Circolazione: le dritte per controllarla

Quando si verificano rallentamenti o inefficienze nel suo funzionamento, occorre prendersene cura. Scopri quali sono i campanelli d’allarme



di Ida Macchi

Un sofisticato sistema idraulico che distribuisce sangue, e quindi ossigeno, a tutto l’organismo, attraverso una fitta rete di vasi, lunga ben centomila chilometri: è la tua circolazione.

Le arterie partono dal cuore, trasportano sangue rosso vivo, ultraossigenato e, come in un albero, si suddividono in ramificazioni di calibro via via sempre più piccolo, sino a trasformarsi in capillari, un microcircolo che nutre la pelle e la periferia del tuo corpo.

Da qui, il sangue compie un percorso a ritroso e, attraverso le vene, prima sottilissime e progressivamente sempre più ampie, torna al cuore, portando sangue carico di scorie e anidride carbonica di scarto, da eliminare successivamente attraverso i polmoni.

Insomma, un ciclo continuo e incessante, che però non sempre fila liscio. Scopri subito, con i nostri esperti, quali sono i campanelli d’allarme che segnalano la presenza di rallentamenti o ostacoli.


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CRAMPI AI POLPACCI

Camminare è diventato difficile perché, anche dopo qualche centinaio di metri, accusi un dolore ai polpacci che ti obbliga a fermarti? E poi: dopo un breve stop il sintomo scompare, pronto però a rimanifestarsi non appena riprendi a muoverti?

«Questi sintomi potrebbero essere la spia della cosiddetta “malattia delle vetrine”, più propriamente definita arteriopatia ostruttiva periferica (Aocp), disturbo che colpisce il 10% degli italiani over 50 e che è più frequente tra i fumatori, in chi ha il colesterolo troppo alto, è in sovrappeso, soffre di ipertensione o di diabete», spiega Lidia Rota, ematologa e presidente di Alt, Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari.

«È causata dall’infiammazione delle arterie, soprattutto delle gambe: quando si cammina, i muscoli degli arti hanno bisogno di un maggior quantitativo di “carburante”, ma se le arterie sono ristrette o poco elastiche per colpa dell’aterosclerosi il sangue non riesce ad affluire nella giusta quantità e il dolore ne è la diretta conseguenza».

«Il primo step per verificare la sindrome è la misurazione del valore della pressione a livello del braccio e sulla caviglia: se i valori sono identici la situazione è normale», aggiunge la dottoressa Elisa Casabianca, angiologo e chirurgo vascolare dell’ospedale Humanitas.

«Se la pressione massima misurata sulla caviglia è invece più bassa è probabile che si tratti di Aocp e a questo punto è fondamentale rivolgersi ad un chirurgo vascolare e sottoporsi ad un ecocolordoppler, un esame che sfrutta la stessa metodica dell’ecografia.

Le cure non mancano: si parte dall’eliminazione dei fattori di rischio (colesterolo alto, ipertensione, diabete...) con buone abitudini di vita ed eventualmente con integratori o farmaci mirati.

Poi, se necessario, il medico può proporre di dilatare l’arteria ammalata con un intervento di angioplastica: in anestesia locale e sotto controllo
radiologico, inserisce nel punto ristretto del vaso sanguigno un apposito palloncino, gonfiandolo sino a eliminare il restringimento». 

GAMBE PESANTI, PIEDI E CAVIGLIE GONFIE

Dopo una giornata passata o in piedi o inchiodata alla scrivania, alla sera soffri di gonfiori agli arti inferiori: «Potrebbe essere la spia di un’insufficienza venosa, un rallentamento del ritorno del sangue venoso che ristagna nelle estremità, rilasciando liquidi che il sistema linfatico non riesce a riassorbire », spiega Elisa Casabianca.

