Ferro: se è troppo alto può dare ansia

Se il ferro è basso si è a rischio anemia. Ma anche se è alto le cose si complicano. Qui trovi i consigli per sapere che cosa fare in entrambi i casi. E il segreto per avere valori perfetti




di Isabella Colombo

 

Se soffri di crisi d'ansia, potrebbe essere colpa di un eccesso di ferro. Lo ha scoperto di recente l'Istituto di Neuroscienze dell'Università di Torino: lo studio dimostra come il ferro e il suo trasportatore Tfr2 abbiano un ruolo nella regolazione del comportamento ansioso e dell’attività dei circuiti nervosi che lo determinano.

Se i problemi relativi alla carenza di ferro sono noti a tutti (si rischia l'anemia), quelli dovuti all'eccesso sono meno conosciuti.

A parte gli stati d'ansia rivelati dalla ricerca torinese, troppo ferro nel sangue può causare, per esempio, un disturbo chiamato emocromatosi. «È raro e in genere è dovuto a cause ereditarie in cui vi è un aumentato assorbimento», spiega la biologa nutrizionista Giovanna Pitotti.

«Più raramente dipende da un'alimentazione troppo ricca di ferro, per esempio perché si consuma troppa carne rossa. I sintomi possono comprendere affaticamento cronico, depressione, irritabilità e, nelle donne, alterazioni del ciclo mestruale». Un’alimentazione corretta, però, ci protegge sia dalle carenze, sia dagli eccessi.

ottobre 2016

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COSA FARE SE HAI TROPPO FERRO

Oltre a ridurre il consumo di carne, bisogna stare attenti a come combinare i cibi vegetali che contengono molto ferro. «L’assorbimento di questo minerale è inibito dal calcio, contenuto, per esempio, nei latticini, e dai polifenoli che sono in , caffè, tisane e cacao.

Ma anche dai fitati e dai tannini che si trovano rispettivamente nei cibi integrali e nelle spezie: accompagnare con questi alimenti i cibi ricchi di ferro è una strategia per limitarne l'assorbimento».

COSA FARE SE HAI CARENZA DI FERRO

Non basta puntare sui cibi che contengono tanto ferro, bisogna saper distinguere e combinare i vari alimenti.

«I cibi ricchi di ferro facilmente assimilabile sono la carne, i molluschi e la selvaggina», ricorda l'esperta. «Anche i vegetali ce l'hanno, soprattutto i legumi, la verdura verde e la frutta secca.  Ma il loro ferro, definito "non eme" è poco solubile e sensibile a molti fattori. Per essere assorbito, quindi, deve essere ridotto alla forma ferrosa e questo avviene in un ambiente acido, per esempio in presenza di vitamina C o acido citrico.

Quindi, insieme a questi cibi, bisognerebbe assumere anche una spremuta d'arancia, per esempio, o acqua e limone o ancora alimenti ricchi di carotenoidi o di composti solforati come aglio e cipolla», dice la dottoressa Pitotti.

Il classico mito da sfatare: gli spinaci pur essendo ricchi di ferro, contengono degli antinutrienti che ne riducono l'assorbimento.

QUANDO GLI INTEGRATORI SERVONO DAVVERO

Ci sono casi in cui la carenza di ferro non può essere curata solo con l'alimentazione. Per esempio, quando per troppo tempo si è seguita una dieta povera o se ci sono patologie di malassorbimento, perdite eccessive di sangue (il ferro si trova per il 65% nell'emoglobina) o condizioni fisiologiche in cui ne serve di più, come durante la gravidanza e l'allattamento.

«In questi casi, possono apparire dei sintomi come stanchezza, dispnea, pallore, senso di freddo», spiega la dottoressa Pitotti. «In queste condizioni è utile un'integrazione a base di ferro, ma bisogna valutarla insieme al medico o al nutrizionista per evitare proprio gli eccessi e i problemi che ne conseguono». 

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