Sindrome del tunnel carpale: le soluzioni senza intervento

Colpisce soprattutto le donne e si manifesta con formicolii, rigidità e dolori al polso che si irradiano fino alla mano. Ecco come curarla



di Ida Macchi

Formicolii, senso di intorpidimento, rigidità e dolori al polso che si irradiano alle prime tre dita della mano, talvolta anche all’anulare. Così si manifesta la sindrome del tunnel carpale, la più comune patologia della mano che colpisce soprattutto le donne, con un rapporto 9 a 1.

È dovuta a un restringimento del canale fibroso (denominato carpale) in cui scorre il nervo mediano, responsabile della sensibilità delle
dita», spiega il dottor Alberto Morelli, specialista in chirurgia della mano a Milano, Legnano, Novara, Vercelli e Roma.

«Ispessendosi, il tunnel carpale diventa una specie di cappio che comprime il nervo sensitivo, compromettendo le normali funzioni svolte dalle nostre mani come stringere, svitare, annodare o afferrare».

Le donne sono più esposte perché le variazioni ormonali, legate alla gravidanza e alla menopausa, aumentano la ritenzione idrica e lo spessore del carpale. La soluzione? Dipende dalla gravità del quadro. Ecco come “riappropriarsi” della sensibilità delle dita.

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POLSIERA, GYM E INTEGRATORI contro formicolii e indolenzimenti

Se l’ortopedico ti ha appena diagnosticato la sindrome, e non hai grossi disturbi ma solo passeggeri formicolii e “addormentamenti” (le cosiddette parestesie, frequenti di notte e di primo mattino), puoi provare a utilizzare un tutore specifico per questo problema.

«Si tratta di una polsiera rigida che mantiene il polso in posizione allineata con il braccio e la ano, evitando che il nervo venga eccessivamente compresso o stirato mentre si scrive al computer, si gioca a tennis, si guida o si svolgono le faccende domestiche», suggerisce il dottor Marco Gaspare Casano, fisioterapista osteopata, direttore del Centro di formazione post-universitaria Med grow up dell’ospedale Sacco di Milano.

«Si può indossare anche durante il sonno, ma per ottimizzarne l’effetto occorre cercare di dormire sul fianco opposto a quello della mano sofferente, appoggiando il braccio su un cuscino, con il gomito piegato».

Attenzione alla postura quando lavori al pc: appoggia i gomiti alla scrivania e adotta il classico tappetino, che facilita lo scorrimento del mouse, per scaricare il polso da tensioni eccessive.

Appena senti che la mano comincia a intorpidirsi, effettua questo semplice esercizio che sottopone il nervo mediano a una benefica ginnastica: in piedi, con le braccia tese in avanti e i palmi rivolti verso l’alto, porta le punta delle dita delle mani verso il basso e al contempo gira la testa dalla parte opposta a quella del polso dolorante.

Torna alla posizione di partenza e ripeti dieci volte. «Utile è anche assumere a cicli di tre mesi integratori che contengano acetil-l-carnitina, acido alfa lipoico e vitamine del gruppo B: hanno un effetto antiossidante sulla membrana delle cellule nervose», aggiunge il dottor Casano.

TERAPIE FISICHE SE AVVERTI ANCHE DOLORE

Per alleviare il fastidio e i disturbi della sensibilità, invece di imbottirti di farmaci antinfiammatori, puoi affidarti alla diatermia a media frequenza (nota con il nome di Tecarterapia) che utilizza due placche elettromagnetiche posizionate sul polso dolente.

«Emettono una corrente elettrica non percepibile, che genera un calore pronto a riscaldare i tessuti in profondità: in questo modo si migliora la circolazione riducendo l’infiammazione, si rilassano i muscoli contratti e si stimolano i fisiologici processi riparativi a carico del nervo sofferente», spiega il dottor Casano. «Ogni seduta dura circa 20 minuti e i primi benefici si avvertono subito. In genere, è necessario un ciclo di dieci applicazioni, che costano 40-60 € l’una».

In alternativa, puoi puntare sulle tecniche di neurodinamica: il fisioterapista, con apposite manovre, fa alternativamente tendere e rilassare il nervo, in modo da liberarlo dalla tensione esercitata dal canale fibroso. Le sedute durano 20 minuti e costano 50 € l’una.

Un’altra soluzione è la fibrolisi meccanica, un metodo che riesce a liberare il nervo compresso dalle strutture legamentose con appositi strumenti, quali uncini e ganci chiamati specilli. Anche in quest ocaso, sono sufficienti cinque sedute da 20 minuti (circa 50 € l’una). Maggiori informazioni su questa tecnica su fisioterapista-milano.com/fibrolisi.

QUANDO FARE L’INTERVENTO

Se i disturbi aumentano progressivamente e la mano perde parte della sua funzionalità (al punto da non riuscire a effettuare una presa perché non si riesce ad avvicinare il pollice alle altre dita) non resta che imboccare la strada della chirurgia mininvasiva. Necessaria soprattutto se, dopo aver effettuato l’elettromiografia del nervo mediano (per valutarne la conduzione nervosa) si scopre che è compromesso.

«La tecnica “retrograda” riduce al minimo il decorso post operatorio», spiega Alberto Morelli, ideatore del metodo endoscopico. «In anestesia locale e ambulatorialmente, si pratica un’incisione di un centimetro sul palmo della mano. Attraverso di essa, si introduce una minisonda che  fuoriesce da una seconda incisione sul polso. Al suo interno,passa una fibra ottica che visualizza su un monitor il tunnel carpale. Grazie a un microbisturi uncinato, il chirurgo lo allarga in modo che non comprima più il nervo».

Articolo pubblicato sul n.44 di Starbene in edicola dal 18/10/2016

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