Truffe alimentari: le dritte per difendersi

L’adulterazione dei prodotti non è conforme alle normative vigenti e può nuocere alla salute. Ecco cosa fare



di Francesca Soccorsi

Negli ultimi 8 anni, da quando è iniziata la crisi, la quantità di cibi e bevande contraffatti ha registrato un’impennata: il valore della merce sequestrata dai Nas è aumentato del 250% (dati Coldiretti). Le truffe riguardano prevalentemente i prodotti costosi perché il guadagno, per chi non rispetta le norme, è maggiore. L’ultimo caso eclatante è quello dell’olio d’oliva, venduto come extravergine da alcune fra le aziende più note. Con l’aiuto di Elga Baviera, biologa ed esperta in sicurezza degli alimenti, ti spieghiamo come difenderti. Con un occhio particolare ai cibi delle feste.


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Che cosa s’intende per contraffazione alimentare?


Ce ne sono di due tipi. Il primo: l’adulterazione o sofisticazione del prodotto che, di conseguenza, non è conforme alle normative vigenti e può nuocere alla salute (è il caso, per sempio, della carne fatta sembrare più fresca grazie ai nitrati o del pesce trattato con il monossido di carbonio per raggiungere lo stesso obiettivo).


Il secondo: la falsificazione del marchio o della provenienza geografica. Quest’ultima è spesso legata al fenomeno dell’Italian Sounding, ovvero l’uso di etichette e di simboli apposti sulla confezione per evocare l’italianità di un alimento malgrado questo arrivi dall’estero. «Molte volte i cibi falsificati non rispettano gli standard di sicurezza (perché le materie prime e i processi di lavorazione non sono controllati), c’è quindi il rischio che facciano male», spiega la dottoressa Elga Baviera.


La loro distribuzione può avvenire al di fuori del mercato regolare (per strada o su internet) o attraverso il circuito commerciale abituale, dove capita di imbattersi in prodotti che creano equivoci sulla provenienza, per via di imballaggi con immagini e diciture fuorvianti (scene rurali e slogan come «Antica ricetta contadina» stampate sul sacchetto del pane industriale confezionato).

Anche il cappone natalizio può essere oggetto di truffa?


«Quando la richiesta aumenta, come nel periodo delle feste, è più facile che ciò accada», mette in guardia la nostra esperta. Il cappone, che viene castrato all’età di 2 mesi circa per rendere le sue carni più tenere e morbide, costa circa il doppio del pollo e del gallo (10,15 € al kg contro 5 € circa, stando ai prezzi di un supermercato). Nella grande distribuzione il rischio contraffazioni è minore: l’etichetta del prodotto preparato nel reparto di macelleria interno riporta tutte le informazioni sul tipo di carne. Stai più attenta quando fai la spesa al mercato.


Acquista il volatile intero e non già tagliato a pezzi: ti risulterà più facile riconoscerlo dalle dimensioni (maggiori di quelle di un pollo), dalla cresta e dai bargigli (meno svilup-pati di quelli di un gallo). Il colore del grasso non è necessariamente indice di migliore qualità. «Il bel giallo-intenso potrebbe dipendere dall’impiego di mangimi ricchi di cantaxantina (E161g)», chiarisce l’esperta. Si tratta di un additivo alimentare utilizzato anche per le trote salmonate e per il quale l’Efsa (l’Autorità Europea per la sicurezza Alimentare) ha definito precisi limiti massimi per  i residui, perché a dosi elevate può risultare dannoso per il fegato.

Per la cena della Vigilia su quali pesci conviene puntare?


«La maggior parte delle truffe consiste nella vendita di una specie poco costosa al posto di una pregiata (per esempio, il pangasio del Mekong invece della cernia). Meglio diffidare, quindi, delle super offerte, che potrebbero, tra l’altro, nascondere il tentativo di smerciare un prodotto non più fresco, trattato con miscele di acido citrico, citrato di sodio e perossido di idrogeno o con monossido di carbonio, che restituiscono brillantezza e accentuano la colorazione rossa delle branchie», dice la dottoressa Baviera.


Per ridurre il rischio, punta su varietà “povere” ma molto nutrienti, come il pesce azzurro, che abbondano nei nostri mari. E, comunque, controlla sempre alcuni elementi: l’occhio, che deve essere “gonfio” e vivido, la rigidità (più il pesce è fresco meno il suo corpo si piega) e l’odore, non deve sapere di ammoniaca.

