esporre al sole materasso e cuscini per 4-6 ore. Così i raggi solari li disinfettano ed eliminano l’umidità», spiega il dottor Franco Marchetti, allergologo.

«Se gli esami confermano la sensibilizzazione agli allergeni della polvere, ok a coprimaterasso, federe e copripiumone antiacaro, come quelli che vantano per esempio il sigillo ECARF (Centro europeo per la ricerca sulle allergie): sono confezionati con un tessuto a trama sottile, trattata in modo tale da creare una barriera per gli ospiti indesiderati», consiglia il professor Giorgio Canonica, esperto di malattie respiratorie. «La biancheria antiacaro, comunque, va lavata almeno ogni 2 mesi a 60 °C, altrimenti gli acari proliferano ugualmente».

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GLI ESAMI CHE LE IDENTIFICANO

Temi di soffrire di allergia? Il prick test può far chiarezza: mette a contatto della pelle dell’avambraccio estratti di acari, muffe e pollini, valutando poi quali innescano le abnormi reazioni del sistema immunitario. Se ci sono dubbi, può essere associato alla ricerca di IgE specifiche con molecole ricombinanti singole, esame del sangue che permette di identificare qual è il principale allergene in causa (sempre a carico del Ssn).

Nel sospetto di allergie a più sostanze, invece, il medico può prescrivere il test molecolare Isac o il più recente Alex: il primo testa, in un piccolo campione di sangue, 112 proteine allergizzanti, comuni a pollini, acari, muffe; mentre quello di Alex ne ricerca addirittura 282, dando un responso ancor più completo. Il loro costo: intorno ai 300 €.

I test allergici vanno inoltre associati ad una spirometria (esame che valuta la funzionalità di bronchi e polmoni) e a un test di reattività bronchiale, per vedere come si aprono e si chiudono le vie aeree e valutare se l’allergia dà anche asma. In questo caso, è necessario effettuare la misurazione dell’ossido nitrico presente nell’aria espirata, esame che rileva l’indice dell’infiammazione bronchiale. Tutti gli esami possono essere effettuati nei centri di allergologia o in quelli di pneumologia dei maggiori ospedali italiani.


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Articolo pubblicato sul n. 41 di Starbene in edicola dal 25/9/2018

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