Dosimetria
Misura dell’irradiazione (da raggi ionizzanti). Indipendentemente dalla loro origine, le radiazioni ionizzanti sono gravate dal rischio di esercitare effetti nefasti sull’organismo.
Questo rischio, la cui quantificazione è di competenza del fisico o del biologo, è proporzionale alla dose ricevuta, ma altrettanto importanti sono le condizioni in cui avviene l’esposizione. I pericoli maggiori e gli effetti più gravi (mutazione cellulare, trasformazione maligna, anemia, leucemia) sono associati allo sfruttamento della radioattività in campo militare o a gravi incidenti come quello avvenuto nell’aprile del 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl, in Bielorussia.
I rischi connessi alla radioterapia, il cui uso è riservato essenzialmente al trattamento dei tumori, sono minori e quelli legati a esami radiologici sono ancor più remoti; in quest’ultimo caso tuttavia occorre tener conto della frequenza dell’esposizione alle radiazioni, in quanto sono questi gli esami che vengono praticati più comunemente.
La radiologia presenta quindi un rischio relativo, legato alle radiazioni impiegate, sebbene i benefici apportati nella diagnosi e nel trattamento delle malattie siano palesi e tali da giustificarne l’uso. Un soggetto (non solo il paziente, ma anche e soprattutto il radiologo e i suoi collaboratori) non deve essere esposto a una quantità eccessiva di raggi X per un dato tempo. Per questo motivo è necessario tenere sotto controllo e misurare la dose di radiazioni ricevute dal personale sul lavoro mediante un dosimetro, piccolo apparecchio che i radiologi portano con sé.
Ogni dosimetro viene sottoposto a controlli regolari da parte di tecnici specializzati, per verificare che non vengano superate le dosi legalmente autorizzate. In conformità alle direttive europee, per ogni esame è obbligatorio indicare la quantità di raggi X erogata.
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