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Perché la natura è cura di corpo e psiche e attiva risorse mentali

Ogni luogo naturale produce un’influenza profonda e incisiva in ciascuno di noi. Un’esperienza dal potere catartico. Ne parliamo con Samantha Walton, studiosa di biofilia

Foto: iStock



Mare, lago, montagna, collina: siamo abituati a considerare la natura come a un prodotto uguale a tanti altri, una merce da acquistare in base ai propri gusti per avere un momento di puro piacere fine se stesso. E, poi una volta esaurita l’esperienza, tornare a quello che eravamo prima. A rovesciare questa tendenza usa-e-getta dell’universo naturale è Samantha Walton, studiosa di biofilia di Bristol, che analizza il legame tra natura e salute mentale, che nel suo ultimo libro Luoghi per guarire. Il potere curativo della natura (Ponte alle Grazie) dice ben altro: ogni luogo naturale, per le sue caratteristiche fisiche e i significati culturali a esso associati, produce un’influenza profonda e incisiva in ciascuno di noi. È una cura di psiche e corpo, basta scegliere il contesto ambientale più efficace per lo stato d’animo del momento.


Perché il contatto con la natura è essenziale?

Lo sperimentiamo tutti, e tante teorie scientifiche lo provano: nel verde si abbassa la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, gli ormoni dello stress e ci sentiamo più calmi e concentrati. In più, come dice il biologo Edward Osborne Wilson, l’amore che l’umanità prova per la natura (biofilia) è innato, frutto di millenni di evoluzione: i nostri istinti, il nostro fisico e i nostri sensi si sono perfettamente adattati a distinguere le minacce naturali e a trovare salvezza, rifugio e sostentamento negli ambienti in cui si è sviluppata la vita. Ma più ancora, la natura è il fondamento delle nostre fantasie, permea le lingue che parliamo; è la chiave della nostra soddisfazione estetica, intellettuale e persino spirituale. La nostra biofilia è amore della vita.


Qual è il suo effetto prevalente?

La natura “corregge” le tante distorsioni della vita moderna, fatta di frenesia e competitività. Mentre gli ecosistemi naturali, nella loro complessa interconnessione tra esseri vegetali e animali, ci insegnano che ciascun elemento ha una funzione precisa, utile e indispensabile per l’esistenza di quella struttura. In soldoni, osservare i meccanismi della natura rallenta la nostra corsa individuale ed espande il senso di appartenenza al resto del mondo. Così capiamo di avere un peso specifico, che annulla senso d’impotenza e frustrazione.


Non è solo, quindi, un antistress…

La natura può essere un medico per le ferite dell’anima, perché ha un potenziale catartico: infatti, è una via fondamentale per accettare la realtà, fatta anche di malinconia, dolore, difficoltà, fallimenti. Non si tratta, perciò, di immergersi in un paesaggio naturale per rifuggire i problemi, semmai per accettarli e imparare a conviverci con l’aiuto della natura stessa, che porta pace, liberazione e calma. Ci mette nelle condizioni migliori per rielaborare l’affanno quotidiano.


Come si sfrutta il potere curativo?

La natura, in ogni sua manifestazione, ci offre delle sorprese che possono trasformarsi in risorse mentali: succede osservando le foglie che si staccano dall’albero davanti a casa così come una distesa oceanica, dall’altro capo del mondo. Questo per dire che le relazioni curative con la natura sono personali ed esclusive, e rifuggono dalle classificazioni anche se ci sono degli effetti che la maggior parte di noi sperimenta in luoghi specifici. Ma non c’è un posto naturale più terapeutico dell’altro!



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