Autodifesa: 5 mosse illustrate da un’esperta

Iriada Gjondedaj, istruttrice di Krav Maga, ti illustra come eseguire cinque mosse di autodifesa



«La difesa personale non è solo un insieme di tecniche per neutralizzare un avversario ma è un insieme di misure, azioni, comportamenti e insegnamenti, utili a ridurre il rischio di essere coinvolti in situazioni pericolose» spiega Iriada Gjondedaj, autrice del libro “Krav Maga: come gestire un’aggressione”, Presidente dell’associazione sportiva Krav Maga Defence Solution nonché ideatrice dell’innovativo Kravfit, un programma di allenamento che unisce le tecniche di autodifesa del Krav Maga con la danza e la musica.


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«Puntare solo sulla forza fisica non è sufficiente – prosegue Iriada – Una donna avrebbe grandi difficoltà a prevalere su un aggressore di sesso maschile qualora contasse di far leva unicamente sulla forza fisica. Si rende necessario, allora, l’apprendimento di tecniche volte a sfruttare al meglio i punti deboli dell’avversario».

Ma oltre al lavoro tecnico, risulta di fondamentale importanza anche un lavoro psicologico, atto ad affrontare situazioni pericolose col giusto atteggiamento ed autocontrollo.

«A questo proposito, non si può non citare l’adrenalina, che è un’arma a doppio taglio – spiega l’esperta – Se da un lato può bloccare, dall’altro può sprigionare molta energia. Imparare a gestire il rilascio di adrenalina e, anziché restare intrappolato nella propria paura, a focalizzare l’energia su un obiettivo ben preciso come la propria autodifesa, può notevolmente migliorare la percezione di sé e delle proprie potenzialità».

Tenendo conto dell’importanza di mantenere, in caso di aggressione, un atteggiamento mentale idoneo, ecco quindi la spiegazione di Iriada finalizzata ad illustrare cinque mosse di autodifesa derivate dal Krav Maga.

Strangolamento frontale a due mani

«Prima di sferrare qualsiasi colpo, quando si viene afferrati al collo, è necessario liberarsi dalla presa per continuare a respirare» spiega Iriada.

Con un movimento repentino, bisogna quindi agganciare il polso dell’aggressore e tirarlo verso il basso, mentre nel contempo, con l’altro braccio (e sfruttando la rotazione del busto che permetterà di infliggere al braccio una forza maggiore), sferrargli velocemente un pugno al mento. Con questo stesso braccio, si dovrà infine afferrargli la spalla e colpirlo con una ginocchiata ai genitali.

Strangolamento da dietro a due mani

«Anche in questo caso, quando l’aggressore colpisce alle spalle stringendo il collo da dietro, la prima cosa da fare è salvaguardare la respirazione» afferma Iriada.

In secondo luogo, si dovrà quindi portare indietro le mani per afferrare quelle dell’aggressore e liberarsi dalla presa in questo modo: con una mano tenere ferma sulla propria spalla una mano dell’aggressore, mentre con l’altra mano afferrargli il pollice. In questo modo, ruotando il corpo verso quello dell’aggressore e abbassando nel contempo il braccio libero, sarà possibile colpire a mano aperta i genitali.

«Successivamente – spiega Iriada – useremo lo stesso braccio impiegato nel primo colpo per colpire l’aggressore con una gomitata al mento, concludendo con una ginocchiata ai genitali».

Presa al corpo da dietro con le braccia bloccate

«Sentirsi del tutto bloccati è fisicamente pericoloso, ma lo è quasi di più sul piano psicologico – afferma l’esperta – Tuttavia questa è una situazione meno difficile di quanto appaia: bisognerà ricorrere senz’altro ad una testata all’indietro, per colpirlo al volto, e al colpo di tallone alla caviglia o al “pestone” sulle dita dei piedi».

Per liberarsi dalla presa, bisognerà mantenere i propri avambracci su quelli dell’aggressore, quindi portare in avanti il bacino per poi spingerlo indietro con forza, colpendo la zona inguinale: durante la spinta all'indietro, alzando le braccia, si creerà il giusto spazio per liberarsi dalla presa.

Una volta ruotato il corpo e posizionata di fronte all’aggressore, bisognerà infine accompagnare le braccia (unite) dell’aggressore verso l’esterno e concludere con una ginocchiata ai genitali.

Presa al corpo frontale con braccia libere

«Anche in questo tipo di presa abbiamo diverse possibilità di azione poiché, nonostante il corpo sia bloccato dall’aggressore, le nostre braccia sono libere – spiega Iriada – Per questo bisogna partire colpendo entrambe le orecchie dell’aggressore con entrambe le mani aperte, in modo da disorientarlo».

Quindi, proseguire usando i pollici per applicare pressione sugli occhi. Infine afferrare con una mano la nuca, tirandola verso il basso, e posizionare l’altra mano sulla faccia, spingendo la testa dell’individuo all’indietro, verso terra. Concludere colpendo i genitali con una ginocchiata.

Presa ai capelli da dietro

«In questo tipo di presa, il primo passo è evitare la trazione dei capelli – spiega Iriada – motivo per cui sarà necessario appoggiare e premere le tue mani su quella dell’aggressore. Usando il polso dell’aggressore come perno, bisognerà quindi ruotare il corpo in modo tale da trovarsi l’aggressore davanti, per poi sferrare un calcio nella zona inguinale».

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