È un disturbo tipico femminile (ne soffre circa il 30% delle donne giovani e il 50% di quelle over 50) ed è più frequente tra chi è in sovrappeso, ha problemi di stitichezza o di ritenzione idrica, prende la pillola anticoncezionale ma, soprattutto, ha una predisposizione famigliare ed è molto sedentaria.

Se ne soffri, la prima medicina riattiva-circolazione è proprio l’attività fisica. «Quella ideale: nuoto, acquagym o ciclette in acqua, da praticare almeno 2-3 volte la settimana», suggerisce la dottoressa Casabianca. «Mette in moto i muscoli delle gambe, “una pompa” utile a far ritornare il sangue venoso al cuore e ti garantisce un massaggio linfatico che facilita lo smaltimento dei liquidi. Utile anche passeggiare e salire le scale: l’appoggio della volta plantare sul terreno e l’attivazione dei muscoli delle gambe danno una sferzata alla circolazione. Se stai a lungo in piedi, per facilitare il ritorno del sangue al cuore, indossa calze elastiche a compressione graduata».

Ne esistono di preventive (con un “peso” pari a 15-18 mmHg) oppure curative, che esercitano una compressione maggiore: oggi sono leggere e con filati pregiati, simili ai normali collant.

La sera metti le gambe “in scarico“: siediti in poltrona e appoggiale su uno sgabello, tenendole leggermente sollevate( a 30°) rispetto al bacino. Oppure, dormi mettendo un rialzo sul fondo del letto.

Ricorri agli integratori a base di escina, rusco, ippocastano, centella o meliloto: ti forniscono bioflavonoidi che rendono più resistenti le pareti delle vene e quindi più efficienti nel garantire una buona circolazione.

Puoi associarli anche a pillole a base di cumarina o di diosmina, che aiutano il sistema linfatico a drenare i liquidi. Ideale fare cicli della durata di 3 mesi.

RETICOLI ROSSI O BLUASTRI

Su cosce o polpacci ti sono comparse “ragnatele” di capillari? Sono le teleangectasie, microdilatazioni dei vasi sanguigni superficiali simili ad arborescenze, visibili sotto l’epidermide.

«La loro presenza può essere solo un problema “estetico” legato a una fragilità costituzionale delle venuzze, ma anche la spia di un malfunzionamento delle valvole delle vene superficiali delle gambe (la piccola e la grande safena) che assicurano la risalita del sangue venoso al cuore.

Questa seconda eventualità è ancor più probabile se hai gonfiore, formicolii e senso di calore alle gambe, crampi notturni o macchie scure sulle caviglie», spiega l’esperta. «Per far chiarezza, metti in nota una visita dall’angiologo che, attraverso l’ecocolordoppler, valuta se le safene sono aperte e se le valvole hanno perso la loro tenuta».

Se le vene sono in perfetta salute, il medico può proporti di “cancellare” le teleangectasie con iniezioni sclerosanti o con il laser, trattamenti ambulatoriali “estetici”: nel primo caso, inietta nelle venuzze una soluzione di una sostanza che le occlude.

I costi: 100-150 euro a seduta. Se utilizza il laser, invece, ottiene lo stesso risultato passando sulla pelle un manipolo che emette energia termica. I costi: 200 euro. Fra le due tecniche non c’è sostanziale differenza (lo specialista usa la tecnica che preferisce) se non che con il laser di solito basta una seduta per eliminare il problema.

Se invece i tuoi disturbi dipendono da un malfunzionamento delle safene, devi intervenire a monte, ma oggi puoi risolvere i tuoi problemi in 30 minuti con interventi mininvasivi endovascolari : vengono effettuati ambulatorialmente, in anestesia locale e sfruttano l’energia termica emessa da una sottilissima sonda laser o a radiofrequenze.

Viene introdotta nel vaso malato attraverso un ago (senza alcuna incisione) e, sotto controllo ecografico, fatta risalire sino all’inguine. Poi viene lentamente sfilata e, nel suo percorso a ritroso, emette l’energia necessaria che causa prima la chiusura e poi la progressiva scomparsa della vena malata.

