hero image

La dieta gluten free non migliora le prestazioni atletiche

Molti sportivi seguono una dieta gluten free credendo di migliorare le proprie performance. Ma non c’è nessun beneficio a fare questa scelta. Le ultime ricerche lo confermano



Se fai sport ma non soffri di celiachia non hai motivi per eliminare il glutine dalla tua dieta. Privartene non ti aiuterà a stare meglio e nemmeno a migliorare le tue performance. Ne sono convinti, prove alla mano, i ricercatori australiani dell’University of Tasmania. Da un loro sondaggio su 1400 atleti è risultato che ben il 41% segue una dieta gluten free, pur non essendo celiaco, nell'illusione di trarne qualche beneficio.

Hanno così deciso di mettere alla prova 13 ciclisti agonistici (8 uomini e 5 donne) per capire se questa scelta può essere effettivamente utile. Ebbene, nessuno degli sportivi seguiti ha ottenuto risultati migliori o peggiori modificando l'alimentazione. Con o senza glutine, il rendimento "sul campo" è rimasto stabile. E anche lo stato infiammatorio del loro intestino (il primo organo a essere colpito dalla celiachia) non ha subito alcun cambiamento. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American College of Sport Medicine e sul magazine Running Competition


NON SEI CELIACO, NON RINUNCIARE ALLA PASTA

«Le diete "senza" (il glutine, il lattosio, le uova) hanno senso solo se c'è un problema di salute reale, accertato con esami riconosciuti dalla letteratura scientifica internazionale», afferma il dottor Michelangelo Giampietro, specialista in scienza dell'alimentazione e in medicina dello sport. «Togliere a priori, sulla base di un’autoanalisi o dell’esito di test non validati, non solo non serve ma può portare allo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare come l'ortoressia (mangio solo ciò che ritengo sano).

La questione va semmai posta in termini di nutrienti: carboidrati, proteine, grassi. Le fonti possono essere diverse, quello che conta è rispettare le quantità adeguate.

Negli atleti il fabbisogno lipidico è sempre di circa 1,1 g per kg di peso corporeo (come dire: 55 g se sei 50 kg, 66 g se arrivi a 60, 77 g se raggiungi i 70). L'apporto proteico può invece passare da 1,2 a un massimo di 2 g per kg in base al tipo di attività: sarà maggiore, per esempio, per chi fa sollevamento pesi o lancio del disco, minore per chi pratica una disciplina aerobica (nuoto, corsa, pattinaggio). Ma quella che cambia maggiormente, nella dieta di uno sportivo, è la quota di carboidrati», puntualizza il nostro esperto. «A determinarla sono sia la durata dello sforzo, sia la sua intensità. Più queste due variabili aumentano, più cresce il bisogno di zuccheri complessi. Basti pensare che mentre a uno “sportivo della domenica”, che nel resto della settimana si muove poco o niente, ne bastano 2 g per kg di peso corporeo, le necessità, per un maratoneta, possono arrivare a 5 volte tanto: 10 g. Che poi questi carboidrati provengano dalla pasta (che contiene il glutine) o dal riso (che ne è privo) per l'organismo non fa differenza: li utilizza nello stesso identico modo.


OCCHIO ALLE MODE E ALLA PUBBLICITA'

Nel sito di un'azienda che produce pasta di mais una nutrizionista scrive che i prodotti sono «totalmente privi di glutine e, grazie alla loro leggerezza e alta digeribilità, costituiscono una carta vincente non solo per gli sportivi celiaci ma per tutti coloro che praticano sport a livello amatoriale o agonistico». In particolare, vengono considerati «un ottimo supporto all'impegno metabolico del ciclista in allenamento e in gara». Affermazione oggi decisamente smentita dai risultati dello studio australiano.

«Questo non significa che chi non ama il frumento debba per forza inserirlo nei suoi menu», chiarisce il dottor Giampietro. «I gusti vanno rispettati, altrimenti una dieta finirebbe per non essere seguita. Sono anche disposto a concedere che se un atleta è convinto di non digerire bene il glutine possa evitare di portarlo in tavola. Ma solo a una condizione: che non pensi, con questa esclusione, di ottenere risultati migliori (né in termini agonisti né di salute)».

19 febbraio 2016


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Celiachia in aumento: quello che c'è da sapere

Celiachia: nei ristoranti sempre più piatti gourmet senza glutine

Sensibilità al glutine non significa celiachia