FarmaciTumori -Effetti collaterali
I farmaci antineoplastici attualmente in uso non consentono di esercitare un’azione esclusiva sulle cellule tumorali, ma colpiscono purtroppo anche cellule sane (sebbene in minor misura rispetto a quelle tumorali), in modo particolare quelle appartenenti a tessuti ad alto ritmo di crescita come i bulbi piliferi, il midollo osseo, la mucosa orale e quella gastrointestinale, l’ovaio e il testicolo. Gli effetti collaterali più comuni causati dai farmaci antineoplastici consistono quindi in: diminuzione di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine (prodotti dal midollo osseo); irritazione della mucosa della bocca e del palato; nausea, vomito, stipsi, diarrea (per l’effetto sull’apparato digerente); irregolarità mestruali, sterilità; caduta dei capelli (per l’azione sui bulbi piliferi).
La maggior parte di questi effetti collaterali è controllabile e viene risolta dopo la sospensione dei farmaci.
Allo scopo di minimizzare per quanto possibile questi inconvenienti, sono state messe a punto particolari strategie di somministrazione. In primo luogo la chemioterapia viene effettuata in modo intermittente, secondo schemi che prevedono cicli curativi della durata di pochi giorni, alternati a intervalli di riposo di 3-4 settimane; in questo modo si permette alle cellule normali di recuperare il danno subito, a scapito di quelle tumorali che possiedono un ritmo di ripresa molto più lento. Per ridurre ulteriormente gli effetti secondari della terapia si ricorre alla combinazione di più farmaci chemioterapici con differenti meccanismi d’azione contro il tumore, aumentando così l’efficacia globale della terapia. Ai farmaci convenzionali con classico meccanismo contro la proliferazione delle cellule tumorali, si sono affiancati recentemente i nuovi agenti più “molecolarmente” orientati (anticorpi monoclonali, inibitori della tirosinchinasi ecc.). Tali nuove terapie hanno dimostrato di potere causare, seppur raramente, reazioni inaspettate rispetto ai tipici effetti avversi delle terapie tradizionali (per esempio, tossicità cardiaca da trastuzumab, ipersensibilità da anticorpi monoclonali, polmonite interstiziale da gefitinib ecc.). I pazienti in terapia con farmaci antitumorali sono a rischio di infezioni a causa della riduzione del numero di globuli bianchi. Bisogna quindi evitare possibili fonti di contaminazione virale e talvolta utilizzare antibiotici a scopo preventivo nei confronti delle infezioni batteriche. Un altro problema legato all’uso delle terapie antiblastiche riguarda l’insorgenza di meccanismi di resistenza dell’organismo verso i farmaci antitumorali, attraverso l’acquisizione di una maggiore capacità di riparazione del DNA da parte delle cellule tumorali o la formazione di sostanze capaci di inattivare velocemente i farmaci stessi. [P.C., A.P.C.]
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