La sonda provoca solo un leggero fastidio. E puoi camminare subito, usando però per qualche giorno delle calze elastiche. L’intervento si fa in regime di Servizio sanitario. 

VENE TORTUOSE E DILATATE

Sul decorso delle principali vene superficiali della gambe ti sono comparse tortuosità e dilatazioni evidenti? Sono le varici, segno inequivocabile di un’insufficienza venosa ormai cronica.

Anche in questo caso, per far chiarezza è necessario un ecocolordoppler e, se il sangue circola “controcorrente” (sintomo tipico in questi casi) ma le safene non sono compromesse, il ricorso a calze elastiche curative e a uno stile di vita più sano (che includa il movimento o la perdita degli eventuali chili di troppo) possono tenere sotto controllo la situazione evitando che peggiori.

«Per eliminare le tortuosità, però, puoi ricorrere alla microflebectomia, trattamento chirurgico mininvasivo ambulatoriale, con il Servizio sanitario», precisa la dottoressa Casabianca.

«Effettuato in anestesia locale, dura 30 minuti, durante i quali il chirurgo sfila le varici con un apposito uncinetto, inserito attraverso minincisioni che lasciano cicatrici piccolissime.

Se le safene “non tengono più”, invece, la microflebectomia non basta e occorre nuovamente ricorrere ai trattamenti endovascolari con il laser o la radiofrequenza che, anche se soft rispetto alla chirurgia di un tempo, cauterizzano il vaso malato, trasformandolo in un “binario morto”. I risultati, sia estetici sia funzionali sono ottimi, anche a distanza di anni».

MANI E PIEDI FREDDI

Probabilmente, se hai spesso le estremità gelate, è colpa del tuo microcircolo, che non riesce ad adattarsi alle variazioni di temperatura esterne. Quando fa caldo i capillari arteriosi si dilatano per disperdere calore, mentre quando fa freddo si restringono per mantenere costante la temperatura del corpo.

«Il loro malfunzionamento potrebbe essere il campanello d’allarme di una pressione alta non riconosciuta o della sindrome di Reynaud», spiega Lidia Rota. «Infatti, se la pressione arteriosa rimane alta troppo a lungo, i vasi sanguigni perdono elasticità e sono meno efficienti nel dilatarsi e nel restringersi.

La sindrome di Reynaud, invece, non è una malattia, ma una spia di qualcosa che non funziona nella regolazione delle arterie: mani e piedi, oltre a essere freddi, possono diventare anche rossastri o molto pallidi, del colore della cera o addirittura bluastri, e causare molto dolore. Queste manifestazioni compaiono con l’esposizione al freddo, ma possono peggiorare se si aggiungono stress e ansia.

Se hai le mani fredde, perciò, per prima cosa controlla regolarmente la pressione arteriosa e, se effettivamente i valori sono costantemente
fuori range (superiore agli 80-130) parlane con il tuo medico: per riportarli entro valori normali spesso aiuta effettuare attività fisica regolare di tipo aerobico (40 minuti, 3 volte la settimana, di nuoto, fit walking, jogging lento, o bici), ridurre il sale da cucina e i caffè, eliminare il fumo e scegliere una alimentazione mediterranea.

Interpella lo specialista anche se sospetti la sindrome di Reynaud: può prescriverti una capillaroscopia o un ecocolordoppler delle arterie». Poi, smettere di fumare e iniziare un programma di attività fisica regolare sono i rimedi più semplici per ridurre subito i tuoi sintomi.

Per prevenirli, però , nelle giornate più fredde, indossa indumenti caldi, sia per proteggere mani e piedi sia il resto del corpo: i recettori per le basse temperature, infatti, sono disseminati su tutta la pelle.

