Immunoterapia, l’arma contro i tumori che evita la chemio

I farmaci immuno-oncologici promettono di rivoluzionare gli attuali trattamenti contro il cancro. Nel futuro sempre meno malati dovranno affrontare la chemioterapia



di Angelo Piemontese

«Quella contro il cancro è una guerra che dobbiamo vincere a ogni costo: c’è bisogno di una rivoluzione nella cura, tutto il mondo lo chiede». Così ha esordito il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, intervenendo al più importante appuntamento mondiale dell’oncologia, il congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) tenutosi a inizio giugno a Chicago, che ha visto la partecipazione di oltre 30mila esperti.

La battaglia è già cominciata, con un’arma che promette davvero di rivoluzionare gli attuali trattamenti contro i tumori: l'immunoterapia. Secondo Federico Cappuzzo, primario di Oncologia all'ospedale di Ravenna, «è possibile pensare a un futuro dove una quota sempre maggiore di pazienti riceverà questo trattamento ed eviterà la chemioterapia, che sarà utilizzata solo in seguito al fallimento delle terapie standard».

Si avvicina quindi il sogno di ogni paziente oncologico: evitare la chemio.


Continua a sfogliare l'articolo per scoprire in che consiste l’immunoterapia.

COME FUNZIONA L'IMMUNOTERAPIA

Il principio dell'immunoterapia è semplice: tramite farmaci mirati "si toglie il freno a mano" al sistema immunitario, attivando così i linfociti T (particolari globuli bianchi) che attaccano e distruggono le cellule tumorali come fossero un’infezione. Queste ultime, infatti, si "camuffano" per sfuggire all’azione delle difese del nostro corpo: i farmaci immuno-oncologici smascherano il travestimento, consentendo al sistema immunitario di riconoscere le cellule cancerogene e di combatterle.

Lo sviluppo di questa strategia di cura è iniziata per il trattamento del melanoma. Fino a poco tempo fa la sopravvivenza a cinque anni era praticamente nulla: oggi con l’immunoterapia un paziente su due è ancora vivo a distanza di 24 mesi dal trattamento. «Grazie a una molecola di nuova generazione (pembrolizumab) ci aspettiamo che la sopravvivenza arrivi al 20% a 10 anni, perché questo tipo di cura è efficace per un periodo di tempo molto lungo», dice Michele Maio, direttore del reparto di Immunoterapia Oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena.

I TUMORI TRATTABILI CON L'IMMUNOTERAPIA

Attualmente si sta sviluppando il trattamento immunoterapico per la cura del carcinoma polmonare non a piccole cellule, del tumore del rene, per il linfoma di Hodgink, per neoplasie di testa e collo e colon retto.

Il tumore al seno triplo negativo rappresenta il 15% di tutti i tumori della mammella ed è uno dei più difficili da diagnosticare con lo screening mammografico, perché insorge in donne giovani (e il test per il tumore al seno è raccomandato dai 50 anni in su) e inoltre è a rapida crescita, cioè si sviluppa velocemente nell’intervallo tra uno screening e l’altro. Ma anche per questo tipo di tumore l'immunoterapia apre a importanti aspettative.

COME COMBATTERE IL TUMORE AL SENO TRIPLO NEGATIVO

«Attualmente la chemioterapia riesce a guarire solo la metà delle pazienti affette da tumore al seno triplo negativo e una volta sospeso il trattamento il tumore ricresce rapidamente», spiega Pierfranco Conte, professore di Oncologia all'Università di Padova. «Ci sono tre modalità terapeutiche che offrono promesse: un piccolo sottogruppo di tumori triplo negativi ha i recettori ormonali per gli androgeni, per cui la terapia ormonale (la stessa che si usa per il cancro alla prostata) può dare buoni risultati. Oppure nei casi in cui il tumore ha un difetto su base genetica nel riparare il danno al Dna, attraverso un processo detto di ricombinazione omologa si sfruttano farmaci che inibiscono alle cellule neoplastiche di aggiustare il loro Dna tramite altre modalità, facendole così morire».

