Meningite C: in Toscana è davvero epidemia?

Cancellazione delle prenotazioni per le vacanze di Pasqua. Sta succedendo in Toscana, la regione che più di tutte è stata colpita dalla meningite da meningococco C, la forma batterica più “pesante”. Ma c’è davvero da preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con il nostro esperto



di Cinzia Testa


I medici rassicurano: può succedere che in certe zone si manifestino dei focolai di meningite batterica da meningococco C “concentrati”. Nel 2013, infatti, è accaduto in Veneto. Il motivo non è chiaro. E proprio per questo la Regione Toscana insieme all’Istituto superiore di sanità, sta avviando uno studio per capirne la ragione. Intanto, in Toscana si sta avviando una vasta campagna per somministrare il vaccino contro la meningite da meningococco C, l’unico modo realmente efficace al momento per riportare sotto controllo il rischio di contagio.

16 marzo 2016

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COME VERRÀ SOMMINISTRATO IL VACCINO IN TOSCANA

Il vaccino sarà gratuito per tutti nelle zone più colpite, cioè Firenze, Prato e Pistoia, mentre nel resto della Regione sarà gratuito per gli under 45, cosa che è già da anni, mentre gli altri potranno acquistarlo dietro pagamento di un ticket ridotto. «Il problema è che sta circolando il ceppo di meningite da meningococco C, molto aggressivo», spiega Fabrizio Pregliasco, professore aggregato di Igiene generale e applicata, dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli studi di Milano. «A differenza del solito, la meningite da meningococco C ha un’incubazione di cinque giorni circa, anziché i canonici 10-12».

Tranquilli, comunque: chi è stato vaccinato qualche anno fa ha sempre una buona copertura, anche contro questo ceppo. Per prudenza vale comunque sempre la regola di non stare troppo a lungo in luoghi affollati e di lavarsi spesso le mani. La trasmissione del batterio, infatti, avviene attraverso colpi di tosse e starnuti.

I SINTOMI DELLA MENINGITE NEI BAMBINI

«È importante anche conoscere bene i sintomi», aggiunge il professor Pregliasco. «Perché la meningite si può curare, a patto di intervenire tempestivamente».

Nei neonati e nei bambini i primi sintomi sono la febbre che in pochi istanti sale oltre i 39 gradi, lo sguardo è fisso e un po’ opaco, come se non vedesse, e c’è uno stato di sonnolenza continuo, così profondo da non riuscire a svegliare il bimbo.

Il piccolo inoltre non vuole essere toccato e ha una reazione esagerata di rifiuto anche nel caso di una leggera carezza sulla manina.

Attenzione anche alla comparsa di macchie rosse sul viso e sul corpo: sono grandi quanto una moneta da cinque centesimi e non scompaiono se vengono schiacciate con il polpastrello.

Un altro segnale della malattia è la rigidità della schiena, che il piccolo tiene inarcata all’indietro in modo innaturale.

Nei neonati inoltre può cambiare forma la fontanella, cioè il punto tenero sulla sommità della testa, che tende a gonfiarsi. Nei più grandicelli invece la nuca è come irrigidita e non si piega.

I SINTOMI DELLA MENINGITE NEGLI ADULTI

Anche per adolescenti, adulti e anziani il primo segno è la febbre che nell’arco di pochi minuti è oltre i 39.

L’altro sintomo tipico è il mal di testa: il dolore non ha nulla a che vedere con la solita cefalea e sale di intensità di minuto in minuto, fino a diventare insopportabile. È accompagnato da uno stato di rigidità alla nuca che rende impossibile piegare il capo in avanti.

Compaiono anche i dolori articolari e il male è tale da non riuscire neanche a sfiorarsi la pelle.

Nell’arco di poche ore infine si è costretti a stare al buio perché anche una lama di luce è insopportabile e non si riesce a stare in piedi a causa della stanchezza esagerata e della sonnolenza.

Può succedere, ma è meno frequente, di soffrire di “ondate” di nausea e crisi di vomito.

LE CURE DEVONO ESSERE TEMPESTIVE

In caso di sospetto non bisogna perdere tempo e andare in ospedale. Viene subito iniziata la cura antibiotica, che comprende un cocktail di più principi attivi somministrati in genere per via endovenosa. «Al momento della diagnosi è fondamentale ricostruire in tutta fretta i movimenti del paziente nei giorni precedenti», interviene il professor Pregliasco. «E chi è entrato in contatto col paziente deve iniziare subito una cura antibiotica preventiva per sgominare il batterio eventualmente presente prima che si scateni».

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