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Tumore alla tiroide: tutte le novità

Nel nostro Paese e nel mondo è in aumento, soprattutto fra le giovani donne. Scopri le nuove cure e i nuovi esami diagnostici

credits: iStock



di Ida Macchi

Tumore della tiroide: nel nostro Paese e nel mondo è in aumento, soprattutto fra il gentil sesso (12,5 nuovi casi ogni 100 mila abitanti ogni anno) ed è il secondo tipo di carcinoma più frequente nelle under 45. Oggi, però, è possibile metterlo alle corde con meno fastidi.<

«La cura standard è la rimozione chirurgica della ghiandola e la successiva eliminazione del tessuto tiroideo sfuggito al bisturi con la terapia radiometabolica, che si effettua assumendo per via orale una compressa di iodio radioattivo», spiega il professor Alfredo Campennì, ricercatore e professore di medicina nucleare all’Università di Messina.

«La sostanza radioattiva utilizzata per la cura  si concentra all’interno del tessuto tiroideo che con il tempo potrebbe evolvere,o dare metastasi, e lo distrugge in modo selettivo. Perché questo trattamento sia efficace, fino a oggi era necessario sospendere per almeno un mese la terapia con l’ormone tiroideo (la L-tiroxina), immancabilmente prescritto in caso di asportazione del tumore, perché solo così i residui neoplastici erano più recettivi allo iodio radioattivo.

La sospensione dava però il via a tutta una serie di disagi: senza la terapia ormonale sostitutiva, il malato si ritrovava a dover fare i conti con stanchezza, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, maggior sensibilità al freddo, bradicardia, alterazioni dell’umore, sino alla depressione».


Cosa è cambiato
- Una nuova versione della terapia permette di superare questi problemi e di azzerare gli effetti collaterali indesiderati perché viene effettuata senza più dover interrompere la cura con la tiroxina. «Merito del TSH umano ricombinante: è un ormone prodotto in laboratorio del tutto simile a quello secreto dall’organismo, che di norma controlla le funzioni della tiroide», spiega il nostro esperto. 

«Viene somministrato con un’iniezione intramuscolare quotidiana, nei due giorni precedenti il trattamento radiometabolico, e non dà alcun effetto indesiderato. Solo in rari casi può provocare un leggero mal di testa o un po’ di nausea , che si risolvono però da soli, in breve.

Con l’utilizzo del TSH umano ricombinante, lo iodio radioattivo riconosce ugualmente il suo bersaglio anche se il paziente assume la tiroxina ». In Italia, questo trattamento viene effettuato nei centri di medicina nucleare di riferimento, dotati di posti letto “protetti” (aimn.it) e, poiché il TSH umano ricombinante è un farmaco ospedaliero, è dispensato tramite File “F” : nulla è a carico del paziente.


DIAGNOSI DEI NODULI PIÙ PRECISE

Novità anche sul fronte della diagnosi grazie a un radiofarmaco (99mTc-MIBI), che è stato al centro di uno studio pubblicato su Thyroid, rivista della Società Americana per la Tiroide.

«È utile per distinguere la natura dei noduli “indeterminati”, ovvero quelli la cui natura non riesce a essere definita con un ago aspirato e un successivo esame citologico», spiega il professor AlfredoCampennì, coordinatore dello studio.

«Il radiofarmaco viene iniettato e a seconda che si concentri o meno nel nodulo da indagare, permette di definirne la natura: se non si accumula, o viene eliminato, significa che il nodulo “è buono”. In caso contrario, è maligno.

La metodica permette perciò di ridurre il numero di pazienti avviati alla terapia chirurgica, che si rivela pesso non necessaria». È effettuabile presso il Policlinico universitario di Messina e all’Istituto oncologico della Svizzera italiana di Bellinzona-Lugano.


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Articolo pubblicato sul n. 31 di Starbene in edicola dal 19/07/2016


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