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Olio di palma e tumori: cosa dice l’ultima ricerca

L’ultima ricerca dell’Efsa rivela che, rispetto ad altri grassi vegetali, l’olio di palma è quello che contiene la quantità maggiore di tre sostanze tossiche, di cui una è cancerogena

iStock




di Lidia Pensiero


Si torna a parlare di olio di palma e la confusione tra i consumatori (specie le mamme) aumenta. A tirare nuovamente in ballo l’olio tropicale è l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che nei giorni scorsi ha reso noti i risultati di uno studio sui contaminanti a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari trasformati, e che potrebbero causare potenziali problemi di salute. Si tratta di sostanze che si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati ad alte temperature (circa 200° C). I più elevati livelli di queste sostanze sono stati rinvenuti in oli e grassi di palma, ma anche in altri oli e grassi. Le principali fonti? Soprattutto per i bambini di tre anni di età, sono dolci e torte confezionati.


IL GLICIDOLO

Il gruppo di esperti scientifici dell’Efsa sui contaminanti nella catena alimentare (Contam) si è concentrato sulla tossicità del glicidolo, un composto precursore dei glicidil esteri degli acidi grassi (GE): «Ci sono evidenze sufficienti che il glicidolo sia genotossico e cancerogeno, perciò non è stato stabilito un livello di sicurezza per i GE», ha spiegato Helle Knutsen, presidente del gruppo Contam.


LE ALTRE SOSTANZE INCRIMINATE

Gli esperti hanno analizzato anche i rischi legati ad altre due sostanze: 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). «Abbiamo fissato una dose giornaliera tollerabile di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno per quanto riguarda la sostanza 3-MCPD e i suoi esteri degli acidi grassi sulla base delle evidenze che collegano questa sostanza a un danno d'organo nei test sugli animali», ha spiegato Knutsen aggiungendo che, invece, le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per quanto riguarda i 2-MCPD.


QUANTI CONTAMINANTI ASSUMIAMO

In base ai dati raccolti dagli studiosi, i livelli di glicidolo negli oli e grassi di palma si sono dimezzati tra il 2010 e il 2015, grazie alle misure volontarie adottate dai produttori. Dunque, l’esposizione dei consumatori a queste sostanze è diminuita. Invece, per quanto riguarda i 3-MCPD e 2-MCPD le stime relative ai bambini e agli adolescenti (fino a 18 anni di età) superano la dose giornaliera raccomandata e costituiscono un potenziale rischio per la salute.


I PRODOTTI SENZA OLIO DI PALMA

Per chi ogni giorno fa la spesa e deve scegliere le merendine per i propri figli, non è facile capire qual è la scelta giusta. Per fortuna, a seguito dell’ondata mediatica che si è scatenata, alcune aziende (tra cui Alce Nero, Gentilini, Misura, Colussi e anche Plasmon) hanno scelto volontariamente di eliminare l’olio di palma tra gli ingredienti. Dunque, un primo criterio potrebbe essere quello di scegliere prodotti “palm oil free”.

Ma cosa si usa al posto dell’olio di palma? Il burro, fonte di grassi saturi, vari oli vegetali e, nei prodotti migliori, olio di oliva o di girasole, di cui comunque non dobbiamo abusare. «Il problema dell’olio di palma è che è ricco di grassi saturi, il cui consumo è stato correlato a un maggior rischio cardiovascolare», spiega Andrea Ghiselli, nutrizionista del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Cra Nut). «Ma questo riguarda anche altri grassi come il burro, appunto, le margarine e altri oli vegetali», chiarisce l’esperto. Inoltre, la scelta di eliminare l’olio di palma potrebbe avere un effetto boomerang: «I consumatori, cioè, potrebbero pensare che siccome non c’è olio di palma i prodotti siano più salutari e quindi si possano mangiare senza problemi e limiti. E questo non è affatto vero», avverte Ghiselli.


COME SCEGLIERE I CIBI

E allora? «Non bisogna criminalizzare nessun alimento. Tutto si può mangiare con parsimonia e deve prevalere sempre il buon senso. Per quanto riguarda i più piccoli, non si possono offire solo con biscotti e prodotti confezionati, bisogna cercare di variare il più possibile l’alimentazione scegliendo alimenti freschi ogni volta che è possibile», suggerisce Ghiselli.

Un’altra ragione per non esagerare con i prodotti confezionati sta nel loro alto contenuto calorico e soprattutto negli zuccheri che possono favorire l’obesità, problema che riguarda anche molti bambini italiani. «Le mamme non devono dimenticare che il consumo di zuccheri aggiunti come miele, succhi di frutta o saccarosio non deve superare il 10% delle calorie giornaliere», conclude il nutrizionista.

5 maggio 2016

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