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Mal di testa: i centri specializzati per curarlo

È una malattia invalidante, ma ancora scarsamente considerata. Ecco come avere diagnosi e terapie giuste

credits: iStock



di Simona Acquistapace

L' Organizzazione Mondiale della Sanità colloca le cefalee tra le 20 malattie più invalidanti e  uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet le classifica addirittura come la terza causa di disabilità al mondo, calcolando i giorni vissuti nella morsa del dolore. Eppure, questo disturbo è ancora oggi una “malattia nascosta”, perché poco considerata: «Solamente il 16% di chi ne soffre si rivolge allo specialista. Troppo spesso ci si limita all’automedicazione e si accetta con triste rassegnazione il progressivo peggioramento della qualità della propria vita», osserva il dottor Fabio Marchioretto, responsabile del Centro cefalee dell'Ospedale Sacro Cuore di Negrar (VR).

«Invece è importante cercare di risolvere il disturbo, rivolgendosi a un Centro cefalee che come prima cosa faccia la diagnosi giusta (ogni mal di testa ha la sua cura) e poi costituisca un punto di riferimento per il paziente nella prevenzione e nei momenti di crisi».


Se il medico di base non basta

L’iter per una corretta diagnosi del proprio tipo di cefalea parte dal medico di base: in alcuni casi può fare lui stesso una valutazione, in altri (quando per esempio al dolore si accompagnano altri disturbi, come perdita di equilibrio o difficotà motorie) invierà subito il paziente all’attenzione del neurologo o dei “superspecialisti” del Centro cefalee.

In generale, comunque, è importante rivolgersi al centro specializzato se il mal di testa tende a ripresentarsi con regolarità e le terapie consigliate dal medico perdono di efficacia, oppure se il dolore peggiora nonostante le cure.

«Al momento di prendere l’appuntamento, non bisogna scoraggiarsi se i tempi di attesa sono lunghi: a seconda del centro, possono arrivare anche a 18 mesi per una prima visita», premette lo specialista. Ma una volta presi in carico, si potrà contare su medici che si occupano solo, o per la maggior parte del loro tempo, di questi disturbi, garantendo competenza e professionalità.

«E che soprattutto non sottovalutano il problema, ma comprendono le difficili condizioni di vita di chi ne soffre e si pongono come alleati per migliorarle », sottolinea il dottor Marchioretto. Al Centro si verrà sottoposti a esami specifici, con capacità diagnostiche elevate, che consentono di riconoscere anche le forme di cefalea più rare e di impostare trattamenti corretti.


Il trattamento dell'emicrania 

Il ricorso alla struttura è particolarmente importante quando gli attacchi sono così frequenti da compromettere la vita sociale e lavorativa. «Occorre a questo proposito distinguere tra cefalea tensiva, che rappresenta il 70% dei mal di testa, contraddistinta da alta frequenza e bassa intensità, per cui chi ne soffre riesce a svolgere le sue attività, ed emicrania (13%), che costringe ad annullare ogni impegno anche per 72 ore», precisa il dottor Marchioretto.

Questo secondo disturbo è caratterizzato da dolore pulsante a metà del capo, nausea, vomito, fastidio alla luce e al rumore. Quando queste lunghe crisi colpiscono 5-6 volte al mese, si è di fronte a una forma cronica, spesso associata all’abuso di farmaci. «L’emicrania è una malattia pesantemente antisociale», sottolinea lo specialista.

«Chi ne soffre in tre casi su quattro è di sesso femminile e si sente una cattiva moglie, madre, amica, lavoratrice. I familiari, dopo un iniziale atteggiamento di comprensione, tendono a diventare insofferenti nei confronti di una malattia che ostacola ogni attività, ogni momento di svago. Così la persona emicranica, pur di non trovarsi costretta a isolarsi a causa del dolore, spesso ricorre ai farmaci antidolorifici in modo incontrollato, assumendoli addirittura prima che la crisi si manifesti.

Questo abuso ha un effetto rimbalzo (rebound), per cui occorrono dosi sempre più forti e gli attacchi si ravvicinano, anche indotti dall’astinenza da farmaco». In questi casi (più frequenti di quanto si pensi, rappresentano il 2% delle emicranie, e il trend è in aumento), lo specialista prescriverà il ricovero presso il centro per un trattamento di wash out, ovvero una disintossicazione da farmaci. La degenza dura 10 giorni, durante la quale c’è la completa astensione dal consumo di antidolorifici.

Il protocollo prevede, oltre a 3 incontri con lo psicoterapeuta, un trattamento di idratazione con polivitaminici, più un antivomito, un blando ansiolitico, un diuretico. In caso di dolore intollerabile, viene somministrato paracetamolo per via endovenosa. Dalla quinta giornata, si comincia poi una terapia preventiva, che bisognerà proseguire a casa.

La visita di controllo è dopo 6-8 mesi, ma si mantengono nel frattempo i contatti via email. Lo scopo di questo trattamento è rompere il circolo vizioso e ripartire da una situazione “bonificata”. Una sorta di reset, che permette di ricominciare su nuovi presupposti gestendo la terapia, sia quella preventiva che quella per l’attacco, in modo corretto, in particolare utilizzando i farmaci di prima scelta secondo le linee guida di prestigiose società scientifiche come la Ehf (European Headache Federation) o la Sisc (Società italiana studio cefalee).


Quando si ricorre al botulino

Di recente, ha ottenuto l’autorizzazione ufficiale per la cura dell’emicrania cronica la tossina botulinica di tipo A: è una proteina naturale che, oltre a inibire la produzione del neurotrasmettitore acetilcolina e quindi la trasmissione degli impulsi nervosi alla muscolatura, rilassandola, impedisce il rilascio del Cgrp, un peptite con azione vasoattiva sicuramente implicato nell’emicrania.