Ci sono regole per evitare gli imbrogli quando si acquista il vino?

 

Conviene sempre affidarsi a rivenditori di fiducia e ad aziede note: «Certo, questo non basta a mettersi al riparo dal traffico di falsi vini d’eccellenza, sostituiti con prodotti anonimi scadenti. Ma, mercato illegale a parte, la scelta dei grandi marchi, venduti attraverso i canali ufficiali, come enoteche e supermercati forniti, è garanzia di qualità. In questo modo, oltretutto, non si corre il rischio di incappare in bottiglie trattate con bromoacetato (illegale ma non pericoloso per la salute se assunto a dosi basse), usato a scopo antifermentativo anche nella birra, le cui tracce si perdono dopo pochi giorni», dice l’esperta.

Con l’olio extravergine d’oliva come bisogna regolarsi? 


«La truffa classica è quella dell’olio venduto come extravergine d’oliva 100% italiano e che, invece, è un mix di oli di provenienza estera, magari di categoria inferiore o raffinati. Purtroppo, se l’etichetta è mendace, solo le analisi di laboratorio sono in grado di smascherare il bluff», dice la dottoressa Baviera.


«In generale, comunque, conviene affidarsi alle indicazioni presenti sulla confezione: la normativa obbliga a riportare il Paese (o i Paesi) di raccolta e molitura della materia prima. La dicitura “Ottenuto direttamente dalle olive e solo con procedimenti meccanici”, è una conferma che si tratta di vero extravergine».

C’è un modo per essere sicuri che il “sugo” sia di solo pomodoro italiano?

 

Sì, bisogna comprare esclusivamente salsa o pelati: in etichetta, a differenza del concentrato o dei prodotti pronti, come il ragù, devono contenere obbligatoriamente l’indicazione della zona di coltivazione dei vegetali. Un ulteriore indizio di qualità è il residuo secco: «Indica ciò che resta del pomodoro dopo aver fatto evaporare l’acqua. Se il valore supera il 7%, è un buon prodotto», chiarisce la dottoressa Elga Baviera.

Anche il latte può essere adulterato?


«Capita. Tra le principali frodi, oltre all’annacquamento, ci sono la ricostituzione di latte in polvere e l’aggiunta di acqua ossigenata per ridurre la carica microbica. Ma il parametro più importante da valutare è quello igienico-sanitario. Quindi, è buona norma cercare sulla confezione il marchio che certifica il rispetto delle norme. È di forma ovale e reca l’iniziale del Paese produttore, il numero di riconoscimento dello stabilimento e la sigla A tutela del latte italiano, poi, il Ministerodelle Politiche Agricole ha varato uno speciale logo: si tratta di un bollino con la dicitura “Latte 100% italiano”, che aiuta il consumatore a individuare la provenienza», spiega l’esperta.

Come combattere le frodi?

A tutelarci contro le truffe ci pensano i Nas e le altre autorità competenti (nel nostro Paese i controlli sono rigorosi ed efficaci). Ma anche noi possiamo fare molto per combattere gli imbrogli.


«La legge impone la tracciabilità di tutti i prodotti agroalimentari. Quindi, è possibile seguire il percorso di un cibo lungo l’intera filiera, consultando il suo codice a barre: se un alimento ci causa problemi e lo segnaliamo alle autorità, sarà possiblile bloccare l’intera partita di merce scadente», tranquillizza la dottoressa Baviera.


«Infine, vale sempre la regola di considerare il rapporto qualità-prezzo: se un cibo costa troppo poco, qualcosa non va». Il prezzo di un buon extravergine, per esempio, non può essere inferiore a 8-9 € al litro.

A chi puoi rivolgerti per le segnalazioni


Call Center anticontraffazione. È stato attivato dal Ministero dello Sviluppo economico (tel. 06-47055800). Dopo aver valutato la tua “denuncia” farà intervenire le autorità preposte e scattare i controlli.


Movimento difesa del cittadino. È un’associazione di consumatori che da diversi anni, insieme anche a Legambiente, si occupa con particolare attenzione delle truffe a tavola. Per contatti: sede nazionale, viale Carlo Felice 103, Roma, tel. 06-4881891, e-mail: [email protected]

Articolo pubblicato sul n.52 di Starbene in edicola dal 15/12/2015


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