Allattamento AL SENO

Lo sviluppo dei latti “artificiali” sempre più simili al latte materno aveva condotto, negli anni settanta del Novecento, a una progressiva riduzione dell’allattamento al seno. Fortunatamente, in seguito vi è stata una vera e propria esplosione di studi sulle proprietà nutritive del latte materno e sugli effetti positivi dell’allattamento al seno per nutrice e bambino, […]



Lo sviluppo dei latti “artificiali” sempre più simili al latte materno aveva condotto, negli anni settanta del Novecento, a una progressiva riduzione dell’allattamento al seno. Fortunatamente, in seguito vi è stata una vera e propria esplosione di studi sulle proprietà nutritive del latte materno e sugli effetti positivi dell’allattamento al seno per nutrice e bambino, enfatizzati da campagne informative dell’OMS e dell’UNICEF, rivolte al pubblico e agli operatori sanitari.

Attualmente pediatri, ostetriche e infermieri consigliano l’allattamento al seno da iniziare già in ospedale, subito dopo la nascita e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di iniziare l’allattamento al seno entro un’ora dal parto e di mantenerlo in modo esclusivo per i primi 6 mesi di vita del bambino e come integrazione agli altri cibi anche fino ai 2 anni.

Unicità del latte materno Il latte materno è un alimento unico, di eccezionale valore nutritivo, di cui ancora oggi non si conoscono tutte le proprietà; per almeno sei mesi è l’unico alimento che serve al bambino, salvo casi rari.

Anche dopo che sono stati inseriti altri alimenti, il latte materno continua però a garantire nutrienti importanti.

Basti pensare che mezzo litro al giorno di latte materno garantisce a un bambino, nel secondo anno di vita, ancora un terzo del suo fabbisogno totale di calorie e di proteine, la metà circa del fabbisogno di vitamina A e il 95% di quello di vitamina C. Inoltre, gli studiosi hanno evidenziato la capacità del latte materno di condizionare anche lo sviluppo dei vari apparati del bambino, con riflessi positivi sulla crescita e sulla salute che si protraggono anche a lungo negli anni successivi.

Vantaggi per il bambino L’allattamento al seno difende il neonato da infezioni, gastroenterite, disidratazione, asma e altre allergie, coliche gassose, eritema da pannolino e così via, e probabilmente riduce anche il rischio di patologie gravi quali il diabete, la malattia di Crohn, l’ipertensione arteriosa, la leucemia e i linfomi.

Alcuni studiosi sostengono l’esistenza di vantaggi anche per un migliore sviluppo psicologico e intellettivo, una migliore funzione visiva anche nei nati prematuri, un minor numero di morti improvvise del lattante (SIDS). A tutto questo va aggiunto il prezioso vantaggio sull’attaccamento affettivo madre-figlio.

Vantaggi per la madre Anche per la nutrice l’allattamento offre vantaggi non solo di natura psicologica; permette infatti un recupero fisico più veloce dopo il parto, riduce l’incidenza di emorragie post-parto, diminuisce il rischio di tumori della mammella e dell’ovaio e protegge nei confronti dell’osteoporosi.

Cosa favorisce l’allattamento al seno Il contatto precoce tra mamma e bambino dopo il parto, permettendo il riconoscimento reciproco madre-figlio, è il fattore maggiormente favorito dall’allattamento al seno. Il bambino appena nato, appoggiato al seno della madre, guidato dall’olfatto, farà i primi tentativi di attaccarsi al capezzolo e, con la suzione, favorirà la produzione di ossitocina, l’ormone indispensabile alla lattazione.

Per questo, oggi, subito dopo la nascita si favorisce la permanenza nella stessa stanza del bambino e della madre il più a lungo possibile nell’arco delle 24 ore; la vicinanza permette anche di fornire le poppate nei momenti in cui il neonato le richiede.

L’allattamento “a richiesta” è considerato il sistema naturale che consente una produzione e un’offerta di latte adeguata alle esigenze nutritive del bambino, senza tentare di dare un ritmo rigido predefinito ai pasti, ma lasciando che l’intervallo sia legato alle richieste del bambino, e senza utilizzare né succhiotti né altri supplementi liquidi (soluzioni zuccherine, latte artificiale, tisane di camomilla e così via) per aumentare la distanza tra le poppate.

Crescita del bambino allattato al seno Si sa che il peso del neonato si riduce un po’ nei primi giorni di vita, per l’emissione di urine, feci, traspirazione e in parte anche perché non è ancora presente il latte materno.

Entro la decima giornata di vita, il neonato recupera il peso della nascita e, in genere, se comincia a guadagnare peso entro un paio di settimane, si può supporre che la sua alimentazione sia adeguata. Un bambino sano allattato al seno dovrebbe crescere almeno 125 g la settimana anche se vi sono bambini che crescono molto di più.

In attesa della pesata settimanale, nel caso di un bambino allattato solo al seno, la madre ha modo di capire se il neonato succhia abbastanza dal numero di pannolini che bagna: meno di 6 pannolini al giorno con urine scarse e di colore scuro indicano scarsa assunzione di liquidi e quindi di latte.

È giusto comunque che sia il pediatra curante a decidere se integrare l’alimentazione sulla base di una valutazione complessiva del suo stato di salute.

La poppata In genere non è necessario lavare il seno prima della poppata.

Non esiste una posizione ideale per l’allattamento, ma l’importante è stare comoda; subito dopo il parto e nelle poppate notturne può essere più utile sdraiarsi su un fianco; in genere si può allattare sedute con la schiena ben appoggiata, posizione che consente di evitare dolori muscolari.

Solitamente ogni mamma sperimenta varie soluzioni fino a trovare quella più confortevole, con il bambino ben attaccato a capezzolo e areola, le labbra rovesciate all’esterno, mentre la madre sostiene la mammella con pollice e indice.

Le guance devono rimanere tondeggianti senza che compaiano fossette durante la suzione e deve essere possibile apprezzare i rumori emessi dal bambino durante la deglutizione; alcuni completano la poppata in 5-10 minuti per seno, altri impiegano anche 20-30 minuti, ma bisogna ricordare che una poppata breve non significa che la quantità di latte sia insufficiente.

Anche il numero delle poppate non è definibile in maniera rigida: ci sono bambini che mangiano ogni due ore e altri che già dalla fine del primo mese si attestano su intervalli anche di 4-5 ore; alcuni dormono solo un po’ tra una poppata e l’altra, altri anche 3-4 ore: se il bambino cresce regolarmente, è sempre bene assecondare i suoi ritmi. [V.M.]