Virus Zika: stato di allerta, non di allarme

Il virus Zika, noto da tempo, desta preoccupazioni soprattutto per la possibilità di provocare, nelle gestanti, danni fetali gravi



Il virus Zika appartiene alla famiglia Flaviviridae, ed è imparentato con i virus responsabili di malattie come la dengue, la febbre gialla, l’encefalite del Nilo occidentale e quella giapponese.

Il suo nome, Zika appunto, deriva dal fatto di essere stato isolato per la prima volta in un macaco della foresta di Zika, in Uganda, nel 1947, mentre è stata riscontrata la sua presenza negli essere umani per la prima volta nel 1968 in Nigeria.


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Il virus Zika si trasmette attraverso la puntura di zanzare del genere Aedes a cui appartengono la zanzara tigre e le zanzare responsabili della trasmissione della febbre gialla.

Nelle persone infette è presente anche nel sangue, per questo potrebbe essere trasmesso sia attraverso le trasfusioni che, come ha recentemente puntualizzato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite il contatto con liquido seminale umano infetto, e quindi attraverso i rapporti sessuali.

A preoccupare non è l’infezione virale in sé, poiché nel 25% dei casi il contagio è asintomatico mentre in tutti gli altri casi dà luogo a un corteo sintomatologico lieve, assimilabile in tutto e per tutto con quello di una normale infezione influenzale con febbricola, dolore alle ossa e spossatezza. L’attuale stato di allerta è connesso ai possibili danni che potrebbe causare al feto qualora l’infezione sia contratta in gravidanza.

Come precisa la Professoressa Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano e presidente Waidid, Associazione Mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, «in Centro e Sud America stanno monitorando i dati epidemiologici su alcune manifestazioni neurologiche come la sindrome di Guillain-Barrè, una malattia rara che colpisce i nervi e che causa la paralisi di gambe e braccia, per escludere che ci possa essere una correlazione con il virus Zika».

La diffusione del virus Zika è stata piuttosto larga in 22 Paesi dell’America Latina, con focolai circoscritti in altre nazioni quali Egitto, Thailandia, Vietnam, Malesia, Filippine, Uganda, Sierra Leone: alcuni casi sono stati isolati anche in Italia, tutte persone che erano state in vacanza in Brasile durante il 2015.

L’allerta nasce dalla raccomandazione, effettuata dai CDC americani, di non recarsi in quei paesi o di posticipare il viaggio qualora si stia progettando una gravidanza.

Come spiega Antonio Chirianni, Presidente della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, Direttore Dipartimento Malattie Infettive ed Urgenze Infettivologiche - Azienda Ospedaliera Ospedali dei Colli "Monaldi-Cotugno-CTO" Napoli, «al momento il problema più importante riguarda l’ipotesi secondo la quale alcuni bambini nati da donne che hanno avuto l’infezione durante la gravidanza, avrebbero presentato una microcefalia».

Allo stato attuale delle cose tutte le persone che evidenziano febbre nelle due settimane successive al rientro da zone endemiche devono farsi valutare in un centro specialistico.

Tutti coloro che affrontano un viaggio verso tali mete devono cercare per quanto possibile, attraverso l’uso di repellenti e tende, di prevenire le punture di zanzara, evitando di esporsi soprattutto durante il tramonto. Per il momento non esiste alcun vaccino e nessuna terapia contro il virus Zika.

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