Il fiuto dei cani può segnalare la presenza di una malattia

Secondo studi e ricerche scientifiche, il fiuto dei cani può intercettare e segnalare (grazie a uno specifico training) alcune malattie




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Immagina di sostituire l’invasivo tampone per individuare il Covid con la semplice annusata di un cane che ti gira intorno. O di individuare un tumore in fase precoce grazie al fiuto di un quattrozampe. E ancora, anticipare crisi epilettiche o cali glicemici mediante l’allarme lanciato dall’abbaiare. Non è fantascienza, bensì scienza fondata su progetti che hanno dimostrato l’efficacia del fiuto dei cani nell’intercettare e segnalare (grazie a uno specifico training) la malattia. Ecco come questo avviene e perché potrebbe salvarci la vita.


Lo screening del Covid

Proprio in queste settimane si sta svolgendo un progetto di ricerca anti-covid all’Istituto europeo di oncologia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e la onlus Medical Detection Dogs Italy (MDDI). Lo scopo? Elaborare un metodo di screening di massa veloce, economico e sicuro, che individui, mediante il fiuto dei cani, eventuali positivi asintomatici agli ingressi di ospedali, aeroporti, scuole, concerti ecc. La sperimentazione è già a buon punto. «Abbiamo prima individuato i campioni che potessero essere impiegati in sicurezza per l’addestramento in laboratorio, dove quattro cani (Fiona, una shetland, Nala, una malinois, Otto, un bassotto ed Helix, incrocio segugio) hanno allenato il loro fiuto su piastre posizionate a terra contenenti tubicini grandi come una matitina. Questi piccoli campioni di soggetti positivi (sintomatici e asintomatici) e negativi, forniti dall’ospedale Sacco di Milano e dallo IEO, sono stati tenuti sotto l’ascella per circa venti minuti in modo tale da catturare l’odore del sudore», spiega Aldo La Spina, direttore tecnico di MDDI. Il virus Sars-Cov-2, infatti, non ha un odore in sé ma scatena reazioni fisiologiche nella persona infettata che il fiuto del cane può rilevare e segnalare. «Parallelamente alla dimostrazione scientifica dell’affidabilità del fiuto sui campioni di laboratorio», continua La Spina, «i cani hanno iniziato il loro allenamento su persone in carne e ossa, per essere pronti all’ingresso dello IEO a intercettare i soggetti sospetti, che verranno poi sottoposti a un tampone di conferma». Una volta conclusa con successo la sperimentazione, si potrà esportare il metodo e formare degli operatori nelle forze dell’ordine, nelle amministrazioni pubbliche o nella protezione civile che guideranno i cani anti-covid».


Il “check” del cancro al polmone

«Qualsiasi patologia porta il corpo umano a produrre dei composti organici volatili specifici, a cominciare dai tumori. Si tratta quindi di sfruttare l’olfatto, ma anche la capacità collaborativa del cane, che si può facilmente addestrare con l’antico metodo di premi e gratificazioni. Del resto, i recettori olfattivi del cane sono centinaia di volte superiori rispetto ai nostri. E non solo, anche la parte di encefalo dedicata all’elaborazione dell’informazione olfattiva (rinencefalo) nel cane è più sviluppata che nell’uomo», spiega Mariangela Albertini, professoressa del dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università degli Studi di Milano, responsabile del progetto Se ti fiuto ti aiuto, inizialmente applicato al tumore al polmone e ora esteso al Covid.

La sperimentazione, conclusasi nel 2020 con la pubblicazione scientifica, ha dimostrato come il cane sia in grado di percepire il tumore al polmone annusando campioni di urine di pazienti, posti su apposite piantane in laboratorio, con una sensibilità del 90-95%. Ma da dove nasce l’idea di allenare il fiuto per intercettare i tumori? Negli anni ’80 in Gran Bretagna si verificò il caso di un cane che annusava ossessivamente il neo sulla gamba della padrona. Si scoprì che era un melanoma e si aprì la strada allo studio del fiuto diagnostico.


L’allerta crisi epilettica

Fra le applicazioni del superolfatto canino ci sono anche patologie come diabete ed epilessia. «Nel caso del diabete il cane riconosce che è in atto il calo glicemico e avvisa la persona che gli sta a fianco o i familiari abbaiando o con il segnale che gli è stato insegnato.

Nel caso dell’epilessia c’è invece ancora poca letteratura, ma si è visto che il cane addestrato può arrivare a preavvertire l’attacco epilettico diversi minuti prima e avvisare in tempo la persona, per mettersi in sicurezza ed evitare di cadere a terra. Fatto reso possibile grazie al cambio di odore e, probabilmente, anche della mimica facciale della persona che sta per avere una crisi», precisa la professoressa Albertini.

Il fiuto è dunque un ottimo alleato per la nostra salute. Ma per il cane non è uno sforzo eccessivo? Nessuno stress, dicono gli esperti. Ogni tecnica rispetta il benessere animale e i cani lo prendono come un gioco nel quale puntualmente vengono premiati.


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Articolo pubblicato sul n. 12 di Starbene in edicola e sulla app dal 16 novembre 2021




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