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Hot dog: che cosa contengono e come sceglierli di qualità

Se cedi alla tentazione di un hot dog, occhio: preferisci i würstel di carne italiana. Oppure prepara da te il tuo panino: leggi qui

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La moda del cibo di strada ha riportato in auge anche da noi gli hot dog, gli sfiziosi panini col würstel americani. Una tentazione a cui bisogna resistere a tutti i costi? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Sara Gilardi, biologa nutrizionista a Volterra, Livorno e Torino.


Che cosa trovi nei chioschi che vendono hot dog

Gli hot dog venduti per strada non sono quasi mai un pasto sano. «In genere il pane usato è un prodotto industriale, che contiene grassi e destrosio, usato come stabilizzante. E anche i würstel difficilmente sono di prima qualità: di carne ce n’è poca e la percentuale maggiore è costituita da scarti di lavorazione, con aggiunta di additivi. Per non parlare di maionese e ketchup con cui ilpanino viene farcito: la prima ha tanti lipidi, il secondo dosi massicce di zuccheri. Per di più, si tratta di un pasto povero di fibra e vitamine che, non a caso, è considerato il re del junk food.

Non ultimo, c’è il problema dell’igiene: le analisi eseguite su questo genere di prodotti comprati nei chioschi dimostrano spesso una notevole concentrazione di batteri, dovuta al fatto che vengono tenuti all’aria aperta per ore», conclude la nutrizionista.

Se proprio vuoi toglierti lo sfizio, compra gli hot dog da truck che vendono cibo di qualità. I corner certificati Stretfood, per esempio, ti assicurano pane artigianale imbottito con würstel di sola carne italiana, come quella che proviene dagli animali che pascolano sulle Dolomiti bellunesi.


Come fare la spesa se il panino lo preparai tu

Se prepari tu l'hot dog hai la possibilità di verificare gli ingredienti della carne lavorata, scegliere pane fresco appena sfornato e aggiungere verdure ricche di fibre, come l’insalata, che modulano l’assorbimento dei grassi. «Per il würstel, è bene puntare sui prodotti con il più alto quantitativo di carne (deve comparire al primo posto in etichetta e, possibilmente, la confezione deve specificarne la percentuale), con pochi additivi, come amidi, zuccheri e polifosfati.

Fai attenzione, perché spesso le carni lavorate contengono tante sostanze di sintesi: più è corta la lista degli ingredienti, migliore è la qualità. Controlla anche che non ci siano esaltatori del gusto, come il glutammato», continua l’esperta. I prodotti più scadenti, poi, sono ottenuti lavorando le parti di scarto del maiale e i resti delle carcasse dei polli, che vengono tritati e mescolati con conservanti e stabilizzanti in polvere, per esempio l’E451, ovvero il trifosfato di potassio o di sodio, aromi e coloranti. «Per evitarli scegli confezioni che riportino la dicitura “carne non separata meccanicamente”».


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Articolo pubblicato sul n. 42 di Starbene in edicola dal 03/10/2017



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