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Diabete infantile: i campanelli d’allarme

Ci sono alcuni segnali che permettono di intervenire subito. Scopri quali sono

credits: iStock



di Ida Macchi


Un ricovero al pronto soccorso in condizioni molto gravi. Esordisce spesso così il diabete infantile, la malattia metabolica più diffusa nell’infanzia: solo in Italia colpisce 20.000 bambini e adolescenti, con un’incidenza che negli ultimi 15 anni è raddoppiata. Se non riconosciuto, il disturbo può innescare una chetoacidosi: nel sangue si accumulano lucosio e corpi chetonici, sostanze tossiche che possono essere fatali perché provocano lesioni cerebrali.

Proprio per questo, la Società italiana di diabetologia e endocrinologia pediatrica (Siedp), con il contributo di Bayer Health Care, avvierà il prossimo 21 marzo 2016 una campagna di informazione nelle scuole e presso i pediatri. L’obiettivo è sensibilizzare i genitori, che devono imparare a riconoscere i primi campanelli d’allarme. Ce li spiega Mohamad Maghnie, responsabile dell’Unità operativa di endocrinologia clinica e sperimentale dell’Istituto Gaslini di Genova.

sintomi da non trascurare

Il diabete infantile (o di tipo 1) è una malattia autoimmune che ha come bersaglio le cellule beta del pancreas, specializzate nel produrre insulina, l’ormone che regola il metabolismo degli zuccheri. Aggredite da autoanticorpi prodotti dall’organismo, vengono letteralmente distrutte. Questo processo è lento e, anche se la malattia può essere presente sin dalla nascita, l’organismo riesce inizialmente a compensare la carenza di insulina.

Quando però l’ormone diminuisce troppo, il glucosio si accumula nel sangue e viene eliminato nelle urine, provocando l’aumento della sete e dell’esigenza di fare la pipì, anche di notte. Così il bambino si disidrata e perde peso, anche se è tutt’altro che inappetente. Se poi ha sonno e respira in modo superficiale, ha l’alito che odora di frutta marcia e ha gli occhi cerchiati occorre intervenire subito. Di fronte a segnali di questo tipo bisogna andare subito al pronto soccorso. Così si evita che la chetoacidosi possa aggravarsi, portando a danni irreparabili. 

Le nuove linee guida

Grazie alle recenti indicazioni, stilate dalla Siedp, per la gestione di questa emergenza, oggi tutti i medici sanno che le prime due ore sono fondamentali: attraverso la somministrazione di soluzione fisiologica (acqua e sali) possono far fronte alla disidratazione, che può portare a una crisi ipoglicemica. Poi, le cure per il diabete non mancano e si basano essenzialmente sulle infiltrazioni di insulina


Sport e dieta: i grandi alleati

> Ok agli sport aerobici (corsa, pallacanestro, pattinaggio, nuoto) da effettuare tre volte alla settimana: aiutano a bruciare gli zuccheri, permettendo di ridurre le dosi di insulina da utilizzare. 

> Anche la dieta corretta è fondamentale. Quella ideale è calibrata così: 50- 55% di carboidrati, 15% di proteine e 25-30 % di grassi. Da evitare gli zuccheri semplici (zucchero da tavola o miele,per esempio) che possono essere sostituiti da dolcificanti. No anche all’abuso di succhi di frutta industriali e di bevande gassate mentre un “vero” dolcetto (una fetta di torta fatta in casa, per esempio) può essere concesso, senza rischio di picchi iperglicemici se il bambino è ben compensato.


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Articolo pubblicato sul n. 6 di Starbene in edicola dal 26/01/2016