Allergie: c’è un nuovo metodo per prevenirle

Uno studio sta mettendo a punto un nuovo modo per tenerle alla larga. Mentre i test molecolari rivelano con più precisione quali sostanze le scatenano



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Le allergie potrebbero avere le ore contate. Una ricerca finanziata dal Ministero della salute italiano e dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases americano ha individuato le alterazioni del microbiota (i batteri che abitano il nostro intestino) in grado di favorire o proteggere i bambini dalle allergie alimentari.

Pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine, lo studio apre la strada a interventi innovativi per correggere le specie batteriche “difettose”. In Italia se ne sta occupando l’Università Federico II di Napoli, tra i protagonisti del lavoro di ricerca.

Si può essere sensibili solo ai cani maschi

In attesa dei risultati, chi presenta una particolare reattività del sistema immunitario (non solo verso il cibo) può affidarsi alla diagnostica molecolare, una tecnica piuttosto recente che in campo allergologico consente di fornire indicazioni molto più accurate rispetto al passato, semplificando la vita dei pazienti.
Qualche esempio? Chi è allergico ai cani potrebbe scoprire di esserlo solamente verso gli esemplari maschi per colpa del Can f5, un particolare allergene di origine prostatica assente nell’urina dei cuccioli femmina, e realizzare il sogno di avere un quattrozampe.


Un frutto può diventare innocuo se cotto

Con la diagnostica molecolare si potrebbe scoprire che un frutto diventa innocuo se viene sbucciato oppure cotto. Tutto dipende dalle sostanze coinvolte nell’allergia, che oggi è possibile riconoscere.
E si può distinguere fra proteine stabili o labili, cioè dotate o meno della capacità di resistere alla cottura e alla digestione gastrica, in modo tale da consigliare la totale eliminazione di un determinato alimento dalla dieta oppure suggerire un metodo di consumo sicuro.


Allergici ai gatti? Occhio alla carne di maiale

«Che si tratti di un animale, un alimento o un polline, ogni fonte allergenica è un contenitore di proteine, a cui si può essere sensibilizzati in parte o del tutto», spiega Riccardo Asero, specialista in allergologia e immunologia presso la Clinica San Carlo di Paderno Dugnano (MI) e presidente dell’Associazione allergologi immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito).

«Il nuovo tipo di diagnostica consente di individuare le singole molecole, che possono essere specie-specifiche, appartenere cioè a un’unica fonte oppure essere presenti anche in altre».
Un semplice esame del sangue può rivelare una sensibilità all’albumina sierica e indicare una reattività sia verso i gatti sia verso la carne di maiale (pork–cat syndrome), oppure può mettere in guardia dalle proteine PR-10, presenti nel polline di betulla, ma anche in mele, carote e sedano, o dalle LTP contenute in arachidi, riso, mais, pesche, noci e nocciole.

«L’elenco delle allergie crociate (cross-reattività) è molto ampio. Talvolta chi è sensibile alle graminacee deve fare attenzione al pomodoro, chi lo è verso gli acari può avere problemi con crostacei e molluschi, chi manifesta allergia al lattice può presentare reattività alle banane», spiega il dottor Riccardo Asero.


Arriverà il vaccino anti-ape o anti-vespa

«In futuro sarà possibile indagare un numero sempre maggiore di componenti molecolari», assicura Asero. «Questo farà la differenza per molti pazienti, ad esempio per quelli allergici al veleno degli imenotteri, per i quali si potranno facilmente individuare i singoli insetti responsabili della reattività e suggerire soluzioni spesso salvavita».


Una mappa individuale

Fra le allergie più diagnosticate in età pediatrica ci sono quelle a latte e uovo. In questo periodo della vita la diagnostica molecolare ha anche valore prognostico, ovvero può mostrare se questa reattività può mantenersi da adulti oppure no, e magari suggerire l’opportunità di introdurre questi alimenti dopo un’adeguata cottura per ottenere una parziale desensibilizza-zione.

Un ulteriore sviluppo di queste tecniche sarà l’integrazione con l’intelligenza artificiale: alcuni software in via di sperimentazione aiuteranno a interpretare la reattività agli allergeni e sintetizzare i risultati dei test, in modo da fornire al paziente una mappatura dettagliata delle sue allergie.


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Articolo pubblicato nel n° 8 di Starbene in edicola dal 5 febbraio 2019

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