Macchie della pelle: perché si formano?

A volte si tratta di un innocuo accumulo di melanina, altre di un problema più serio. Ecco come eliminare ogni dubbio



Bianco ghiaccio, rosate o color caffé? Non sempre le macchie che compaiono sulla pelle rivelano un semplice inestetismo. E spesso il problema delle discromie va affrontato con un dermatologo, invece di limitarsi alla “pulizia del viso” dall’estetista o all’acquisto di una crema depigmentante. Non di rado, infatti, le macchie sono l’esito di vere e proprie lesioni cutanee, come le cheratosi attiniche o il melanoma, o di malattie autoimmuni, come la vitiligine, che esigono cure mirate e tempestive. Grazie alla lampada di Wood e alla videodermatoscopia (anche nella nuova versione digitale), il dermatologo sarà in grado di analizzare la struttura interna della neoformazione e di stilare una diagnosi precisa. Scopri, nelle prossime pagine, quando ricorrere allo specialista.


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MELASMA

Come lo riconosci - È un insieme di chiaroscuri “a carta geografica” che compaiono in seguito a eccessivi bagni di sole non protetti. Si manifestano soprattutto sulle zone fotoesposte (fronte, naso, guance e décolleté) e colpiscono le donne con la carnagione mediterranea, specie se sono in gravidanza, in menopausa o prendono la pillola anticoncezionale. «Queste piccole macchie color caffelatte sono il frutto dell’interazione tra raggi UV e squilibri ormonali di varia natura», spiega il dottor Nicola Pittoni, dermatologo a Udine. «Semplice inestetismo, il melasma tende a sbiadire a fine estate. Ma le macchie più scure, dovute a un profondo accumulo di melanina, possono persistere guastando l’uniformità dell’incarnato».

Come lo curi - «Per cancellare queste antiestetiche ombreggiature il dermatologo prescrive delle creme depigmentanti a base di acido cojico o idrochinone (quest’ultime, a una concentrazione massima del 4%, solo come preparazione galenica)», spiega Pittoni. «Vanno usate tutte le sere per un mese e mezzo. Se le discromie sono ancora evidenti si effettuano due peeling dermatologici, distanziati 3 settimane l’uno dall’altro e composti da un mix di acidi. In alternativa, è possibile fare una-due sedute di laser Q-switched, che disgrega selettivamente la melanina, o un ciclo di luce pulsata medicale, da preferire al laser in caso di pelle sensibile e reattiva. La sua azione, infatti, è meno rapida ma più delicata».

 

CHERATOSI ATTINICA                                                          

Come la riconosci - È una piccola macchia in rilievo, sormontata da una crosticina trasparente, che spunta da un giorno all’altro su fronte, naso, gote, mento o zona perilabiale. Inizialmente rosa o rossastra, tende poi a scurirsi e a causare un forte pizzicore che spinge a grattarsi, spesso fino al sanguinamento. Al tatto, si riconosce per i bordi irregolari e la superficie se ca e ruvida, facile alla desquamazione (ma poi ritorna sempre!). La cheratosi attinica è una lesione precancerosa che non va sottovalutata perché può degenerare in un tumore cutaneo localizzato (basocellulare) o in un carcinoma più esteso e aggressivo (spinocellulare)», avverte il dottor Pittoni. «È causata da un’overdose di radiazioni solari che danneggiano il dna cellulare, innescando pericolose mutazioni».

Come la curi - È da poco arrivato in farmacia un gel a base di ingenolo mebutato, un nuovo principio attivo che “scioglie” la lesione, a patto di essere applicato alla sera per 3-4 giorni di fila. «In alternativa si può ricorrere a un’altra novità: la terapia fotodinamica (PDT), trattamento ambulatoriale efficace e indolore», prosegue Pittoni. «Sulla cheratosi viene applicata una crema sensibilizzante, attivata dalla luce di una lampada a Led. Una sola seduta e la lesione viene distrutta alla radice. L’importante, per evitare recidive, è spalmare ogni mattina sulla zona trattata una crema con un filtro solare total block (spf 50+). Va utilizzata anche quando il cielo è coperto perché occorre proteggere la pelle persino dal pallido sole autunnale».