La seduta consiste nell’inoculazione sottocutanea in zone prefissate del capo e del collo di microdosi di questa sostanza, con un ago sottilissimo. «Il paziente, per accedere a questa cura (registrata all’Aifa, Agenzia italiana del farmaco), deve avere un’impegnativa che certifichi un’emicrania cronica, ovvero per più di 15 giorni al mese per 3 mesi consecutivi», precisa il dottor Marchioretto.

«Attenzione, però: questa tecnica è efficace e priva di effetti collaterali solo se eseguita da mani esperte. Non bastano le competenze scientifiche, serve anche una grande manualità».


Le cure non farmacologiche

I Centri cefalee offrono anche diverse terapie non farmacologiche per la prevenzione e la cura del mal di testa. Tra queste c’è il biofeedback, utile soprattutto per le cefalee tensive. In che cosa consiste? Vengono applicati alcuni elettrodi sui muscoli che si tende a irrigidire (come quelli frontali e delle spalle), lo strumento registra l’alta contrazione muscolare e l’operatore tara lo strumento a un livello di attività più bassa.

Il paziente, che ha davanti a sé un video con un’immagine ferma e indossa degli auricolari, viene invitato a rilassarsi progressivamente e profondamente. Quando raggiunge il livello di attività muscolare più basso programmato sullo strumento, il video prende vita mostrando un bel filmato e la cuffia trasmette una musica piacevole. Ma se per qualsiasi motivo ci si si irrigidisce, ecco che video e musica subito si interrompono: per farli ripartire, occorre ritrovare lo stato di rilassamento precedente.

Con sedute ripetute, si impara ad acquisire una configurazione muscolare stabilmente rilassata. Altri metodi preventivi del mal di testa sono di taglio psicologico, come il training autogeno o la terapia cognitivo comportamentale, altri ancora galenici, come la somministrazione di vitamina B ad altissime dosi.

Al Centro cefalee imparare a curarsi è un lungo percorso da compiere insieme allo specialista, per arrivare a conoscersi meglio, ad avere più fiducia in se stessi, a trovare dentro di sé energie positive per superare le crisi. Gli aiuti vengono dalle strategie alternative o complementari alle cure farmacologiche, dal lavoro sul proprio stile di vita, da nuove salutari abitudini.

«Il ruolo giocato da queste strutture è importante e dovrebbe essere incentivato: se si destinassero più risorse nella prevenzione e cura delle cefalee si potrebbero ottenere enormi risparmi, in termini di farmaci e di giornate lavorative perse», conclude l’esperto.


Anche i bambini ne soffrono

Se il mal di testa si manifesta prima dei 3-6 anni, oppure se il bambino si sveglia di notte per il dolore, occorre rivolgersi subito al pediatra, che, attraverso la prescrizione di visite specialistiche, deve escludere che sia il sintomo di altre patologie», premette la dottoressa Stefania Maria Bova, neuropsichiatra infantile dell’Ospedale dei Bambini Buzzi Asst Fbf-Sacco di Milano.

«Più di frequente, il mal di testa esordisce alle elementari (ne soffre circa il 30% dei bambini): a questa età non esiste una distinzione netta tra cefalea tensiva ed emicrania, i confini sono sfumati. Il medico di riferimento è il neuropsichiatra infantile», spiega la specialista.

È importante sapere che i reparti di neuropsichiatria infantile dei maggiori ospedali italiani hanno un ambulatorio appositamente dedicato alle cefalee, cui si accede prenotando la prima visita con l’impegnativa del pediatra di base. «Un intervento tempestivo è fondamentale per impedire che la cefalea si cronicizzi», conclude la neuropsichiatra


Per i casi più seri: l’elettrostimolazione

Un approccio innovativo, riservato alle emicranie croniche resistenti a tutti i trattamenti farmacologici, prevede l’utilizzo di lievi impulsi elettrici per stimolare il nervo grande occipitale e il nervo piccolo occipitale, localizzati sopra al collo.

Un piccolo neurostimolatore viene impiantato sottocute e trasmette l’impulso elettrico tramite due sottili filamenti (elettrocateteri), anch’essi impiantati sottocute. Si produce una specie di formicolio, che il paziente può regolare in intensità con un telecomando in caso di emicrania.

«Una metodica invasiva ma promettente, che abbiamo applicato molte volte anche nel nostro ospedale con una riduzione del 60% della frequenza delle crisi», conferma il dottor Gerardo Serra, responsabile del Servizio di terapia del dolore dell'Ospedale Sacro Cuore di Negrar (VR).


Come trovare il Centro più vicino

L’Italia vanta eccellenti centri per la diagnosi e terapia delle cefalee.
Tra i più accreditati:

  • Centro cefalee della Città della Salute e della Scienza di Torino
  • Centro per la diagnosi e cura delle cefalee e delle algie cranio-facciali dell’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano
  • Centro regionale diagnosi e cura delle cefalee dell’Istituto Mondino di Pavia
  • Centro di riferimento regionale per la diagnosi e la cura delle cefalee dell’Università degli studi di Padova
  • Centro cefalee dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar (VR)
  • Centro cefalee del Policlinico di Modena
  • Centro di riferimento regionale cefalee dell’Università Sapienza di Roma
  • Centro cefalee del Policlinico Giaccone di Palermo.


Per trovare l’elenco completo dei centri in Italia, consulta i siti delle due principali società che si occupano di mal di testa:

  • Sisc, Società italiana per lo studio delle cefalee, sisc.it;
  • Anircef, Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee, anircef.it


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Articolo pubblicato sul n.26 di Starbene in edicola dal 13/07/2017




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