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Biopsia liquida, una nuova arma anticancro

Grazie a un semplice prelievo si potrà analizzare il Dna delle cellule maligne e stabilire l’efficacia delle terapie anticancro. Scopri come funziona

credits: iStock



Buone notizie per chi ha un tumore e deve verificare l’efficacia delle terapie. Fino a ieri, per controllare se la cosiddetta Target-Therapy (un mix di cure personalizzate, studiate in base al profilo molecolare tipico di ogni tumore) aveva dato i risultati sperati, si ricorreva a una biopsia di controllo.

Dopo il prelievo di tessuto iniziale, eseguito per diagnosticare il cancro, il paziente doveva quindi sottoporsi a un secondo piccolo intervento, per analizzare la risposta alla terapia e controllare se il tumore avesse sviluppato qualche subdola forma di farmaco-resistenza.

«Oggi, invece, il controllo è molto più semplice perché si sta diffondendo anche in Italia la cosiddetta biopsia liquida», spiega il dottor Luca Quagliaro, responsabile dell’unità di diagnostica molecolare dell’ospedale universitario di Basilea (Svizzera). Non occorre andare in sala operatoria per prelevare un nuovo frammento di tessuto, ma basta isolare a analizzare il Dna libero che “nuota” nel sangue e che viene sequenziato grazie alle moderne tecniche di NGS (Next Generation Sequencing).

In questo modo è possibile sapere se il tumore è rimasto uguale a quello diagnosticato o si è geneticamente modificato per eludere i farmaci. Fatto che impone di rivedere la strategia d’attacco. Introdotta da pochi mesi, la biopsia liquida sul sangue viene attualmente impiegata nei centri oncologici d’eccellenza, per verificare l’appropriatezza delle cure in caso di tumore al polmone.

Con l’arrivo del nuovo anno, il suo utilizzo verrà esteso anche ad altre forme tumorali, come quelli al seno, al colon e alle ovaie. «L’analisi del Dna libero circolante (questo è il suo nome tecnico) segna un grande passo in avanti nella lotta contro il tumore», prosegue il dottor Getty Quagliaro.

«Non solo vengono risparmiati al paziente, già provato dalla malattia, inutili prelievi che non sempre è possibile eseguire con tecniche mininvasive (se il tumore è profondo occorre incidere e “aprire”).

Permette anche di monitorare nel tempo l’evoluzione della malattia in modo da intercettare sul nascere eventuali e pericolose mutazioni genetiche che spingono il team di specialisti ad “aggiustare il tiro” delle terapie prescritte.

Non di rado accade che un certo tipo di farmaco biologico o chemioterapico, che nei primi mesi ha fatto effetto, funzioni sempre di meno perché il tumore ha cambiato volto. Occorre quindi riformulare tutto l’iter terapeutico, sulla base delle nuove indicazioni emerse dalla biopsia liquida. La quale può essere ripetuta più volte, essendo un esame per nulla invasivo».


ANCHE PER LA DIAGNOSI PRECOCE 

SE TEMI DI AVERE UN TUMORE Si chiama SCED (Solid Cancer Early Detection) ed è un test genetico, basato sulla biopsia liquida, che consente di analizzare, su un campione di sangue, ben 2800 mutazioni genetiche a carico di 50 geni e associate a 100 tipi di tumore.

«È indicato a tutti coloro che sospettano di avere un cancro, per familiarità, perché hanno disturbi o fumano molto», spiega il professor Giuseppe Novelli, genetista dell’università Tor Vergata di Roma dove esiste uno spin off del Bioscience Institute, leader mondiale nel campo dei test genetici.

Lo screening completo, che scopre il tumore ai primissimi stadi, costa 600 € e può essere fatto nei laboratori partner di Bioscience sparsi in tutta Italia (info al numero verde: 800-985177).


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Articolo pubblicato sul n.52 di Starbene in edicola dal 13/12/2016

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