VITILIGINE

Come la riconosci -  caratterizzata da macchie grandi e irregolari, che tendono ad allargarsi e a confluire fra loro, di color bianco latte o ghiaccio. Spuntano all’improvviso su viso (specie intorno alla bocca), collo, mani, piedi, gomiti, seno o addome. La sua origine resta in gran parte sconosciuta, anche se diversi studi epidemiologici hanno osservato una correlazione tra traumi fisici o affettivi e comparsa di zone cutanee completamente depigmentate. «Per motivi genetici, a un certo punto il sistema immunitario va in tilt e aggredisce i melanociti, le cellule dello strato basale dell’epidermide, fino a distruggerli», spiega il dottor Giovanni Leone, responsabile del servizio di Fototerapia dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma. «La pelle macchiata di bianco, che non si abronza neanche in pieno sole, genera un forte disagio psicologico per la difficoltà di accettare la propria immagine allo specchio».

Come la curi - Fortunatamente, per tutte le donne affette da vitiligine c’è una grossa novità: l’autotrapianto di melanociti. «In un’unica seduta ambulatoriale, grazie a uno speciale kit si “gratta” un po’ di pelle dai glutei e, con il campione raccolto, si crea una sospensione cellulare liquida addizionata di acido ialuronico», spiega il dottor Leone. «Con una siringa, le cellule sane vengono quindi trasferite immediatamente nelle zone da “ricolorare”, in una specie di autotrapianto che mira a far attecchire i melanociti nella nuova sede. I risultati? 90% di successo per collo e viso, 80% per gambe e tronco. L’importante è selezionare bene i pazienti da trattare perché le chiazze devono essere stabili e circoscritte». In tutti gli altri casi, si ricorre alla classica fototerapia, che prevede lunghi cicli ospedalieri in cui la pelle viene esposta a particolari lampade UVB a banda stretta. Le sedute possono durare da 3 mesi a un anno, ma danno buoni risultati.

MELANOMA

Come lo riconosci - È una macchia irregolare dai bordi molto frastagliati, leggermente rilevata, che si presenta screziata, con diverse sfumature al suo interno (puntini scuri o macchioline più piccole). «Negli ultimi 10 anni l’incidenza del melanoma, vero e proprio tumore cutaneo, è raddoppiata: solo nel 2014 sono stati registrati 11.000 nuovi casi», afferma il professor Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’unità Melanoma e Immunoterapia Oncologica dell’Istituto dei Tumori di Napoli.

Come lo curi L’arma vincente è la diagnosi precoce. Identificato sul nascere, il melanoma viene asportato chirurgicamente e l’indice di guarigione supera il 90%. «Buone notizie anche per le forme tumorali diagnosticate a uno stadio più avanzato», prosegue Ascierto. «Le recenti terapie con anticorpi monoclonali immunomodulanti schierano in campo due molecole (ipilimumab e nivolumab) che stimolano il sistema immunitario a produrre più linfociti T, le nostre “squadre speciali” incaricate di intercettare e distruggere le cellule tumorali». A carico del SSN, queste nuove cure vengono dispensate nei centri oncologici italiani e assicurano un’alta percentuale di guarigione.

Nei: occhio ai cambiamenti

Se hai un neo sospetto, particolarmente “brutto” all’aspetto perché grosso, scuro e asimmetrico (“tagliato” idealmente in lungo,le due metà non sono sovrapponibili), osserva attentamente per qualche settimana la sua evoluzione. Se vedi che si modifica rapidamente, i suoi bordi sono sempre più sfrangiati e presenta delle strane striature blu o marrone scuro, oppure ha un diametro superiore ai 6 millimetri e sanguina facilmente vai subito dal dermatologo.

➔ Grazie alla videodermatoscopia, lo specialista lo ingrandisce 40 volte e visualizza la sua architettura interna, ripresa da una microtelecamera, su un monitor luminoso. Se è un melanoma interviene subito con l’escissione chirurgica. Se, invece, è un neo che può degenerare, fisserà nuovi controlli a sei mesi di distanza in modo da “marcare stretta” la sua evoluzione.


Articolo pubblicato sul n. 34 di Starbene in edicola dall'11/08/2015

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