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Convulsioni febbrili: le mosse giuste

Durano pochissimi minuti e fanno molta paura. Ecco come comportarsi per evitare errori

credits: iStock



di Valentino Maimone


Durano pochissimi minuti, più che sufficienti per creare il panico: «Sono le convulsioni febbrili, un fenomeno che si verifica nel 5% dei bambini tra uno e due anni», spiega il dottor Raffaele Falsaperla, presidente della Società italiana di neurologia pediatrica. «Salvo rarissimi casi, non c’è alcun pericolo concreto», rassicura l’esperto, ma è sempre meglio non farsi trovare impreparati da una crisi. 


PERCHÉ COMPAIONO

«Non è ancora stata fatta chiarezza sui fattori che scatenano le convulsioni febbrili», precisa Falsaperla. «Probabilmente dipendono da una predisposizione genetica, ma al momento l’unico collegamento certo è con la febbre. Quando sale (o scende) rapidamente oppure è già molto alta, può arrivare un attacco, che si presenta senza preavviso in pochi secondi. Il bimbo comincia a sussultare, tutto il suo corpo si irrigidisce ed è percorso da contrazioni e scossoni. Lo sguardo è fisso o punta su un solo lato e quasi sempre c’è una perdita di coscienza».


GLI ERRORI DA EVITARE

In situazioni come queste è inevitabile che un genitore pensi al peggio, ma occorre mantenere la calma perché nella stragrande maggioranza dei casi le convulsioni scompaiono da sole nel giro di tre minuti. «Cercare di far rinvenire il bambino con schiaffi sul viso o pacche sul sedere, o spruzzandogli il viso con acqua fredda è sbagliato. E, ancor peggio, provare ad aprirgli con la forza la bocca serrata: rischieresti di rompergli i denti o addirittura la mandibola», spiega l’esperto.


LE MOSSE GIUSTE

«Allentagli gli indumenti, specie attorno al collo. Volta il bambino su un fianco, per non rischiare che soffochi per la saliva o il vomito ed evita di farlo bere durante la crisi», precisa Falsaperla. A questo punto osservalo con attenzione finché non si calma, perché quando andrai dal pediatra dovrai saper rispondere ad alcune domande cruciali: le scosse riguardavano tutto il corpo o solo una parte? Muoveva più un braccio dell’altro? Quanto è durata la crisi?

«Se il problema si è protratto per due o tre minuti e ha interessato tutto il corpo, è la classica convulsione febbrile semplice: non lascia conseguenze e non ha bisogno di cure», spiega l’esperto. Se invece l’attacco è durato molto di più e ha colpito solo una zona, potrebbero essere necessari ulteriori approfondimenti (vedi qui sotto).


QUANDO OCCORRE INDAGARE

In casi molto rari le convulsioni possono essere più serie e pericolose: «Se durano 10-15 minuti, colpiscono prima dei 12 mesi  di vita, riguardano solo una parte del corpo e tendono a ripetersi, si tratta di forme complesse», spiega Falsaperla: «In questo caso occorre sottoporre il piccolo a una risonanza magnetica (anche subito dopo la crisi) e a un elettroencefalogramma (a distanza di una decina di giorni)».

Di solito queste forme dipendono da malformazioni genetiche, «ma si possono curare con farmaci anticonvulsivanti che riducono la soglia di eccitabilità del cervello. La terapia dura 2 anni, con controlli ogni 3-6 mesi», rassicura il dottor Falsaperla.


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Articolo pubblicato sul n. 12 di Starbene in edicola dall'08/03/2016

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