Dieta low carb: funziona davvero?

Amatissima dalle celebrity, fa perdere peso rapidamente, ma poi lo si recupera. Scopri perché non fa bene



di Marzia Nicolini

Heidi Klum, Gwyneth Paltrow, Elisabetta Canalis: sono solo alcune delle star che hanno provato le diete low carb, parlandone
in termini entusiastici.

La top model tedesca, per esempio, deve la sua forma fisica non solo a un allenamento regolare con il personal trainer delle celebrity David Kirsch, ma anche a un’alimentazione priva di carboidrati.

«Ho detto addio ai bagel (i panini a forma di ciambellina)», ha dichiarato alla rivista Examiner. Mentre Gwyneth Paltrow, fondatrice del sito Goop.com, dopo un periodo vegetariano e vegano ha reintrodotto carne, pesce e uova a tavola, limitando al minimo i farinacei, come racconta nel suo ultimo libro e ricettario It’s All Good.

Ma sono tantissime le donne (e gli uomini) che, negli Stati Uniti come in Italia e in altri Paesi, si affidano alle diete low carb, dalla Atkins (la capostipite) alla Dukan, passando per la Paleo, la Zona, la South Beach.

È vero, fanno perdere drasticamente peso nell’arco di poche settimane. «Ma si tratta di un inganno», afferma con forza Colin Campbell, professore emerito di Nutrizione e Biochimica presso la Cornell University americana, che ha dedicato un saggio (vedi qui di seguito) proprio a questi regimi alimentari.


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METTONO A RISCHIO LA TUA SALUTE


Per cominciare, tacciono sull’evidenza che i chili vengono, sì, eliminati velocemente, ma poi recuperati altrettanto in fretta. «Fra le peggiori pecche delle diete low carb c’è quella di essere a breve termine», sottolinea il nutrizionista statunitense.

«Prima di iniziarle dovremmo chiederci: questo dimagrimento sarà duraturo? Risolverà il problema del sovrappeso o della pancetta alla radice? Come starò tra 10-15 anni?».

Non va dimenticato che, in una dieta equilibrata, le calorie dovrebbero provenire soprattutto dai nutrienti “demonizzati”: «Il 55-60% dai carboidrati, il 12-15% dalle proteine e il 25-30 % dai lipidi», precisa la dottoressa Carla Lertola, autrice di Liberi dalle diete (Mondadori Electa, 14,90 €), che sul nostro giornale propone da anni schemi dimagranti correttamente bilanciati.

«I regimi alimentari low carb fanno scendere la quota calorica dei carboidrati (che rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo) parecchio al di sotto del 30%.

E ciò comporta diversi rischi, a partire dall’acidosi metabolica: uno scompenso dovuto al fatto che, mancando il carburante giusto, l’organismo è costretto a bruciare i grassi, liberando sostanze “tossiche” responsabili di sintomi spiacevoli quali nausea, alitosi, mal di testa, dolori muscolari, irritabilità.

Per non parlare dell’estrema monotonia che le diete low carb impongono: si tratta di regimi che privano del piacere del buon cibo e della convivialità.

E che, dunque, nel lungo termine si rivelano difficili da sostenere. Risultato: si riprendono i chili persi con gli interessi. Rimanendo con un senso di frustrazione per non essere riusciti a difendere gli obiettivi raggiunti».

E, in effetti, nonostante la lotta con la bilancia non conosca tregua, oggi ben un terzo degli americani (grandi consumatori di carne) è obeso (al momento della sua morte lo stesso Atkins era ben lontano dal peso forma!).

Mentre i Paesi europei, a cominciare dalla Gran Bretagna e dalla Germania (che seguono tradizionalmente una dieta low carb) non sono messi molto meglio.

NON DICONO TUTTA LA VERITÀ SUI CARBOIDRATI


I sostenitori delle diete iperproteiche, inoltre, mentono, sapendo di mentire, condannando in blocco tutti i carboidrati, senza distinguere tra quelli naturali e quelli raffinati.

«I primi sono complessi, comprendono i vari tipi di fibra alimentare e si trovano negli ortaggi e nella frutta, nei legumi e nei cereali integrali: alimenti che non dovrebbero mai mancare nei nostri menu», spiega il professor Campbell.

«Quelli raffinati, invece, includono lo zucchero e la farina bianca. E questi andrebbero decisamente ridotti al minimo, se non eliminati del tutto, perché possono favorire l’obesità, il diabete, le malattie cardiache e i tumori».

Una dieta ricca di carboidrati buoni privilegia i cibi vegetali, mentre una che ne contiene pochi esalta quelli di origine animale. Riducendo pericolosamente al minimo il nostro apporto di antiossidanti, vitamine e alcuni minerali e incoraggiando un consumo di proteine ben superiore alla quantità richiesta.

La conseguenza? «Fegato e reni sono sottoposti a un superlavoro per “smontare” gli aminoacidi ed eliminare le sostanze di scarto prodotte dal loro metabolismo», chiarisce la nostra dietologa.

NON SONO LA SCELTA GIUSTA PER DIMAGRIRE


Premesso che non esistono rimedi miracolosi per conquistare e mantenere il peso forma, l’americano Colin Campbell non ha dubbi: «Ritengo che per perdere i chili in eccesso la scelta migliore sia puntare su menu molto vari, basati sui vegetali e i cibi integrali, senza aggiungere troppi grassi e carboidrati raffinati.

Questo tipo di alimentazione si è anche dimostrato in grado di curare le principali malattie cardiache e il diabete», sostiene il famoso nutrizionista. Meno rigida Carla Lertola.

Per la dietologa storica di Starbene la soluzione ideale resta la dieta mediterranea. «È facile da seguire, soddisfacente per il palato, ricca e salutare. E non impone tagli netti di nessun nutriente», conclude sicura di sé e della sua lunga esperienza.

RISO E PASTA PROMOSSI!


Questi famosi carboidrati non fanno ingrassare. Per quanti riguarda il riso lo aveva già provato il professor Colin Campbell nel suo “The China Study”, di cui parla ampliamente nel saggio L’inganno delle Diete Low Carb, scritto insieme a Howard Jacobson (Macro edizioni, 13,90 €).

Mentre per la pasta, la conferma che non sia responsabile dei nostri chili di troppo arriva da una ricerca condotta dal Dipartimento di epidemiologia dell’Istituto Neuromed di Pozzilli (Isernia) e pubblicata sulla rivista scientifica Nutrition and Diabetes (vedi qui).

Chi mangia spaghetti o maccheroni è risultato avere un rapporto peso/altezza migliore e una minore circonferenza addominale.  

Articolo pubblicato sul n.7 di Starbene in edicola 31/01/2017

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