Vaccinazione

Somministrazione di un vaccino che conferisce un’immunità attiva, specifica verso un microbo, in virtù della quale l’organismo non può contrarre la malattia di cui questo è responsabile. Cenni storici La prima vaccinazione fu realizzata nel 1796 dal medico inglese Edward Jenner, che inoculò in un uomo il vaccino per proteggerlo dal vaiolo; oggi questa malattia […]



Somministrazione di un vaccino che conferisce un’immunità attiva, specifica verso un microbo, in virtù della quale l’organismo non può contrarre la malattia di cui questo è responsabile.


Cenni storici

La prima vaccinazione fu realizzata nel 1796 dal medico inglese Edward Jenner, che inoculò in un uomo il vaccino per proteggerlo dal vaiolo; oggi questa malattia è definitivamente debellata in tutto il mondo. Nei Paesi sviluppati la vaccinazione ha portato alla scomparsa pressoché totale di malattie come la difterite, la poliomielite e il tetano neonatale. Si calcola che nei Paesi in via di sviluppo il numero di bambini salvati ogni anno grazie alle vaccinazioni sia di circa 1.500.000.


Modalità d’azione

Poiché l’immunizzazione attiva compare solo diversi giorni o settimane dopo la somministrazione del vaccino, la vaccinazione rappresenta generalmente un mezzo di prevenzione, ma può anche essere utilizzata per rafforzare le difese dell’organismo contro un’infezione già in atto (vaccinoterapia). La sierovaccinazione associa la vaccinazione (protezione a lungo termine) e la sieroterapia (ad azione immediata): in tal modo si previene il tetano nelle persone non vaccinate a rischio di aver contratto la malattia a causa di una ferita, anche di piccola entità (per esempio puntura con una spina di rosa).


Inoculazione

A seconda del vaccino, l’inoculazione può essere eseguita per via sottocutanea, intramuscolare o intradermica. Si ricorre attualmente a due tipi di vaccinazioni: quelle combinate, in cui si procede alla miscelazione di più vaccini nella stessa siringa al momento dell’utilizzo, inoculati in un solo punto dell’organismo; quelle simultanee, che consistono nella somministrazione dei vaccini in diversi punti dell’organismo, per vie differenti.


Vaccinazioni attualmente in uso

Si eseguono vaccinazioni contro malattie gravi, frequenti ed evitabili.

Nel bambino Alcune vaccinazioni sono obbligatorie, altre facoltative ma fortemente consigliate. Ogni Paese ha un suo calendario delle vaccinazioni, fissato a seconda delle condizioni epidemiologiche: i vaccini più utilizzati sono quello antitubercolare BCG (Bacillo di Calmette-Guérin); antidifterite, tetano e pertosse (DTP); antipoliomielite (OPV-IPV), antimorbillo, parotite e, per le bambine, rosolia (MPR). Una vaccinazione più recente permette di immunizzare i lattanti contro l’infezione da Haemophilus influenzae di tipo B (meningite purulenta, epiglottite ecc.). Questo vaccino può essere associato a quello contro la difterite, il tetano, la pertosse e la poliomielite (DTPP): si parla in tal caso di vaccino pentavalente. In vista di un viaggio in un Paese dove sono ancora diffuse malattie a potenziale epidemico (per esempio colera, febbre gialla), devono essere effettuate le vaccinazioni corrispondenti. Quella contro la febbre gialla, secondo le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), è fortemente consigliata.

Nell’adulto Si distinguono diversi tipi di vaccinazioni: quelle contro malattie endemiche (tetano, rosolia per le donne non immunizzate, influenza per le persone anziane o debilitate); quelle obbligatorie per le persone che si recano in alcuni paesi tropicali; quelle rese necessarie da una particolare malattia o dai rischi inerenti determinate professioni (epatite B o difterite per il personale sanitario, rabbia per i lavoratori agricoli, i veterinari o le guardie forestali, epatite A per gli impiegati nel settore alimentare ecc.).


Richiami

Dal momento che certi vaccini conferiscono un’immunità limitata, trascorso un dato periodo è necessario praticare una nuova vaccinazione (richiamo). Per la febbre gialla, per esempio, si raccomanda di eseguire la vaccinazione ogni 10 anni. Una seconda vaccinazione ha inoltre luogo se il soggetto dopo un certo tempo non ha reagito al primo inoculo (BCG) e se nel corso del tempo compaiono modificazioni antigeniche nella struttura del virus che la vaccinazione era destinata a combattere (contro il virus influenzale, il quale si modifica frequentemente, si effettua una vaccinazione annuale).


Controindicazioni

Controindicazioni assolute alla somministrazione di un vaccino sono la presenza di malattie maligne (cancro, affezioni ematiche), patologie viscerali croniche, alcuni deficit immunitari e le malattie neurologiche. La splenectomia costituisce inoltre una controindicazione alla somministrazione di qualsiasi vaccino vivo attenuato (per esempio quelli contro il morbillo, la rosolia, la parotite). I vaccini batterici inattivati (pertosse) sono controindicati nel caso di una forte reazione dopo una precedente iniezione. Controindicazioni temporanee alla somministrazione di un vaccino sono la febbre e l’immediato postoperatorio. Le malattie renali, l’insufficienza cardiaca o respiratoria, le malattie dermatologiche, compreso l’eczema, non costituiscono una controindicazione a condizione che la vaccinazione non sia praticata durante una fase di riacutizzazione della malattia. In presenza di un terreno fortemente allergico, la vaccinazione è possibile secondo un protocollo ben definito, che comporta una prova di tolleranza al vaccino. In gravidanza sono controindicati i vaccini antipertosse, antipoliomielite per via orale, antimorbillo, antirosolia, antitifo (TAB, contro la febbre tifoide e paratifoide A e B), antirabbico (se non in caso di contaminazione certa) e, salvo urgenza, i vaccini antidifterico e antiamarilico (contro la febbre gialla). In compenso è possibile vaccinare una gestante contro l’influenza e, a partire dal quarto mese di gravidanza, contro la tubercolosi (BCG), il colera (per via intradermica), la poliomielite (per via iniettabile) e il tetano.


Effetti indesiderati

La somministrazione di alcuni vaccini può comportare reazioni locali (dolore, arrossamento, gonfiore), febbre e talora reazioni allergiche (febbre, orticaria).