Immunoterapia antineoplastica
Trattamento di un tumore tramite la stimolazione del sistema immunitario.
L’immunoterapia antineoplastica, oggetto di studio da oltre un secolo, rimane ancora oggi in fase sperimentale. Ciononostante, è stata protagonista di numerosi tentativi terapeutici in tutto il mondo e costituisce indubbiamente una delle grandi possibilità future per trattare e guarire le forme tumorali. Attualmente, sono noti due tipi principali di terapia: la somministrazione di citochine e l’immunoterapia cellulare.
Somministrazione di citochine
Le citochine utilizzate a livello terapeutico vengono prodotte artificialmente in laboratorio, con tecniche di ingegneria genetica. L’interleuchina-2, la prima citochina scoperta, è attiva contro tre classi di cellule killer (globuli bianchi che uccidono le cellule tumorali): i linfociti T citotossici, i linfociti NK (natural killers) e i macrofagi. Si sono ottenuti risultati nel trattamento dei tumori renali, del melanoma maligno metastatizzato (tumore della pelle che si è esteso ad altri organi) e del tumore al colon, delle leucemie e dei linfomi. L’attività dell’interleuchina-2 ha carattere variabile e transitorio e comporta effetti indesiderati importanti: febbre, nausea, diarrea, confusione mentale, eruzioni cutanee, caduta della pressione arteriosa. Per tentare di aumentarne l’efficacia, si associa questa ad altre citochine, come gli interferoni, che hanno un’azione sia immunostimolante sia direttamente antitumorale. Inoltre, le interleuchine possono essere associate a una chemioterapia o a un’immunoterapia cellulare.
Immunoterapia cellulare
Questa stimolazione del sistema immunitario consiste nel prelevare i globuli bianchi del malato e nel sottoporli a trasformazione in laboratorio prima di reiniettarli. La trasformazione eseguita consiste in un’attivazione tramite le citochine e in una terapia genica.
L’attivazione tramite le citochine rimane, per il momento, il metodo di riferimento. Infatti, può produrre tre categorie di cellule killer reiniettabili, più efficaci delle cellule originali: le LAK (Lymphocyte Activated Killer, linfocita killer attivato), le MAK (Macrophage Activated Killer, macrofago killer attivato), e le TIL (Tumor Infiltrating Lymphocyte, linfocita che infiltra il tumore). Le TIL vengono prelevate direttamente da un frammento tumorale proveniente dal malato, in quanto sono presenti allo stato naturale nelle cellule cancerose, in cui si infiltrano cercando di eliminarle. Dopo l’attivazione e la reiniezione, queste cellule hanno la particolarità di concentrarsi nel tumore originario. Comunque, l’uso delle TIL richiede un intervento per prelevare il tumore, oltre alla coltura in laboratorio, di lunga durata (almeno 1 mese) e molto costosa.
La terapia genica si basa sul tentativo di modificare il genoma (insieme di geni portati dai cromosomi) di cellule che vengono poi somministrate al malato. In caso di immunoterapia antineoplastica si stanno attualmente studiando diversi approcci: si preleva un frammento del tumore e poi, in laboratorio, vi si introduce un gene di citochina (per esempio l’IL-2) in modo che le cellule tumorali così modificate stimolino il sistema immunitario quando vengono reiniettate nel malato. Un altro approccio consiste nel vaccinare i pazienti con un virus modificato contenente il gene di un antigene tumorale, quando è noto, a condizione che il virus abbia un’efficacia riconosciuta per il tessuto e che non sia patogeno.
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