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Intolleranza al glutine: quando è infondata

Solo una piccola parte di chi sceglie una dieta senza glutine è davvero intollerante. Le conferme arrivano da un nuovo studio australiano

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Un nuovo studio australiano pubblicato sul Medical Journal of Australia conferma quello che altre ricerche hanno dimostrato e che medici ed esperti già sospettavano: secondo i ricercatori dell'Università di Newcastle, solo una piccola parte di chi sceglie una dieta senza glutine è davvero intollerante.


La moda del gluten free

Secondo i dati Nielsen diffusi dall'Associazione Italiana Celiachia (AIC), in Italia ogni anno si spendono 320 milioni di euro per prodotti senza glutine, ma solo 215 sono quelli erogati per la terapia dei pazienti celiaci.

Inoltre, il 10 per cento degli italiani dichiara di avere allergie o intolleranze. I cibi più evitati? Glutine e lattosio. Ma chi li acquista è davvero intollerante? Forse no. I dati della Società italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica rivelano che circa il 25 per cento degli italiani è convinto di avere un'allergia o intolleranza alimentare, ma in realtà a soffrirne è solo il 4,5 per cento. Ed è boom anche di persone che scelgono una dieta senza glutine pur non avendo una diagnosi di celiachia.


Allergia o intolleranza?

Rinunciare al frumento senza aver consultato uno specialista può portare ad avere gravi carenze nutrizionali. Una delle prime cose da capire, se si pensa di avere problemi con il cibo, è la differenza tra allergia e intolleranza.

La prima si manifesta quasi subito, bastano pochi milligrammi di un alimento per scatenare reazioni. E per questo motivo è più facile da diagnosticare.

L’intolleranza, invece, si manifesta nel tempo ed è meno intercettabile.

I cibi più incriminati sono il glutine, il lievito e il frumento, ma in realtà tutti gli alimenti possono dare intolleranze. Il motivo? Una dieta monotona e poco varia. Mangiare sempre le stesse cose alla lunga può infiammare l’intestino e intossicarlo.


Come si diagnostica l’intolleranza al glutine

Se ci sono dolori addominali, gonfiore, anemia, meglio non eliminare cibi a caso ma rivolgersi a uno specialista (l’allergologo, il nutrizionista o il gastroenterologo) per approfondire l’origine del disturbo attraverso esami specifici.

Per un mese, sarà utile tenere un diario alimentare sul quale  segnare l’elenco dei cibi mangiati e dei sintomi. Così sarà più facile per il medico arrivare a una diagnosi più certa.

Molto spesso è solo una forma di colite che si cura con la dieta ed eliminando o riducendo per un po’ i legumi, le verdure ricche di fibre, i prodotti da forno che infiammano e irritano il colon.

Oppure, sempre più spesso, si tratta di reazioni psicosomatiche. Lo stress incide molto sui problemi di digestione e di assimilazione dei nutrienti. Ma non è sempre “colpa” del glutine. Basta variare molto la dieta ed eliminare la fonte di stress, non un cibo in particolare.

settembre 2017

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