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Valvole cardiache: le nuove tecniche chirurgiche

Grazie alla chirurgia endoscopica oggi si pratica un’incisione di pochi centimetri e l’operazione ha una durata molto più breve

credits: iStock




Il futuro è già qui. Almeno per quanto riguarda la cardiochirurgia che, negli ultimi 20 anni, ha fatto passi da gigante nella riparazione e sostituzione delle valvole cardiache.

Sono stati eseguiti presso il centro Cardiologico Monzino di Milano, eccellenza italiana della cardiochirurgia, i primi interventi valvolari totalmente in endoscopia, una tecnica innovativa che apporta grandi vantaggi.


I PROGRESSI IN SALA OPERATORIA

«Vent’anni fa si praticava un taglio sul torace di 20 cm, si apriva lo sterno e si operava a cuore aperto, in circolazione extracorporea», spiega il dottor Emad A Jaber, cardiochirurgo del Monzino formatosi alla scuola di endoscopia cardiaca del professor Loris Salvador, pioniere della tecnica endoscopica.

«In un secondo tempo, si è passati alla cosiddetta cardiochirurgia mininvasiva, con un’incisione ridotta a otto centimetri e il chirurgo che seguiva l’intervento in parte sul monitor e in parte “in diretta”. Oggi la via di accesso al cuore si è fatta ancora più piccola: soli 3 cm di incisione, nella zona periareolare (nell’uomo) o nel solco sottomammario (nella donna) così da risultare invisibile».

Anche “i ferri del mestiere” sono diventati molto più sottili. Vengono guidati dal chirurgo che esegue l’intervento davanti allo schermo, osservando le immagini trasmesse da una microtelecamera che riprende il cuore in ogni sua piccola parte.


I VANTAGGI DELLA TECNICA

La miniaturizzazione della cicatrice non è importante solo dal punto di vista estetico. L’endoscopia dimezza la durata dell’intervento (da 4 ore a 2 ore), la degenza e il dolore post-operatorio nonché il rischio di complicanze, quali infezioni o necessità di trasfusioni di sangue. Il paziente ha un recupero più veloce (viene dimesso al quarto giorno) e non corre il pericolo di avere problemi legati alla cattiva cicatrizzazione.


I SINTOMI DI UN PROBLEMA AL CUORE

Il primo campanello d’allarme di un’insufficienza o una stenosi (quando il calibro si restringe) delle valvole cardiache? La dispnea, cioè la respirazione difficoltosa, alterata per ritmo o frequenza. In pratica, una “fame d’aria” che deve indurre a prendere l’appuntamento con il cardiologo.

«Altri sintomi da non sottovalutare sono: un dolore al torace oppressivo irradiato al collo, alla mandibola e al braccio sinistro, le palpitazioni, l’astenia e il gonfiore alle gambe», avverte il dottor Al Jaber. «In questi casi è bene fugare ogni sospetto con un esame semplice e indolore: l’ecocardiogramma colordoppler».


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Articolo pubblicato sul n. 4 di Starbene in edicola dal 10/01/2017

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