Allattamento al seno, un fatto non più solo privato

La poppata “pubblica” scatena ancora molte polemiche, ma sono evidenti i segni di un’accettazione sempre più diffusa



L’allattamento al seno prolungato, fino ai due anni e oltre se madre e figlio lo desiderano, è riconosciuto dall’Oms come vantaggioso sotto molti punti di vista – psicologico, relazionale, fisico e, si potrebbe aggiungere, economico. La poppata al seno, in genere, incontra anche l’approvazione sociale: una madre che allatta garantisce cura e accudimento. Ma allora perché l’allattamento in pubblico è spesso ancora tabù? Per fortuna sembra che qualcosa stia cambiando.

Facebook, per esempio, recentemente ha censurato la foto di Tara Ruby, una donna-soldato americana che ha immortalato un gruppo di mamme militari mentre nutrono al seno i figli. La foto, si legge sul wall della fotografa, è inspiegabilmente sparita la notte stessa della sua pubblicazione. Ripubblicata il giorno dopo, nel momento in cui scriviamo registra oltre 17.000 like compreso quello di Hillary Clinton.

In agosto Alex Dyke, un dj della Bbc, è stato sospeso dopo aver dichiarato in diretta che l’allattamento al seno in pubblico è roba da età della pietra: non contento, ha specificato che le mamme grasse lo disturbano quando si espongono, mentre quelle snelle e “di classe” vanno benissimo. Immediatamente è partita una petizione su change.org e la radio ha annunciato che, in attesa di un’indagine, lo speaker non sarebbe andato in onda.

All’inizio dell’estate, il gruppo di supporto all’allattamento al seno Breastfeeding Mama Talk ha dato una risposta ironica a un cartello su cui si leggeva: se devi allattare, per favore copriti. Insieme alla foto del cartello, il gruppo ha pubblicato i ritratti di mamme che allattavano nascondendo il viso (non il seno!) con coperte, magliette o maschere.

Dalle risposte ironiche a quelle pratiche, un esempio virtuoso lo dà il Comune di Milano con il progetto #HappyPopping, con cui Palazzo Marino invita aziende e privati ad accogliere le neomamme che desiderano dare la poppata al loro bebè senza doversi nascondere.

E Nestlè ha lanciato quest’anno la sua Maternity Protection Policy, che prevede l’allestimento di spazi dedicati all’allattamento in tutte le sue sedi per le dipendenti che ne vogliano approfittare durante l’orario di lavoro. In locali dedicati? Sì, ma per la tranquillità dei bambini.