Medicina estetica, c’è il pronto soccorso dei filler “sbagliati”

Il ritocchino può dare, in alcuni casi, qualche problema. Per fortuna, la soluzione c’è, ma passa attraverso un iter terapeutico preciso. Ce ne parla l’esperta di un’équipe specializzata



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Si fa presto a dire filler, ma non è detto che tutti i ritocchini riescano bene o che non causino effetti indesiderati. E chi ci pensa a questi contrattempi? A Roma, presso l’ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, è attivo il ”Servizio di gestione delle complicanze”, diretto dal dottor Emanuele Bartoletti.

«È nato più di 15 anni fa, quando ci siamo resi conto che stava aumentando il numero dei pazienti con problemi derivanti dai trattamenti di medicina estetica, difficili da risolvere dagli stessi specialisti che li avevano effettuati», ci dice la responsabile di questo dipartimento, la dottoressa Gloria Trocchi, che coordina anche il Servizio Ambulatoriale di Medicina Estetica. A lei abbiamo chiesto qualche chiarimento in più.


Avete riscontrato un aumento degli effetti collaterali negli ultimi anni?

C’è stato un incremento delle complicanze del 30-40%, legate soprattutto all’utilizzo dei filler. La normativa in vigore impone l’uso di prodotti riassorbibili ma in passato prevalevano quelli permanenti. Quindi, si possono manifestare reazioni con infezioni e noduli quando il paziente si sottopone ad altri ritocchi senza informare il medico di avere iniettato prima una sostanza non riassorbibile.


Come si riconosce un medico affidabile?

Deve spiegare al paziente le caratteristiche del trattamento, il modo in cui viene effettuato, i rischi, le modalità di intervento nel caso di problematiche, gli effetti collaterali e i tempi di recupero. È fondamentale, inoltre, rivolgersi a un professionista specializzato in medicina estetica. Non lo sceglierei, perciò, solo in base ai post sui social.


Esiste una specializzazione post laurea?

Purtroppo non c’è la specializzazione riconosciuta in medicina estetica ma esistono corsi di formazione quadriennali post laurea come quello della Scuola di Medicina Estetica internazionale della Fondazione Fatebenefratelli che è attiva da oltre trent’anni. La Scuola prevede anche un tirocinio dentro l’ambulatorio. È aperta esclusivamente ai laureati in medicina e chirurgia mentre i laureati in odontoiatrica non sono autorizzati a seguire questo percorso formativo. Possono trattare esclusivamente i pazienti nella zona periorale, per il miglioramento dell’estetica del sorriso.


C’è anche una responsabilità del paziente nello sviluppo di complicanze?

Il paziente dovrebbe fornire al medico estetico dati precisi sulla sua storia clinica e informarlo se ha fatto prima trattamenti iniettivi, specie se effettuati con prodotti permanenti. Per questo, è fondamentale conservare il tagliando consegnato dopo ogni intervento di filler, con l’indicazione della sostanza utilizzata.


Ci sono altri fattori che possono favorire le complicanze?

Sì. Chi si trucca subito dopo il trattamento, si espone più facilmente a infezioni. Pazienti con patologie immunitarie particolari, possono manifestare edemi e reazioni di tipo infiammatorio e non andrebbero trattati. Anche l’esposizione al sole subito dopo il ritocco è uno sbaglio che si paga. Altri errori: farsi il filler a stretto giro di vaccinazione, quando il sistema immunitario è stimolato, o durante cure odontoiatriche. In questi casi, è meglio aspettare almeno un paio di settimane.


Quali sono gli effetti collaterali più frequenti?

Si può presentare un piccolo travaso di sangue, visibile anche dopo 24 ore dal trattamento, ma possono verificarsi anche noduli, l’ischemia del tessuto (quando si riduce l’ossigenazione dell’area trattata per una compressione e quella parte di tessuto muore) e l’edema che si manifesta come gonfiore del viso. Le complicanze più importanti, se riconosciute in tempo, possono essere trattate e non lasciano esiti; in caso contrario, si possono determinare danni di difficile gestione. Per quanto riguarda la tossina botulinica, nella peggiore delle situazioni, può manifestarsi una temporanea asimmetria delle palpebre ma si risolve in poche settimane.


Alcuni effetti sono solo transitori, però...

Dopo il trattamento, si possono presentare piccole ecchimosi, rossore e gonfiore ma durano poche ore. I noduli che appaiono subito dopo l’iniezione possono essere l’esito di un accumulo del prodotto il quale ha bisogno di tempo per omogenizzarsi al resto del tessuto. Ma se si manifestano in maniera ritardata, richiedono una serie di accertamenti per vedere se si è verificato un ascesso o un granuloma.


Come intervenite quando arriva un paziente con una complicanza?

Abbiamo creato un percorso. Si effettua una visita con raccolta della storia clinica del paziente, esame obiettivo, valutazione fotografica ed ecografica specifica. Quest’ultima utilizza sonde ad alta frequenza e permette di stabilire se è in atto un’infezione, una reazione infiammatoria oppure se è presente un deposito eccessivo di prodotto; consente, inoltre, di capire se sono stati effettuati interventi permanenti. La problematica maggiore è che, spesso, i pazienti arrivano da noi sprovvisti del tagliando rilasciato dal medico con l’indicazione del medicinale usato. Serve allora l’ecografia per stabilire se si tratta di acido ialuronico o di altro. Fatta la diagnosi, si passa alla terapia.


Ci fa qualche esempio di terapia?

Se c’è un edema nel volto, si può valutare un intervento con cortisone o altri principi attivi con azione antiedemigena. Se è in atto una infezione, si ricorre agli antibiotici mentre quando si verifica un accumulo di prodotto bisogna usare un farmaco che riesce a frammentarlo e a favorirne il riassorbimento. Nel caso che un paziente arrivi con un’infezione, indaghiamo, attraverso opportuni esami, se sono presenti altre patologie che possono aver favorito l’infiammazione. Il paziente va considerato nella sua totalità. Gli eventi avversi vanno, poi, sempre segnalati al Ministero della Salute.


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