Ormone dello sport: tra mito e realtà

Dopo un lungo dibattito, la ricerca scientifica ha confermato l’esistenza dell’irisina, il cosiddetto “ormone dello sport”



Quando nel 2012 ne fu annunciata la scoperta a opera di un gruppo di scienziati del Beth Israel Deaconess Medical Center, si pensò di essere finalmente sulla strada giusta per comprendere e quindi riprodurre i meccanismi celati dietro i benefici che provoca l’esercizio fisico sull’organismo.

Secondo lo studio in questione infatti, l’irisina (così chiamata in riferimento alla dea greca Iris, la messaggera degli dei), un ormone che agirebbe inducendo l’organismo a bruciare il grasso accumulato nel tessuto adiposo, aumenterebbe la sua concentrazione nel flusso sanguigno proprio in concomitanza allo svolgimento di un’attività fisica, un fattore che permetterebbe di aprire le porte verso la sperimentazione di nuovi trattamenti per la cura delle malattie metaboliche.


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Successivamente però, l’irisina, ovvero il cosiddetto “ormone dello sport” o “molecola brucia-grassi” (poiché a seguito dell’esercizio fisico comunicherebbe alle cellule del tessuto adiposo di bruciare i depositi di grasso per ricavare ulteriore energia con cui mantenere attivo l’organismo), era stata definita un mito, dal momento che sembrava non potesse esserne accertata la presenza nel sangue attraverso l’utilizzo di procedure specifiche.

In particolare, gli scienziati avevano dimostrato come gli anticorpi utilizzati precedentemente per misurare i livelli di irisina nel sangue (una metodologia chiamata ELISA, che osserva la reattività di determinati anticorpi per rintracciare la presenza di una particolare sostanza) erano mal controllati e aspecifici, pertanto reagivano a proteine sconosciute creando così un risultato definito come “falso positivo”.

Finalmente però, lo scorso 13 agosto, gli scienziati dell’Harvard Medical School hanno posto fine all’annosa questione dimostrando come l’irisina circoli effettivamente all’interno del sangue seppur in quantità minime, che aumentano poi durante la sessione di esercizio fisico.

«Sebbene la concentrazione di irisina nel sangue sia molto bassa (nell’ordine dei nanogrammi), questi quantitativi sono paragonabili a quelli osservati per altri importanti ormoni biologici, come l'insulina» spiega il dottor Bruce Spiegelman dall’Harvard Medical School.

«Abbiamo comunque sviluppato un protocollo che permette di misurare con precisione i livelli di incremento di irisina a seguito della sessione di esercizio fisico – prosegue l’esperto – La diatriba nata sull’esistenza dell’ormone dello sport, si riduce ora al disaccordo su come la proteina dell’irisina sia creata partendo dalle cellule del tessuto muscolare».

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