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Virus Zika: le cose da sapere

In Italia le possibilità di trasmissione sono basse. Ecco il parere degli esperti

credits: iStock



di Ida Macchi


Hai letto che anche le zanzare comuni (le culex), ben più diffuse in Italia di quelle tigre, sarebbero in grado di trasportare il temuto virus Zika? Non farti prendere dal panico. «La possibilità che le “nostre” zanzare possano trasmettere l’infezione è solo un’ipotesi: un gruppo di ricercatori brasiliani della Oswaldo Cruz Foundation, una delle istituzioni mondiali più autorevoli per la salute pubblica, ha scoperto che il virus è in grado di circolare negli organi delle culex e nelle loro ghiandole salivari, ma non è dimostrato che le zanzare possano passarlo all’uomo: non creiamo quindi inutili paure», dice Fabrizio Pregliasco, virologo. 


«Nessun allarme anche nei confronti della aedes aegypti, la zanzara che diffonde il virus che sembrerebbe pericoloso per le donne incinte: non è mai riuscita a colonizzare il nostro Paese, e la sua ultima presenza da noi risale al 1972», sottolinea Marco Pombi, ricercatore del Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive dell’Università la Sapienza di Roma. 


E la potenziale pericolosità delle zanzare tigre nostrane? «Possono “trasportare” Zika, anche se le loro capacità di trasmissione dell’infezione sono inferiori a quelle della aegypti», spiega Pombi. «Inoltre, perché quelle “italiane” diventino davvero a rischio, devono pungere una persona già malata (e quindi proveniente dal Nord Est del Brasile, dalla Colombia, dal Venezuela o El Salvador, dove il virus è endemico) e, dopo alcuni giorni, pungerne altre, una volta che il virus si è replicato al loro interno.


Per questo, il rischio di una trasmissione autoctona è possibile, ma scarsamente probabile: perché diventi concreta è necessaria un’alta densità di zanzare infette e una scarsa protezione da parte nostra, offerta invece dai comuni repellenti che, usati correttamente sono un ottimo strumento di difesa», continua Pombi.


C’è un altro timore da ridimensionare: quello che il virus possa riservare problemi superiori a una “banale” influenza. «L’attenzione dei ricercatori oggi rimane puntata su Zika soprattutto perché c’è il forte il sospetto che causi due gravi alterazioni neurologiche: microcefalia nei bambini, se le madri vengono punte da zanzare infette durante l’attesa,e la sindrome Guillain-Barré, una malattia rarissima che colpisce i nervi e provoca la paralisi temporanea dei muscoli», aggiunge Pregliasco.


«Al momento sono ipotesi basate sui dati epidemiologici: dove il virus è molto diffuso è stato segnalato un forte incremento di queste due malattie, ma non ci sono prove per stabilire un legame di causa-effetto. Sono perciò necessari ulteriori studi, prima di avere delle certezze e poter mettere Zika sul banco degli imputati». Insomma, il vero dictat è concentrarsi sulla prevezione, come ti spieghiamo qui di seguito.


I REPELLENTI FUNZIONANO BENE


Anche se i rischi della diffusione di Zika in Italia sono bassi, è utile cercare di ridurre al minimo il proliferare delle zanzare tigre. Le regole da seguire: «Evitiamo i sottovasi, ricettacoli di acqua stagnante che fanno da culla alle larve degli insetti», spiega il dottor Pombi. «Procuriamoci dei prodotti larvicidi da mettere nell’acqua dei tombini, delle vasche e Delle fontanelle dei nostri terrazzi e giardini. Sono in vendita in farmacia o nei negozi specializzati di giardinaggio


Alcuni contengono tossine biologiche, con basso impatto sull’ambiente. Utilissimi i repellenti a base di icaridina o deet anche di giorno, quando la zanzara tigre colpisce». «Occhio se si va in Sud America», avverte il virologo Pregliasco. «Nelle 3 settimane successive al ritorno rivolgiti al medico se si manifestano sintomi che possono far sospettare l’infezione: febbre, dolori muscolari, congiuntivite, arrossamento cutaneo».


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Articolo pubblicato sul n.15 di Starbene in edicola dal 29/03/2016

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