Se questi sintomi compaiono con frequenza e non hai problemi gastrici, il medico può prescriverti anche un farmaco che fluidifica il sangue, come l’aspirina (quella che usano i cardiopatici), che facilita lo scorrere del sangue anche nei vasi molto piccoli, come quelli di mani e piedi.

LA DIETA OK PER LE VENE

Arricchisci la tua alimentazione di agrumi, albicocche, prugne, ananas, more, ribes nero, mirtilli, uva, lamponi, fragole, olive, pomodori, cicoria e ravanelli: contengono tutte bioflavonoidi e vitamina C, principi attivi che rinforzano l’endotelio (la parete interna delle vene), ma anche salicilati, che rendono fluido il sangue, riducendo il rischio di ristagni.

Per lo stesso motivo ok anche a 2-3 porzioni settimanali di pesce, scegliendo quelli più ricchi di grassi Omega 3: sono sgombro, merluzzo, pesce spada, tonno, trota, salmone e sardina.

Sì anche alle mele: contengono rutina, una sostanza che contrasta la formazione di placche aterosclerotiche che riducono il calibro delle arterie. Infine, promossi i semi di zucca, le noci e le nocciole: sono ricchi di vitamina E, che protegge le pareti delle arterie dalle infiammazioni.

4 REGOLE DI PREVENZIONE


1. Bevi acqua
- Ti aiuta a rendere più fluida la circolazione del sangue e a ridurre i ristagni. Sceglila povera di sodio e bevine almeno un litro e mezzo al giorno, lontano dai pasti.

2. "Allena" le vene delle gambe - Effettua ogni giorno un po’ di idroterapia casalinga, sottoponendo le pareti dei vasi sanguigni a una ginnastica che ne migliora il tono.
Come fare? Usa la doccia e passa il getto sulle gambe, procedendo dal basso verso l’alto, prima con l’acqua tiepida e poi con quella fredda. Alterna le 2 temperature, ognuna per 20 secondi, per più volte e termina sempre con il getto di acqua fredda.

3. Cura bene le infiammazioni - Se soffri di malattie infiammatorie croniche (colon irritabile, sinusiti, cistiti o infezioni vaginali ricorrenti) non trascurarle mai. Perché queste patologie interferiscono con i processi della coagulazione e facilitano la formazione di trombi.

4. Combatti la pancetta - Misura il girovita con un centimetro da sarta: se è tra gli 81 e gli 88 centimetri e hai concentrata la ciccia sulla pancia, quel grasso è pericoloso. Segnala che ci sono depositi di grasso anche intorno ai visceri e al cuore, depositi che ostacolano il ritorno del sangue.

OCCHIO AI SINTOMI DELLA TROMBOSI

«Chi soffre di vene varicose è a rischio aumentato di trombosi venose», mette in guardia Lidia Rota, ematologo. «All’interno dei vasi il sangue rallenta e può formare un coagulo (unt rombo) che blocca in parte o del tutto la circolazione, e liberare frammenti, o emboli, che raggiungendo il polmone provocano un infarto polmonare.

Non sottovalutare i caMpanelli d’allarme della trombosi: sono un dolore persistente simile a un crampo che non passa e la gamba che diventa dura, dolente, gonfia, arrossata.

Oppure un cordone rosso, duro e doloroso, lungo il decorso di una vena. Se compaiono parlane con il medico subito, soprattutto se sei in sovrappeso, hai subito recentemente un intervento chirurgico o un’ingessatura (sono possibili fattori di rischio), sei in gravidanza o hai avuto una malattia febbrile che ti ha costretto a letto a lungo.

Ti prescriverà un ecodoppler per verificare la presenza di un trombo in una vena, superficiale o profonda, e quindi una cura anticoagulante, come l’eparina, i farmaci dicumarolici o i nuovi anticoagulanti che sciolgono il trombo, evitando i guai peggiori».

Articolo pubblicato sul n. 14 di Starbene in edicola dal 21/03/2017

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