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Ricerca di cavie sui social: intervista al professor Burioni

Ha suscitato molte reazioni la ricerca su Facebook di un bambino per sperimentazioni. Ne abbiamo parlato con un noto immunologo, il professor Roberto Burioni

Foto: iStock



Cerco un bambino/a rigorosamente volontario che abbia la parotite in atto... Si tratta di un esperimento che rispetta la convenzione di Oviedo (il trattato internazionale di bioetica ndr)... Invito al passaparola... Non ho intenzione di fargli alcuna iniezione”. In sintesi recita così il post apparso su Facebook e firmato Fabio Franchi, già noto per le sue posizioni antivax e autore di Aids, la grande truffa.

Fra i primi a reagire il ministro Giulia Grillo, che ha ribadito il divieto in Italia di effettuare esperimenti scientifici al di fuori delle regole stabilite dalla legge. E Roberto Burioni, professore ordinario di microbiologia e virologia dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano. Con lui parliamo di questo caso che tanto ha fatto discutere e di come possiamo difenderci dalle insidie per la salute che arrivano via internet.


Professore, conosce l’autore del post?

«In una trasmissione televisiva mi aveva invitato a confrontarmi con lui. Ma io non sono disposto a dibattere con chi dice che l’Aids non esiste. Il tennista Roger Federer non giocherebbe mai con un avversario che tiene la racchetta in bocca. E poi chi decide chi ha ragione, il pubblico?».


Ma reclutare pazienti sui social è legale?

«Ci sono regole precise per le sperimentazioni e il reclutamento dei pazienti, dunque quello che scrive questa persona è una follia, non so se sia reato o meno. Mi risulta che sia laureato in medicina ma non iscritto all’Ordine dei medici, quindi non può praticare la professione».


Lei ha scritto su Twitter: bisogna fare qualcosa...

«Perché sul web ormai si legge di tutto. Ci può scrivere letteralmente chiunque, ci scrive anche questo signore che fa un appello per una sperimentazione al di fuori di ogni regola e ragionevolezza».


Quali sono i rischi per chi legge?

«Le persone devono stare molto attente, perché con la salute non si scherza. Chi nega l’esistenza dell’Aids, per esempio, non afferma solo il falso. Abbiamo casi di cronaca di persone infettate dall’Hiv perché chi era portatore del virus è negazionista, abbiamo gente che non si cura. Possiamo ancora discutere se rendere i vaccini obbligatori, ma non discutiamo più se causano l’autismo, così come possiamo decidere se ritirare la patente a un ubriaco, ma non dibattere se l’ubriachezza è pericolosa alla guida».


Come possiamo verificare se chi parla o scrive è attendibile?

«Bisogna che ognuno di noi diventi abile a distinguere i ciarlatani dalle persone serie. Non crediamo mai ai geni incompresi. Il cialtrone si presenta sempre come un Nobel per la medicina mancato che viene ostacolato. Dobbiamo anche rivalutare l’importanza del giudizio dei pari. Chiediamoci: questo medico chi è, cosa dicono di lui? Lavora in un importante ospedale? Le istituzioni di provata e solida reputazione, siano esse università, ospedali o centri di ricerca sono anche garanzia della qualità degli individui che ci lavorano».


Vaccini e autismo

L’ennesima conferma che i vaccini non provocano l’autismo (in questo caso si tratta del trivalente morbillo, parotite e rosolia) arriva da un nuovo studio condotto su 657.461 bambini danesi. Tra di loro 6517 hanno sviluppato malattie di tipo autistico, ma i ricercatori hanno dimostrato che non esiste legame fra vaccinazione e il rischio di sviluppare la malattia. Lo studio è pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, American College of Physician.



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Articolo pubblicato sul n. 13 di Starbene, in edicola dal 12 marzo 2019



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