Uovo chiaro, cieco o gravidanza anembrionica

Quando la camera gestazionale risulta essere vuota, si parla di gravidanza anembrionica.



Anche quando l’ovulo e lo spermatozoo si incontrano e si fondono correttamente, non è detto che si instauri una gravidanza: se nell’utero potrebbe impiantarsi l’ovulo fecondato infatti, succede talvolta che non si sviluppi alcun embrione.

In questi casi, nonostante il prodotto di fecondazione sia presente e abbia anche attecchito nell’utero, si formano solamente il sacco vitellino ed il suo rivestimento di trofoblasto (ovvero della struttura che poi darà vita alla placenta), ma l’embrione non è presente perché ha smesso di crescere molto precocemente.

Tutto questo praticamente si traduce in un test di gravidanza positivo e persino in valori di β-HCG tutto sommato nella norma: la donna poi, avverte tutti i sintomi tipici della gravidanza, dalla nausea alla tensione al seno, anche se l’embrione non si sviluppa.

Questa situazione viene solitamente indicata con la dicitura “gravidanza anembrionica” o “uovo chiaro” (dall’inglese blighted) ed è una condizione relativamente frequente, poiché le stime parlano di una percentuale che interessa circa il 10-15% delle gravidanze.

«Il blighted ovum (o gravidanza anembrionica) è generalmente causato da un problema cromosomico. Questa condizione clinica rappresenta quasi il 50% delle cause di aborto nel primo trimetre di gravidanza e si verifica quando in una cellula uovo fecondata non si sviluppa l’embrione – spiega il dottor Carlo Gastaldi, primario del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Istituto Clinico Città di Brescia – Questo evento può essere causato dalla divisione anormale delle cellule o dalla scarsa qualità dello sperma o della cellula uovo».

Le gravidanze anembrioniche vengono di solito scoperte con l’ecografia transvaginale intorno alla sesta settimana di gestazione, durante la quale si rileva la presenza del sacco vitellino circondato da un trofoblasto di oltre tre centimetri, ma non l’embrione al suo interno.

Se la donna non è certa sulla data della sua ultima mestruazione, l’ecografia viene ripetuta dopo 7-10 giorni, ma se l’embrione non dovesse nuovamente risultare, la diagnosi viene confermata.

L’uovo chiaro si può considerare un aborto interno, e anche un dolore psicologico difficile da superare: «purtroppo però non esiste alcun tipo di prevenzione – prosegue il dottor Gastaldi – anche se va sottolineato che un simile episodio si verifica generalmente solo una volta nella storia riproduttiva di una donna. In caso di aborti ripetuti invece, è utile eseguire un test genetico per la coppia».

Solitamente entro 14 giorni vi è la spontanea espulsione di tutto il materiale, anche se in certi casi, una volta confermata la diagnosi, si può ricorrere all’evacuazione uterina mediante trattamento medico o raschiamento.

L’uovo chiaro generalmente non comporta impedimenti alla riproduzione, tanto che si può cercare di concepire nuovamente dopo due o tre cicli mestruali.

«Un episodio di blighted ovum non pregiudica una futura gravidanza – conclude il dottor Gastaldi – Solitamente, dopo due o tre mesi, la coppia può tranquillamente provare a concepire nuovamente».