Insonnia, i migliori farmaci per dormire bene

Fatichi a prendere sonno? Oppure hai frequenti risvegli notturni? Se stai pensando ai sonniferi, ecco quali scegliere



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di Ida Macchi

Nove milioni di italiani soffrono d’insonnia cronica, mentre il 45% fa i conti con quella transitoria. Un sondaggio dell’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico, condotto su un campione di 900 persone), inoltre, ha rilevato che 4 su 10 hanno difficoltà ad addormentarsi, 3 diversi risvegli durante la notte, mentre 2 aprono gli occhi molto prima della sveglia. Così l’ansiolitico diventa per molti una scelta obbligata. Lo confermano anche i dati del consumo: ben 2 milioni e mezzo di persone, nel nostro Paese, ricorrono ogni giorno ai tranquillanti.

Per loro è in arrivo in Italia, entro il prossimo anno, un nuovo tipo di sonniferi. Già in vendita in America, hanno un nuovo meccanismo d’azione perché contengono molecole (come il suvorexant) che conciliano il riposo, contrastando l’azione di due neuromediatori (orexina e istamina) “attivatori” della veglia. Rispetto a quelli attuali, non hanno azione sedativa, riducono gli effetti collaterali negativi sulla memoria e assecondano i ritmi fisiologici del sonno. Insomma, un sonnifero che agisce più naturalmente.


Le molecole più efficaci

Nell’attesa, se prendere sonno per te è un problema, segui le indicazioni dell’American academy of sleep medicine, una delle massime autorità in materia. Di recente ha stilato le linee guida per la scelta del farmaco ideale. Per chi ha difficoltà ad addormentarsi o soffre di sonno interrotto sono indicate alcune benzodiazepine (triazolam, temazepam) e i cosiddetti Z farmaci, sedativi che contengono come principio attivo lo zolpidem, lo zoplicone o lo zaleplon: «Agiscono su particolari recettori, i Gaba, presenti nel sistema nervoso centrale, riducendo l’eccitabilità dei neuroni ed esercitando un’azione tranquillante e ipnotica», spiega il professor Luigi Ferini Strambi, direttore del Centro di Medicina del Sonno del San Raffaele di Milano. «Vanno assunti mezz’ora prima di andare a dormire: la loro concentrazione nel sangue si riduce nel giro di 4-5 ore e al mattino non lasciano sonnolenza o senso di ottundimento, che possono rallentare le attività quotidiane. Attenzione però ai tempi di cura: devono essere utilizzati sotto controllo medico per non più di 2-3 settimane e a basso dosaggio. Vietato il fai da te: per evitare dipendenza».


Se le pillole non funzionano

Se le pilloe non sono efficaci, inutile insistere: «Meglio eseguire una polisonnografia, un esame notturno che viene effettuato nei centri di medicina del sonno (il loro elenco su sonnomed.it), in grado di svelare se l’insonnia è provocata da cause particolari che non rispondono ai sonniferi», conclude il nostro esperto.


E la melatonina...

Le linee guida americane non suggeriscono la melatonina come rimedio per l’insonnia: «Più che un ipnotico, la melatonina è considerata una sostanza ipno-favorente che crea rilassamento generale e, di conseguenza, favorisce il riposo», spiega il professor Ferini Strambi. «È indicata per chi soffre di sindrome da fase di sonno ritardata, cioè quelle persone, i “gufi”, che la sera non andrebbero mai a dormire, mentre al mattino fanno fatica ad alzarsi. È ideale nei casi di jet-lag, per sincronizzarsi con il nuovo orario e per chi soffre di disturbo comportamentale in sonno Rem e, mentre sogna, si agita molto, spesso scalciando e urlando».

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Articolo pubblicato sul n. 22 di Starbene in edicola dal 16/5/2017

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