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Tetano: 5 cose da sapere per prevenirlo
Chi è a maggiore rischio di tetanoIl tetano può insorgere in seguito a ferite anche banali, perciò il rischio di contrarre la malattia è maggiore in coloro che non sono vaccinati, cioè che non hanno completato il ciclo di vaccinazione di base e/o non hanno effettuato i dovuti richiami.
Come comportarsi dopo una ferita Innanzitutto è necessario pulire e disinfettare la ferita con acqua ossigenata. Questa crea un ambiente sfavorevole al batterio e tramite la sua effervescenza espelle i batteri e lo sporco dalla lesione. In secondo luogo è opportuno verificare se la persona è coperta dal vaccino e comportarsi di conseguenza. In linea di massima, il richiamo va sempre effettuato se sono trascorsi più di 10 anni dall’ultima dose di vaccino. Se sono trascorsi meno di 10 anni, occorre valutare il tipo di ferita: la dose di richiamo è indicata infatti soltanto per certi tipi di ferite più a rischio. Se la storia vaccinale è inadeguata, incompleta o incerta, sarà opportuno somministrare sempre la dose di richiamo insieme all’iniezione di immunoglobuline specifiche (sostanze che sono ricavate dal plasma ottenuto da un gruppo selezionato di donatori con elevati livelli di anticorpi antitetanici).
Le ferite a maggiore rischio di tetano
- Le ferite che penetrano in profondità;
- le ferite che contengono corpi estranei (per esempio, schegge di legno);
- le ferite complicate da infezioni batteriche;
- i morsi di animale;
- le ferite con esteso danneggiamento dei tessuti del corpo (per esempio, ustioni, contusioni);
- tutte le ferite contaminate da polveri, terra ecc. (soprattutto se la disinfezione locale viene effettuata a distanza di più di 4 ore);
- le fratture esposte;
- i reimpianti di denti avulsi.
La sicurezza del vaccinoIn circa la metà dei casi la vaccinazione (singola o in associazione ad altri vaccini) non provoca alcun tipo di reazione. Quando compaiono reazioni indesiderate, nella maggior parte dei casi si tratta di reazioni di lieve entità. L’evento più frequente è la febbre, che può comparire in circa un terzo dei bambini vaccinati. Reazioni locali si verificano in circa il 20% dei casi, soprattutto dolore e arrossamento nel punto in cui è stata effettuata l’iniezione. Tali manifestazioni compaiono di solito entro 48 ore dalla somministrazione del vaccino e durano per non più di un paio di giorni.
Come comportarsi in caso di reazioni indesiderate in seguito al vaccinoIn caso di reazioni locali, applicare garze o panni freddi. Se il dolore è particolarmente intenso si possono assumere analgesici (per esempio, paracetamolo). In presenza di febbre si consiglia di bere molti liquidi, non essere eccessivamente coperti, somministrare farmaci a base di paracetamolo (da evitare l’acido acetilsalicilico) e usare panni freddi, se necessario, per ridurre la febbre. Qualora i sintomi si protraggano per più di 2 giorni, può essere opportuno consultare il medico per verificare se questi rappresentino un comune effetto collaterale alla vaccinazione o se invece siano provocati da un’altra malattia che deve essere riconosciuta e trattata. Nel caso in cui comparissero reazioni importanti o insolite, è indispensabile rivolgersi al medico.
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