Solo l’anno scorso, l’associazione che riunisce gli endocrinologi clinici Americani avevano stilato le linee guida per la gestione clinica e assistenziale del diabete: all’inizio di quest’anno sono nuovamente intervenuti per modificarle, poiché la disponibilità di nuovi farmaci ha reso possibile una migliore gestione della glicemia fin dalle prime fasi di scoperta del disturbo, minimizzando il rischio di ipoglicemia per il paziente. Ecco i suggerimenti dell’AME, Associazione Medici Endocrinologi.
Cominciare una cura per il diabete espone in molti casi il paziente, prima dell’adeguamento posologico, al rischio ipoglicemia, la più frequente complicanza acuta del diabete che può manifestarsi con un corteo sintomatologico alquanto variegato: dalla sensazione di fame, al senso di debolezza, al mal di testa, ai tremori, alle palpitazioni, fino a sonnolenza, depressione e irritabilità.
Non sempre la terapia ipoglicemizzante, inoltre, riesce a normalizzare la glicemia come dovrebbe, a volte anche a causa di una scarsa aderenza alla terapia da parte del paziente, ma la conseguenza è che un diabete fuori controllo determina l’insorgenza di complicanze cardiovascolari, renali, oculari e di circolazione agli arti inferiori.
Il diabete, inoltre, si associa ad un sensibile aumento del rischio di mortalità per varie cause, per questo va trattato precocemente e bene.
Nelle nuove linee guida si insiste molto sull’importanza della conoscenza dell’indice glicemico dei diversi alimenti, di come si dovrebbero associare correttamente i vari gruppi alimentari, di come bisognerebbe privilegiare l’assunzione dei grassi insaturi vegetali e di come andrebbero limitati gli zuccheri a rapido assorbimento.
I diabetici, infine, non dovrebbero trascurare di dormire almeno sette ore per notte e svolgere almeno 150 minuti di attività fisica a settimana.
Fra le molecole recentemente introdotte per il controllo della glicemia, è interessante la capacità di alcune nel favorire la perdita di peso, un fattore importate considerando che vi sono molecole per il controllo glicemico che fra gli effetti collaterali noverano proprio l’aumento di peso.
Poter scendere di peso, invece, costituisce uno dei primi passi per fronteggiare il controllo glicemico soprattutto nei pazienti in sovrappeso o obesi.
Come precisa il professor Edoardo Guastamacchia, docente presso l’istituto di Endocrinologia dell’Università di Bari, «per il trattamento del diabete oggi disponiamo, fra gli altri, di liraglutide, una molecola capace di rendere più armonica la secrezione degli ormoni pancreatici e in grado di trattare anche sovrappeso e obesità per la sua capacità di interagire con specifici recettori cerebrali che regolano l’appetito».
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