Ma il trattamento che sta suscitando maggiori aspettative è l’immunoterapia, dato che la maggior parte dei tumori triplo negativi muta molto rapidamente e questo li rende bersagli molto visibili per il sistema immunitario che riconosce il “nemico” e lo può attaccare. «È come se a un certo punto il tumore, per usare un esempio, nelle sue trasformazioni diventasse un Arlecchino e si rendesse così immediatamente riconoscibile in mezzo a una sala piena di gente vestita normalmente», dice l'esperto.
Si usano perciò gli stessi farmaci immuno-oncologici (detti anti PDL1) usati per il melanoma e il cancro al polmone in seguito a un trattamento chemioterapico. I risultati presentati ad Asco hanno dimostrato che le pazienti con malattia metastatica diventata resistente alla chemio e sottoposte a immunoterapia hanno avuto delle remissioni importanti.

COME CURARE IL TUMORE AL COLON RETTO

L’incidenza del tumore del colon retto nelle donne è aumentata, tanto che è ormai il secondo tumore per mortalità per il genere femminile: «Stile di vita sedentario e alimentazione, sempre più simili a quelli maschili, compreso il vizio del fumo, sono probabilmente la causa dell’incremento dei casi» è l’opinione di Fortunato Ciardiello, presidente Esmo (Ente europeo dei tumori). Inoltre uno studio condotto su oltre 1000 pazienti all’Università di Pisa rivela che nella donna il tumore del colon retto metastatico ha caratteristiche più sfavorevoli.

La prognosi, indipendentemente dal sesso, è legata alla localizzazione del tumore primitivo: se si trova nella parte sinistra del colon, il cancro è meno aggressivo e la sopravvivenza del paziente è maggiore dopo l’asportazione chirurgica. 

È stato comunque dimostrato che in un particolare sottogruppo di tumori la cura con gli immunoterapici (soprattutto pembrolizumab) ha un importante effetto terapeutico. L’approccio multidisciplinare, con un team composto da oncologo, chirurgo e radiologo, è fondamentale: se le metastasi si limitano al fegato e si riescono ad asportare radicalmente assieme al tumore primitivo, un paziente su quattro può guarire completamente dalla malattia.

IMMUNOTERAPIA E TUMORI DI TESTA E COLLO

I tumori della testa e del collo colpiscono quasi diecimila persone all’anno solo nel nostro Paese e il tasso di mortalità è altissimo. I malati sono forti fumatori e bevitori, ma si possono sviluppare tumori oro-faringei anche in soggetti che non consumano tabacco e alcol se infetti da papilloma virus.

La ricaduta è frequente e si ripresenta nei tessuti già curati: bocca, gola, linfonodi del collo. «I pazienti che falliscono il trattamento di prima linea hanno poche chance di sopravvivenza oltre i cento giorni», dice il professor Ciardiello. «Finora non c’era alcuna terapia alternativa, ma studi clinici di fase III hanno mostrato che intervenendo con l’immunoterapia si prolunga, e di molto, il tempo di vita dei malati: a un anno è sopravvissuto il 36% dei pazienti contro il 16% di quelli trattati con cure standard. È un risultato clamoroso, soprattutto perché questi pazienti hanno il sistema immunitario già compromesso a causa della malattia e dell’età avanzata in cui compare il tumore, oltre i 60 anni».

LE MOSSE PER LA PREVENZIONE DEI TUMORI

La parola d'ordine sul fronte tumori è sempre una: prevenzione. «Se in famiglia ci sono stati casi di tumore alla mammella, alle ovaie o alla prostata è utile fare un test per vedere se ci sono mutazioni ai geni BRAC (che inducono un maggiore rischio di ammalarsi) per sottoporsi a sorveglianza specifica».

Inoltre uno studio appena pubblicato su Lancet ha dimostrato che praticare attività fisica, l’equivalente di 150 minuti di camminata alla settimana, riduce globalmente l’incidenza di cancro del 20%.


Fai la tua domanda ai nostri esperti



Leggi anche

Le nuove armi vincenti contro i tumori

Tumore alla prostata e fumo

Tumore al seno: il punto sulle terapie

Tumore al seno: si può non operare?

Tumore del colon-retto: un nuovo mix di farmaci riduce la mortalità